Economia
L’invasione di olio deodorato: prezzo dell’olio extravergine di oliva in caduta libera in Spagna
L’industria spagnola dell’olio di oliva, spesso in stretto contatto col mondo delle raffinerie, fa fronte alla scarsa giacenza di olio extravergine di oliva con il deodorato. Prezzi in discesa in Spagna mentre tengono in Italia
08 aprile 2024 | T N
La situazione è oggettivamente anomala: a fronte di una delle campagne olearie più basse di sempre, anche se con stime sulla produzione 2023/24 in lieve rialzo, il prezzo dell’olio di oliva in Spagna ha subito un vero e proprio crollo nelle ultime settimane, passando per l’extravergine da 9 euro/kg a 7,49 euro/kg all’8 aprile.
In particolare nell’ultima settimana il prezzo dell’olio extravergine di oliva in Spagna è crollato di 50 centesimi (-6,25%), scendendo sotto i 7,5 euro/kg.

Allo stesso modo anche i prezzi dell’olio vergine di oliva e dell’olio lampante sono scesi abbondantemente, a 6,5 euro/kg il primo e a 6 euro/kg il secondo. In particolare è l’olio lampante a subire il crollo più manifesto, da quasi 8 euro/kg l’8 marzo a poco più di 6 euro/kg l’8 aprile.
Si tratta di dinamiche di mercato, già segnalate da Teatro Naturale in precedenti articoli, tanto anomale da meritare un approfondimento, sia per il crollo di prezzo in sé per sé sia per le fluttuazioni significative all’interno delle singole categorie.
La Spagna produrrà, alla fine dell’odierna campagna olearia, circa 850 mila tonnellate di oli vergini di oliva, di cui però meno del 40% dovrebbero essere classificabili come extravergine. Questo perché, a causa anche dell’andamento meteo, anche buona parte dell’olio prodotto a dicembre è border line. Più vergine che extravergine, almeno dal punto di vista organolettico. E questo è il punto. A fronte di caratteristiche chimiche accettabili, con acidità intorno a 0,5 e etil esteri tra 25 e 30, quindi sotto i limiti di legge, i difetti organolettici sono facilmente riscontrabili.
Ecco allora la “riconversione” di parte dei vergini in extravergini di oliva attraverso il processo di deodorazione, per soddisfare il mercato dell’extravergine che, pur con l’aumento dei prezzi, non ha subito il crollo dei volumi previsto. Ne consegue che manca olio extravergine di oliva da porre a scaffale. Olio che non c’è ma che può apparire grazie alla deodorazione dell’olio vergine di oliva. Voci indicano che la quantità di olio da passare in deodorazione soft potrebbe ammontare a 100 mila tonnellate, una quantità che garantisce non solo la copertura tra le campagne olearie ma anche una diminuzione dei prezzi che fa tanto bene ai bilanci dell’industria olearia e degli imbottigliatori. In effetti basti pensare che il costo per una deodorazione soft è di 20-30 centesimi di euro, a fronte di prezzi del vergine di 6,5 euro/kg, portando il costo industriale dell'olio dodorato a 6,7-6,8 euro/kg, ben inferiore agli 7,5 euro/kg dell'extravergine. Alcuni carichi di oli deodorati sono destinati all’Italia, arrivati o in arrivo, prevalentemente ai porti di Livorno e Bari.
C’è anche chi vocifera che tale processo sia persino “incentivato” dalle autorità spagnole, preoccupate di offrire ai consumatori iberici olio a più basso prezzo, calmierando l’inflazione, soprattutto in vista delle elezioni europee di giugno.
Ecco perché una stabilità dei prezzi in Spagna si avrà solo a maggio, quando sarà più intellegibile l’andamento della fioritura e allegagione e le prospettive produttive per la prossima campagna olearia.
I prezzi dell'olio di oliva in Italia
La situazione di mercato in Italia non può che essere condizionata dall’andamento spagnolo con gli acquisti che si sono praticamente bloccati negli ultimi 10-15 giorni, suscitando la preoccupazione di frantoiani e commercianti di olio, abituati quest’anno a flussi di olio, e di cassa, più lineari.
Le quotazioni all’ingrosso in Italia, in particolare a Bari dove si concentra la maggior parte dell’olio extravergine di oliva nazionale, sono stabili a 9,5-9,7 euro/kg ma, come detto, queste quotazioni sono virtuali, visto i bassi scambi.
E’ chiara la volontà del mondo dell’industria e dell’imbottigliamento di ripetere l’operazione che ha portato a un passeggero abbassamento delle quotazioni dell’olio a ottobre-inizio novembre, con blocco degli acquisti che mandi in fibrillazione il mercato dell’olio italiano. Fibrillazione che, tuttavia, non dovrebbe esistere per una serie di ragioni oggettive:
1) L’olio extra vergine di oliva italiano di buona o ottima qualità in giacenza è poco, inferiore alle 60 mila tonnellate
2) Il mercato e i volumi di vendita dell’olio extra vergine di oliva italiano sono addirittura in crescita, secondo dati Nielsen
3) L’olio extra vergine di oliva italiano è oggettivamente l’unico olio di alta qualità, per caratteristiche chimiche e organolettiche, presente nel bacino del Mediterraneo e disponibile per il mercato
A fronte di queste condizioni oggettive, un crollo del prezzo dell’olio extravergine di oliva italiano non sarebbe né comprensibile né giustificabile ma frutto di speculazione. Una organizzazione delle filiera per far fronte a eventuali manovre speculative, come già accaduto a novembre, sarebbe dunque auspicabile per prevenire pericolose tensioni.
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