Ambiente
Plastica biodegradabile dagli scarti della lavorazione industriale dei pomodori
Vasi biodegradabili, biofilm per prolungare la vita degli alimenti, packaging e imballaggi ricavati dai residui vegetali. Anche un gel per avvolgere la mozzarella
08 marzo 2008 | Ernesto Vania
La plastica è da sempre tra i principali imputati per lâimpatto ambientale provocato dai rifiuti.
A Napoli, i ricercatori dellâIstituto di chimica biomolecolare (Icb-Cnr), insieme ai loro colleghi dellâIstituto di chimica e tecnologia dei polimeri (Ictp-Cnr) e dellâIstituto di scienze dellâalimentazione (Isa-Cnr) del Consiglio nazionale delle ricerche di Pozzuoli e Avellino, stanno lavorando da tempo sullâestrazione di polisaccaridi dagli scarti della lavorazione industriale dei pomodori, ottenendo materiale plastico biodegradabile.
âQuestâoperazione - sottolinea Barbara Nicolaus dellâIcb-Cnr di Pozzuoli - può anche aiutare a risolvere un altro problema ambientale, dovuto allâeliminazione degli scarti dellâindustria alimentare conserviera, consentendo inoltre una riduzione dei costiâ.
Il pomodoro è uno dei prodotti di maggiore interesse per l'industria alimentare mondiale. In Italia, in particolare, le industrie agro-alimentari conserviere e la trasformazione industriale rappresentano un importante settore per lâeconomia, con circa 200 stabilimenti presso cui sono trasformate circa 6.300.000 tonnellate di pomodori (dati 2004), quasi il 70% della produzione.
âDagli scarti industriali derivanti dalla lavorazione del pomodoro - spiega Barbara Nicolaus - è stata ottenuta una nobilitazione di semi e bucce con il recupero di biomolecole dâinteresse. In particolare, è stato messo a punto un metodo di estrazione di polisaccaridi a basso impatto ambientale, rapido, di facile applicazione e in grado di fornire alte rese di prodotto. Inoltre, ne sono state sperimentate ed ottimizzate le potenzialità per la realizzazione di biomateriali tra cui un nuovo materiale per lâimballaggio alimentareâ.
Una spruzzata di polimeri naturali ricavati dagli scarti di pomodoro sostituirà anche gli antiestetici teloni di plastica nera usati per la pacciamatura, ossia per evitare la proliferazione di erbe infestanti.
La soluzione acquosa messa a punto dal progetto Life Biocoagri, coordinato da Mario Malinconico dellâIctp-Cnr, si solidifica come uno strato di vernice e può essere rimossa senza rischio di inquinamento. âAttualmente per una superficie di 100.000 ettari, il consumo annuale di queste pellicole è di circa 65.000 tonnellate - commenta Malinconico - e, una volta rimosse, circa lâ80% di queste pellicole sporche e contaminate da diserbanti e fertilizzanti è abbandonato sul terreno o bruciato in modo incontrollatoâ.
I nuovi usi possibili degli scarti della lavorazione del pomodoro non terminano qui: Malinconico, Barbara Nicolaus e Barbara Immirzi hanno scoperto che possono essere riutilizzati per la creazione di contenitori biodegradabili per la cosiddetta coltivazione âtray plantâ.
âLe piante attualmente sono poste in contenitori di polistirolo (tray o nursery pots) contenenti un substrato costituito principalmente da torba bionda fibrosa, spiegano i ricercatori. Nel periodo invernale le piante, con tutto il substrato e le foglie più giovani, sono interrate e portate a crescita. Questo spostamento, però, può provocare danni allâapparato radicale delle piantine. Inoltre i contenitori non sono biodegradabili, né possono essere riciclati come plastica nelle campane per la raccolta differenziata.
Il loro accumulo in agricoltura sta diventando un grosso problema ambientale, visto che solo in Italia se ne usano ogni anno decine di migliaia di tonnellate. âLa nostra idea - proseguono Malinconico e Nicolaus, - è stata quella di sostituire il polistirene con un materiale, completamente biodegradabile, ottenendo contenitori altrettanto leggeri e resistenti che possono essere interrati con tutte le piantineâ.
Dagli scarti dei contenitori, inoltre, vengono recuperati, attraverso lâimpiego di solventi organici non tossici, sostanze ad attività antiossidante (carotenoidi, licopene e flavonoidi) presenti nelle bucce e da utilizzare come potenziali integratori alimentari.
Nei laboratori dellâIctp-Cnr di Pozzuoli in collaborazione con lâIsa-Cnr di Avellino, è stato messo a punto un gel per avvolgere la mozzarella, una miscela gelatinosa ricavata da polisaccaridi derivati da frutta, ortaggi, alghe e cellulosa.
âQuesto formaggio manterrà le sue caratteristiche organolettiche e nutritive addirittura per 30 giorni - spiega Maria Grazia Volpe dellâIsa Cnr di Avellino - La miscela consente la stabilizzazione del pH e un rilascio controllato della soluzione salina dalla superficie allâinterno della mozzarella, che mantiene così a lungo le caratteristiche iniziali, consentendo, inoltre, un più comodo trasporto dei latticini, che vengono liberati dal rivestimento gelatinoso al momento dellâutilizzoâ.
Lâargomento riveste in Italia un rilevante interesse poiché i materiali plastici, tra i più usati nel settore dell'imballaggio agro-alimentare, attualmente impiegano soprattutto polimeri ottenuti da derivati del petrolio e l'industria della plastica guarda con attenzione a nuovi sistemi per produrre polimeri naturali biodegradabili.
Fonte: Cnr