Ambiente 22/10/2014

La rete delle 130 Riserve naturali del Corpo forestale dello Stato: un serbatoio di biodiversità


L’Italia è il Paese con la più alta biodiversità in Europa. All’interno del complesso sistema di aree protette statali e locali si inserisce la rete delle 130 Riserve naturali gestite dal Corpo forestale dello Stato, per un totale di oltre 130mila ettari di superficie. Un sistema unitario, efficiente, efficace ed economico necessario per superare la frammentazione delle aree protette italiane.

Il lavoro svolto dal Corpo forestale dello Stato nelle 130 Riserve naturali mira alla tutela e alla conservazione della qualità degli ecosistemi, cercando di limitare il più possibile l’intervento dell’uomo. La gestione delle aree protette da parte della Forestale, pari a 90mila ettari, infatti, è di tipo conservativo e non persegue alcun interesse economico. Circa 80mila ettari di superficie ricadono in Siti di Importanza Comunitaria (SIC) della Rete Natura 2000, che è la rete europea che riunisce le aree di speciale protezione. Le Riserve inserite all’interno dei Parchi nazionali sono 58 e rappresentano il vero cuore del Parco dove sono tutelate le maggiori emergenze naturalistiche. Il valore di queste aree protette è di assoluta rilevanza nazionale ed internazionale non solo dal punto di vista faunistico, ma anche dal punto di vista floristico ospitando quasi il 20% delle specie vegetali considerate a rischio di conservazione in Italia. Per quanto riguarda l’avifauna, poi, delle 188 specie protette, ben 61, ovvero il 70% nidificano all’interno di queste aree, dove ci sono anche 18 specie di mammiferi a rischio d’estinzione tra cui l’orso, il lupo, la lontra, lo stambecco e la lince. Le zone umide della Puglia (Margherita di Savoia, Lesina, Frattarolo) e del Circeo (Fogliano e Caprolace) danno rifugio mediamente ogni anno a circa 90mila uccelli acquatici. Il Corpo forestale dello Stato, inoltre, è impegnato nell’allevamento dei cavalli nelle Riserve naturali statali per salvaguardare la biodiversità. Sono 7 i Centri di selezione equestre della Forestale per la conservazione delle razze italiane, uno in Basilicata, uno in Calabria, uno in Puglia, tre in Toscana ed uno in Veneto.

In tutte le Riserve statali la Forestale realizza numerosi progetti di ricerca mirati e specifici per la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio floristico e faunistico del territorio italiano. Tra questi, il progetto Life di Montecristo, nato per contrastare la diffusione del ratto nero e combattere l’ailanto. Come ricordato questa specie invasiva deve essere eradicata completamente dall’isola, al fine di evitare la modifica delle caratteristiche ecologiche del territorio e consentire lo sviluppo della vegetazione autoctona tipica costituita dal bosco di leccio. Ci sono tanti altri progetti portati avanti dal Corpo forestale dello Stato per la conservazione della biodiversità, come ad esempio quello sul monitoraggio e la salvaguardia degli insetti saproxilici, cioè legati al legno morto, che prevede l’eliminazione delle specie forestali aliene, i progetti di conservazione degli ecosistemi costieri, o gli interventi di reintroduzione di specie a rischio di estinzione o per il ristabilimento di catene alimentari, come quello della conservazione della lince nella Foresta di Tarvisio o della lontra nelle zone del centro - sud, la reintroduzione del grifone in Abruzzo o la salvaguardia del capovaccaio nelle Riserve statali della Basilicata, Calabria e Puglia. Inoltre sono tre i Centri per lo Studio e la Conservazione della Biodiversità Forestale che si occupano della tutela e valorizzazione della biodiversità attraverso programmi specifici. Il Centro di Bosco Fontana (Verona), i Centri di Pieve Santo Stefano (Arezzo) e di Peri (Verona), specializzati nella conservazione del genoma forestale, contribuiscono alla salvaguardia di oltre 200 specie arboree ed arbustive presenti nei vari ecosistemi forestali del territorio nazionale.

Tra le 130 Riserve naturali statali ci sono due Riserve insignite del diploma del Consiglio d’Europa per l’ambiente: la Riserva naturale integrale di Sasso Fratino, istituita dal Corpo forestale nel 1959 e la Riserva biogenetica Isola di Montecristo, istituita nel 1971.

L’Italia è un Paese con un’alta densità di popolazione ed è indispensabile contenere l’azione antropica anche grazie alla tutela delle nostre Riserve, fondamentale patrimonio nazionale. Una gestione attenta e conservativa delle aree protette in Italia è, dunque, un fattore importante per garantire la sopravvivenza degli ecosistemi, senza dimenticare le esigenze della popolazione. Basti pensare che sono oltre 500mila i visitatori che ogni anno affollano le Riserve naturali statali. In particolare, bisogna distinguere tre tipi di visitatori: il visitatore occasionale, difficilmente quantificabile, il visitatore più informato ed interessato, che partecipa alle varie iniziative culturali e i numerosi studenti che aderiscono alle iniziative di educazione ambientale promosse all’interno delle aree protette dal personale del Corpo forestale dello Stato. Da non sottovalutare anche il fatto che le Riserve naturali statali sono davvero accessibili a tutti, grazie ai percorsi guidati per disabili o ciechi, che consentono a chiunque di usufruire delle bellezze del nostro patrimonio ambientale.

La rete di gestione delle Riserve statali da parte del Corpo forestale dello Stato è essenziale per superare la frammentazione geografica ed amministrativa delle aree protette italiane, dato che sono molti gli enti preposti al loro coordinamento e non c’è un indirizzo unitario a livello nazionale.

Il vantaggio delle 130 Riserve statali è che hanno un unico centro decisionale, che è l’Ufficio centrale per la Biodiversità, preposto al coordinamento delle attività dei Centri nazionali per lo studio e la conservazione della biodiversità forestale. In sostanza, i 28 Uffici Territoriali per la Biodiversità, operano in rete e dipendono funzionalmente da un’unica sede centrale, che consente di condividere le esperienze di ognuna e di fare degli interscambi fra le varie Riserve, uniformando gli indirizzi gestionali, legati alle conoscenze e agli interventi di ricerca della Forestale. Un altro punto di forza della gestione delle Riserve naturali da parte del Corpo forestale dello Stato è la presenza sul territorio di uffici tecnici strutturati e dedicati esclusivamente alla gestione dell’area protetta, con la possibilità di interventi efficaci ed immediati da parte del personale specializzato.

Grazie alla sua conformazione territoriale, l’Italia è il Paese con la più alta biodiversità in Europa, proprio per la molteplicità di ambienti diversi. Il Corpo forestale dello Stato è da sempre in prima linea per la salvaguardia, il mantenimento e l’incremento della loro biodiversità. Il problema è che oggi tantissime specie protette si stanno estinguendo. Basti pensare che c’è una perdita di biodiversità a livello mondiale che si ripercuote anche in Italia. Le principali cause di estinzione sono riconducibili sostanzialmente a tre fenomeni: cambiamenti climatici, urbanizzazione e cementificazione e diffusione di specie aliene aggressive ed invasive nei confronti delle specie autoctone. Innanzitutto i cambiamenti climatici provocano la diminuzione di certe specie, animali e vegetali, che non hanno la possibilità e la capacità di adattarsi in tempi brevi, mentre la cementificazione e l’espansione dei centri urbani provocano un’enorme perdita di superficie. Inoltre, alcune specie esotiche, sia animali che vegetali, provengono da paesi lontani e arrivano nel nostro territorio spesso importate volontariamente dall’uomo e poi sfuggite alla coltivazione.

Tali specie aliene sono più aggressive ed invasive rispetto a quelle autoctone e quindi riescono ad occupare gli spazi in modo più efficace rispetto alle nostre specie. Per esempio, il Gambero della Louisiana che si sta diffondendo nei fiumi italiani è una specie più aggressiva rispetto al Gambero di fiume che piano piano sta scomparendo. La sua diffusione è estremamente deleteria per gli ambienti acquatici, in quanto questa specie è onnivora e molto vorace e provoca un notevole danno per l’equilibrio di questi habitat, mangiando uova di pesci, di anfibi e di insetti acquatici, e poi, finiti questi, le specie vegetali presenti, rischiando di annullare la biodiversità. L’ailanto originario della Cina o la robinia proveniente dagli Stati Uniti sono specie vegetali invasive che si trovano oggi ad occupare gli spazi che una volta sarebbero stati dominati dai querceti, a causa della loro capacità di colonizzare rapidamente aree disturbate e inibire la crescita delle piante competitive. Tali specie aliene sono state introdotte in Europa per scopi prevalentemente ornamentali, ma poi si sono diffuse in modo tale da sostituirsi alle specie autoctone, cambiando completamente il nostro ecosistema e causando una perdita di biodiversità.

L’entità di spazi naturali all’interno di un Paese e l’evoluzione degli ecosistemi sono i due fattori principali che influiscono sul livello di biodiversità: più gli ecosistemi sono volubili e maggiore è la loro biodiversità, più si semplificano e minore è la loro ricchezza e varietà.

di C. S.