Gastronomia
La zucca di Piozzo è un nuovo Presidio Slow Food

Gli abitanti sono soprannominati ‘lapacuse’, perché i contadini avevano l’abitudine di usare le zucche essiccate come contenitori per il vino. Da quella tradizione è nata una fiera, che ha contribuito a valorizzare la straordinaria biodiversità delle zucche e a riscoprire una varietà autoctona
04 ottobre 2025 | 14:00 | C. S.
A Piozzo (Cuneo) gli abitanti sono chiamati lapacuse, che nel dialetto locale significa “bevitori dalle zucche”, un soprannome che ricorda l’abitudine dei contadini locali di usare le zucche essiccate come contenitori per il vino da portare con sé durante le giornate di lavoro in vigna. Basterebbe questo, forse, a capire quanto è forte il legame tra questo paese di mille anime, affacciato sul Tanaro e sulle Langhe, e la cucurbitacea autunnale per eccellenza. Ma c’è di più: soprattutto, da oggi c’è anche un Presidio Slow Food, la zucca di Piozzo.
Andiamo con ordine. Proprio per celebrare quel curioso soprannome, nel 1994 un gruppetto di persone decise di organizzare a Piozzo una fiera dedicata alla zucca. «Tre tavoli in piazza, niente di più» ricorda oggi Ferdinando Musso, il referente dei produttori che aderiscono al Presidio Slow Food. Negli anni la fiera è cresciuta e si è evoluta: gli organizzatori – la Pro Loco di Piozzo – hanno iniziato a mappare le varietà di zucca in giro per il mondo, recuperarne i semi, coltivarle nei terreni di Piozzo ed esporre i frutti al pubblico, nelle vie del paese, il primo fine settimana di ottobre. «Ormai abbiamo più di seicento varietà» racconta con orgoglio Musso. Anno dopo anno, zucca dopo zucca, ci si è resi conto che da nessuna parte se ne trovasse una che assomigliasse per forma, colore e sapore all’ortaggio che da sempre si coltivava in paese. «A volte non si dà sufficiente importanza ai prodotti che si hanno sotto gli occhi tutti i giorni – sostiene Ferdinando –. Noi, per fortuna, grazie alla fiera abbiamo scoperto in fretta che la nostra zucca era diversa dalle altre». Il primo obiettivo è stato scongiurare il rischio di perdere la genetica: «Le zucche si ibridano molto facilmente e per evitare che si perdesse abbiamo iniziato a riprodurre i semi, ci siamo dati un disciplinare di coltivazione e ogni anno regaliamo i semi ai coltivatori» per la semina primaverile, nella prima metà di maggio».
Una zucca da risotto
La raccolta avviene tra agosto e ottobre. I frutti sono piccoli, tondeggianti e schiacciati ai poli, pesano circa sei o sette etti – raramente arrivano al chilogrammo – e sono caratterizzati da dieci costolature verticali. «La zucca di Piozzo è l’ideale per un buon risotto perché si scioglie bene, non è farinosa, è gustosa e la sua polpa soda, tenera e dolce sprigiona aromi durante la cottura e dona cremosità al piatto. E ha un colore favoloso!». La buccia, verde scura che vira verso l’arancio ramato a piena maturazione, è sottile e commestibile, ma se occorre sbucciarla lo si riesce a fare senza difficoltà. D’altrocanto, però, risulta più vulnerabile al caldo e ai raggi del sole, che rischiano di scottarla.
«Io coltivo per passione, nel tempo libero, perché nella vita ho sempre fatto il maestro elementare – conclude Musso –. Anzi, forse più che una passione la mia è quasi una malattia: la zucca di Piozzo la riconoscerei in mezzo a tutte le altre, anche solo osservando le foglie. Averla salvata dall’oblio è un motivo di gioia». I produttori che aderiscono al Presidio Slow Food sono cinque, ma altri potrebbero unirsi nel prossimo futuro: «Anche perché, qui a Piozzo, la zucca è un prodotto più redditizio di altri. Con il tempo la produzione sta aumentando: difficile dare un numero, ma credo che si parli di più di due o trecento quintali all’anno. Finora si è sempre venduto quasi tutto nei giorni della fiera: sono sicuro che il riconoscimento di Slow Food darà una spinta ulteriore alla valorizzazione del nostro prodotto».
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