Italia
Pesca, Catania: accordo positivo per comparto italiano in Consiglio europeo
13 giugno 2012 | C. S.
“L’accordo raggiunto questa notte in Lussemburgo, in sede di Consiglio europeo, sulla riforma della Politica comune della pesca è sicuramente positivo per il comparto della pesca italiana. La quasi totalità delle nostre richieste è stata inserita nel nuovo testo, che adesso dovrà essere esaminato congiuntamente con il Parlamento. Il sistema di codecisione, infatti, prevede un altro passaggio molto importante, nel quale contiamo di poter migliorare ulteriormente la riforma”.
Così il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Mario Catania, ha commentato l’intesa sul testo di riforma della Politica comune della pesca (PCP) che è stata raggiunta, nel corso della notte, dal Consiglio europeo dei Ministri dell’agricoltura e della pesca in Lussemburgo.
Tra i punti su cui è stato raggiunto l’accordo:
- viene confermata la misura dell’arresto temporaneo della pesca, che era stato soppresso nella proposta originaria della Commissione europea;
- per quanto concerne l’obbligo di sbarco del pescato esso scatta, come richiesto dall’Italia, esclusivamente per le specie per le quali, nel regolamento riguardante la pesca nel Mediterraneo, già è fissata una taglia minima di sbarco. In questo modo potrà essere anche risolta la questione delle multe per la cattura di specie sottotaglia, questione particolarmente sentita dalle associazioni di categoria;
- è stata prevista la possibilità di introdurre un sistema più incisivo di etichettatura dei prodotti della pesca che, oltre a informare il consumatore sulla sostenibilità delle catture, potrà valorizzare l’origine del prodotto e consentire così un valore aggiunto per le imprese di pesca;
- sul tema dei piani di gestione l’accordo politico in Consiglio conferma la funzione svolta nel Mediterraneo dai piani approvati dagli Stati membri, con il risultato quindi di una semplificazione nell’attività che dovrà essere svolta per implementare la nuova PCP;
- è stata riconosciuta la possibilità per gli Stati membri di applicare, su base volontaria, le concessioni di pesca trasferibili, anche nell’ottica di una regolarizzazione delle capacità di pesca delle flotte.

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