Gastronomia
Il futuro delle olive da tavola è ancora tutto da scrivere

Non bisogna cadere nell’errore di dimenticare la poliedricità di un alimento che può anche diventare stuzzichino, anche con abbinamenti coraggiosi, che in fondo sono l’evoluzione del prodotto nel banco gastronomia
23 maggio 2025 | 13:00 | Giosetta Ciuffa
Il futuro delle olive da tavola, come più in generale dell’olivicoltura, dipende anche dalla propensione ad innovare e dalla capacità di riconoscere un buon progetto, indipendentemente dalle dimensioni dell’azienda: anche il piccolo olivicoltore può ideare un prodotto di successo. Se poi è anche scalabile, avrà più possibilità. A questo avrà pensato Konstantinos Marianos quando nel 1996 ha fondato Medbest, azienda specializzata nell’export per il dettaglio e l’horeca ed espositrice nella recente edizione di Tuttofood a Milano, dove ha presentato la linea di olive greche specialty in vista di una maggiore apertura sul mercato italiano. Esempio di poliedricità di un prodotto semplice eppure promettente, è uno degli utilizzi che attirano l’attenzione del consumatore come del ristoratore, e da essi qualche produttore italiano potrebbe trarre ispirazione per valorizzare le cultivar nostrane, che certo non mancano.
Nella gamma di prodotti Medbest, sono le olive (ovviamente, olive greche…) quelle che risaltano di più. Si fanno infatti notare quelle ispirate ai cocktail: menta e limone per le Mojito Olives ma ci sono anche le Sangria (mandarino essiccato, scorza d’arancia e spezie mediterranee), le Mandarin Spritz Olives (mandarino essiccato anche qui ma con curcuma e peperoncino) e le Bloody Mary, olive denocciolate nel succo di pomodoro con paprika dolce, pepe nero, rafano. Buone all’assaggio, quello che colpisce è la contemporaneità della proposta, per un prodotto dalle tante potenzialità. C’è già in realtà un’offerta analoga in Italia ma, oltre ad essere minoritaria, non sembra trasmettere la stessa ricerca in termini di apertura all’export, packaging, destinatari; soprattutto spesso si tratta proprio di olive greche (o anche spagnole) importate in Italia e immesse sul mercato.
Il business core di Medbest sono appunto le olive da tavola, reputate “una delle materie prime più preziose della Grecia, un prodotto che meritava maggiore attenzione ed espressione. Vogliamo offrire una nuova dimensione a un ingrediente già eccezionale, elevandolo attraverso una selezione accurata e una presentazione pensata con cura.”
Tornando alle olive greche, nel corso del tempo si sono aggiunte numerose referenze passando per l’aromaticità delle Moroccan Spice Olives (carote, cannella, cumino e spezie aromatiche) o delle French Curry con curry Vadouvan e scorza di agrumi; l’agrodolce di Almond Bliss Olives, ripiene di mandorla con uvetta, buccia d’arancia, cannella e chiodi di garofano; la cremosità di paprika, peperoncino Cayenna e formaggio erborinato nelle Buffalo Blue Olives; la piccantezza delle Chipotle Honey Olives (jalapeño, peperoncino e salsa chipotle), fino alle più audaci che sfidano un po’ il gusto comune. Ed è da queste ultime che bisognerebbe lasciarsi ispirare per convincersi a sperimentare un po’ di più. Non solo, come in questo caso, con un’offerta di taglio artigianale in risposta alla tendenza che vede l’aperitivo come un momento importante della vita degli italiani, che vogliono ricrearlo anche in casa (e da questo desiderio nasce lo “scaffale aperitivo” al supermercato, con una proposta di stuzzichini, tra cui le olive) ma anche con l’ideazione di prodotti nuovi, andando un po’ fuori dagli schemi.
Pur rappresentando una quota minoritaria della produzione complessiva, alla linea specialty si deve circa il 15% del fatturato totale di Medbest, che l’ha sviluppata in quanto è “un elemento chiave di differenziazione, offrendo valore aggiunto attraverso l’innovazione, profili di sapore unici e una forte attrattiva sui mercati internazionali”. Sapori infatti pensati soprattutto per andare oltreoceano - non mancano le olive che richiamano la salsa barbecue o la ranch - ma che, anche in Europa, si fanno apprezzare all’aperitivo, come stuzzichini o per antipasto. Dal principio, l’azienda si è concentrata sulle olive greche ed esclusivamente sui mercati internazionali: primo tra questi gli Usa, inoltre la ricerca gourmet internazionale di Australia e Nuova Zelanda, gli Stati del Golfo; in Europa i primi a essere conquistati sono Germania, Paesi Bassi e i Paesi nordici.
Tali produzioni mostrano quanto le olive si prestino a preparazioni poliedriche e di facile gestione, anche con abbinamenti coraggiosi, e che in fondo sono l’evoluzione del prodotto nel banco gastronomia nell’alimentari sotto casa, ma su scala internazionale: Se in “Borotalco” Sergio (Carlo Verdone), anziché inseguire sogni irrealizzabili, si fosse messo a lavorare nell’alimentari del suocero, ora probabilmente starebbe vendendo anche queste oltre alle ormai famosissime olive greche. Al di là dello scherzo e delle difficoltà di fare impresa in Italia, è sempre utile il confronto costruttivo con aziende che operano in maniera diversa e innovativa, per raggiungere quella parte di pubblico che può essere convertita alla qualità ma anche quei produttori che potrebbero decidere di investire sul prodotto (altrui e proprio).
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