Mondo Enoico

Rigore e maturità di filiera per l’Amarone

Nel 2010 il primo rosso targato docg. Conseguita dopo anni di difficoltà e traversie, ora corona il sogno di produttori ed estimatori. La nota più sorprendente dell'annata 2006 è la presenza di tannini più morbidi

06 febbraio 2010 | Monica Sommacampagna

L’Amarone da quest’anno entra nella rosa delle docg italiane: l’aGognata G, giunta dopo anni di difficoltà e traversie, corona infatti il sogno di molti produttori veronesi di piazzare l’importante e storico rosso da uve appassite della Valpolicella a giusto diritto tra blasoni come Brunello di Montalcino, Barolo e Vino Nobile di Montepulciano, per dirne solo alcuni. Un trono che a oggi occupava, anche se non di fatto, nella immaginazione di numerosi estimatori, soprattutto all’estero, visto che l’80% di Amarone viene esportato e in generale viene apprezzato per il prezioso mix di profumi fruttati con sentori di alta caratura, oltre che per l’invidiabile vocazione alla longevità.

La G – unita al riconoscimento “wine region of the year 2009” dalla rivista statunitense Wine enthusiast, che l’ha preferita alla Champagne – assume peso, però, non solo in quanto etichetta di Denominazione di origine controllata ma anche come espressione di un riGore che ha accompagnato scelte produttive sposando valorizzazione e marketing.
Se ne è parlato lo scorso sabato a Veronafiere, in occasione di Anteprima Amarone, manifestazione giunta alla sua sesta edizione e organizzata dal Consorzio di Tutela Vini Valpolicella in collaborazione con la Camera di Commercio di Verona, la Banca Popolare di Verona, VeronaFiere e con il contributo del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali. In primo piano l’annata 2006.

RiGore e maturità di filiera hanno significato decidere di richiedere alla Regione Veneto la riduzione della percentuale di uve da mettere a riposo dal 70% al 50% in un ottica di contenimento delle scorte e di un’ulteriore selezione qualitativa; sono stati creati nuovi disciplinari di produzione che hanno portato a estendere la base ampelografica per un ulteriore 10% ai vitigni autoctoni e hanno reso l’imbottigliamento obbligatorio nella zona di produzione, deroghe a parte. 9 milioni le fascette che il Consorzio ha consegnato contro le 8,4 dell’anno precedente.

“Riducendo di quasi il 30% la quantità delle uve messe a riposo rispetto al 2008, si è mantenuta una remunerazione per ettaro interessante a livello italiano e, molto importante, si è prontamente evitato un possibile crollo delle quotazioni dei vini sfusi” ha affermato il presidente del Consorzio di Tutela Vini Valpolicella Luca Sartori sottolineando come anche scelte coraggiose rispondano a una logica precisa per consentire a una denominazione di autovalorizzarsi, difendendosi dalle angherie di mercato e dalle bolle speculative.

Docg per Amarone e Recioto, quindi, per tutti i produttori significa soprattutto maggiore tutela del marchio Amarone in Italia e all’estero visto che parliamo – e la recente truffa di oltre 1 milione di bottiglie false in partenza per l’estero scongiurata dal Corpo Forestale dello Stato con l’ICQ Repressione Frodi lo dimostra – di uno dei vini più imitati e contraffatti al mondo.

L’annata 2006: che cosa berremo
La considerazione è d’obbligo dal momento che Anteprima Amarone ha offerto l’opportunità di assaggiare il prodotto di 66 cantine – di cui 41 appena imbottigliati, gli altri travasati dalla botte – per consentirci di andare oltre. E immaginare che cosa troveremo nel bicchiere tra qualche anno, quali sensazioni vellutate ci regalerà questo rosso, nato in un’annata curiosa.

“Se il 2005 sarà ricordato come un millesimo di grande longevità, l’Amarone 2006 è quasi pronto, presenta un grande equilibrio, un naso fruttato e floreale e tannini morbidi – spiega Daniele Accordini, vicepresidente del Consorzio. Gli Amarone 2006 degustati in anteprima appaiono più facili e più freschi rispetto a quelli del 2005. A privilegiare la bevibilità è sicuramente stata la grande variabilità dell’annata, ma si può anche affermare che va a scemare la tendenza generalizzata alla «muscolarità» che non aveva risparmiato l’Amarone, pur essendo di fronte a vini di elevato alcolico e notevole estratto”.

La nota più sorprendente del 2006 assaggiato nel corso dell’Anteprima Amarone è la presenza di tannini più morbidi di quanto ci si attenda in genere, l’intensità cromatica varia dal rosso rubino al rosso porpora, e se i sentori ci ricordano frutta matura, note speziate di cannella e talora rabarbaro e grafite, in bocca si ritrova un equilibrio e un’eleganza che ci saremmo attesi più tardi nel tempo.

Il tecnico del Consorzio Nicola Bottura, in sintesi, ha parlato di un’annata “salvata dal colpo di coda dell’estate” in cui la spiccata personalità del territorio con le uve autoctone Corvina e Corvinone hanno superato l’incidenza della tecnica dell’appassimento, siglando ancora una volta l’intesa, tutta particolare, tra vitigno, clima, terreno e passione dell’uomo.

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