Mondo Enoico

Il vino senza solfiti. Ma è proprio vero?

Scambio di opinioni tra Alessandra Basso, che parla di "nota ingannevole", e l'azienda vinicola di Marco Rabino, che ribadisce che si può parlare di tentativo di "rendere consapevole chi acquista attraverso chiarimenti con finalità didattiche"

25 settembre 2010 | T N

Tutto è iniziato lo scorso 17 luglio con una nota trasmessaci da Cristina Fracchia relativa a un vino dichiarato senza solfiti, presentato dunque come una innovazione di prodotto: link esterno
Si tratta per l'esattezza di una Barbera d’Asti imbottigliata lo scorso 24 maggio, con riferimento alla vendemmia 2009, che è stata nel frattempo presentata ufficialmente in agosto. Da una parte l'orgoglio del giovane vitivinicoltore Marco Rabino da Montaldo Scarampi, in Piemonte; dall'altra i forti dubbi espressi da Alessandra Basso, irritata per quanto riportato nel comunicato stampa che abbiamo riportato alla pubblica attenzione su Teatro Naturale.



Innovazioni di prodotto. Arriva il vino senza solfiti

Prima di scriverci, Alessandra Basso ha voluto sentire il parere anche di altre persone, in modo da rappresentare il parere autorevole di più esperti con i quali collabora.

ALESSANDRA BASSO, LA VOCE CRITICA

È una nota molto ingannevole.

“...non tutti possono vantare vini certificati con solfiti al di sotto del minimo consentito cioè 10 mg/lt. ... (scritto ml/lt...)”...

Cosa si intende per certificati, che un ente di certificazione ha controllato le esatte procedure di vinificazione e ne ha certificato la conformità, oppure che le analisi per la verifica del contenuto di solfiti sono state effettuate da un laboratorio accreditato in base alla norma 17025:2005, per cui la determinazione analitica è stata effettuata con il metodo ufficiale (OIV MA-E-AS323-04-DIOSOU 2009)?
Cosa si intende esattamente?

Comunque al cliente finale l’espressione vini certificati può indurre in inganno, perché penserebbe ad un “qualche bollino blu” di garanzia.

“...arrivare ad un prodotto garantito come privo di solfiti.”

E' comunque inesatto ed usato ad arte, anche se dopo viene aggiunto “… sotto la soglia dei 10 mg…”.

L’affermazione …”fascetta aggiuntiva che garantirà come senza solfiti in assoluto”

Potrebbe creare qualche problema: i solfiti sono una sostanza allergenica, per questo il ministero, anche se provato con analisi accreditate e metodo ufficiale, sull’assenza assoluta dichiarata non sarà d’accordo, perché ogni metodo ha un limite di rilevabilità, che in genere non è lo zero, seppur basso potrebbe essere problematico per la persona allergica.

"E’ molto diverso dagli altri vini, ha poi un’acidità discretamente pronunciata”…

Questa affermazione potrebbe indicare che l’acidità, tipica della barbera, dipenda dalla acidità volatile e pertanto si configuri come un difetto.


LA RISPOSTA DELL'AZIENDA

L’azienda Marco Rabino ha proceduto richiedendo le analisi al laboratorio chimico accreditato del Consorzio di Tutela del Moscato d’Asti Spumante, che le ha effettuate in base al metodo ufficiale OIV MA-F-AS323-04-DIOSOU 2009, rilasciando un certificato che l’azienda acclude nei cartoni di Castlé 2009.

Per la vendemmia 2010 il titolare sta valutando in questi giorni la possibilità di far certificare l’etichetta da un ente, anche se la procedura risulta piuttosto lunga.

Inoltre, affinché il consumatore venga edotto sui limiti di legge e sul significato di un prodotto con solfiti al di sotto dei 10mg/l, l’azienda inserisce con le bottiglie anche un'altra comunicazione, nella quale spiega cosa è la SO2 e cosa prevede la legge italiana. In questo modo non solo è esclusa l’ipotesi di una informazione ingannevole verso il consumatore finale, ma si può parlare di un tentativo di rendere consapevole chi acquista attraverso chiarimenti con finalità didattiche.

Infine, per quanto concerne l’acidità del vino, si è detto che ha un’acidità discretamente pronunciata: un tecnico o un addetto del settore comprende subito che si sta parlando dell’acidità fissa o “freschezza” del vino, che si esprime in g/l di acido tartarico, e che è dunque un elemento positivo e, nella Barbera, piuttosto consistente.


IL NOSTRO PARERE

Lo scambio di opinioni tra Alessandra Basso e l'azienda di Marco Rabino ci fa riflettere sulla necessità di istituire il prima possibile un osservatorio che vigili e intervenga sulle varie forme del comunicare.
Non possiamo attribuire responsabilità a nessuno, soprattutto là dove ci sono buone intenzioni e non esiste volontà di trarre in inganno il consumatore.

Nel caso specifico lasciamo aperta agli esperti la possibilità di intervenire al riguardo. Certo è che, nonostante i notevoli progressi della tecnologia in materia di vino - ma il discorso si può estendere ad altri alimenti e bevande - non c'è un eguale progresso sul fronte della comunicazione. E proprio su questo punto c'è da riflettere, perché la comunicazione non è fatta soltanto di parole, anche perché le parole a loro volta devono essere volta per volta esaminate attentamente. Ed è proprio per questo che sarebbe auspicabile che si faccia il possibile per aiutare le aziende a scegliere le formule giuste della comunicazione, con un supporto offerto loro gratuitamente per il bene del comparto produttivo. Ma questo forse è solo un sogno. Ma chissà.

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