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Ocm vino, ora i dubbi sorgono sull’efficacia della riorganizzazione

Quale iter sarà necessario percorrere per ottenere una nuova Dop o una modifica ad un disciplinare e come saranno normate la produzione e l’etichettatura dei vini varietali?

14 marzo 2009 | Duccio Morozzo della Rocca

Come cambia la politica della qualità dei vini europei alla luce della nuova Ocm vino? Cosa accadrà alle Docg, Doc e Igt italiane, quale iter sarà necessario percorrere per ottenere una nuova Dop o una modifica ad un disciplinare e come saranno normate la produzione e l’etichettatura dei vini varietali?

Da questi interrogativi ha preso vita il convegno “Applicazione e ricadute sulla viticultura senese alla luce della nuova Organizzazione Comune di Mercato (OCM) Vino”, organizzato martedì 3 marzo 2009 a Siena presso l’Enoteca Italiana a cura dell’Unione Provinciale Agricoltori di Siena. Durante questo incontro si è voluto affrontare su base locale una problematica legislativa che sta per investire tutto il settore vitivinicolo italiano ed europeo: ogni variazione avrà infatti un’influenza diretta sui costi di produzione e sulle strategie d’impresa delle singole aziende di tutti gli stati produttori membri.

I cambiamenti introdotti con l’OCM vino sono stati studiati dalla Comunità Europea con l’intento di conferire maggiore equilibrio al mercato vitivinicolo, portando alla progressiva eliminazione di misure di intervento sul mercato inefficaci e costose e permettendo di destinare il bilancio a misure più positive e dinamiche per aumentare la competitività dei vini europei.

Restano comunque ancora dubbi sull’efficacia di tale riorganizzazione.

Il nuovo regolamento comunitario stabilisce che dal primo agosto 2009 le denominazioni Docg, Doc e Igt, vengono inglobate in Dop e Igp. Ovvero, il sistema di riconoscimento, di tutela, di controllo e di vigilanza dei vini viene assimilato a quello dei prodotti alimentari. Con la nuova OCM Vino, inoltre, le denominazioni saranno assegnate da Bruxelles e non più a livello nazionale.

Il passaggio al nuovo sistema di denominazione coinvolgerà naturalmente tutti i Paesi dell’Unione Europea, dove chiaramente esistono diversi sistemi di denominazione, ma avrà un effetto particolarmente forte in Italia che vede il 50% della sua produzione vinicola tutelato dalle denominazioni di origine o dalle indicazioni geografiche territoriali (38 Docg, 316 Doc e 118 Igt).

Per questo motivo i relatori durante il convegno hanno indirizzato l’attenzione dei partecipanti sull’aspetto della qualificazione dei vini alla luce di questa nuova normativa europea, tracciando un’analisi di come cambierà il sistema delle denominazioni e l’etichettatura dei vini.

Alessandro Cinughi de Pazzi, presidente dell'Unione provinciale Agricoltori di Siena, ha aperto la giornata affrontando subito il tema delicato delle denominazioni ed evidenziando la libera scelta dei produttori di adottare o meno, le nuove denominazioni europee Dop e Igp: "la piramide del vino italiano, (Doc, Docg, Igt), in base alla legge 164 sulle denominazioni continuerà ad essere valida. L'Unione Europea intende infatti salvaguardare i sistemi nazionali dei Paesi dove è stata raggiunta una politica della qualità".

“C'è però preoccupazione in tutta la filiera - interviene nel dibattito Claudio Galletti, presidente di Enoteca Italiana e assessore provinciale all'Agricoltura- perché alcuni regolamenti attuativi non sono stati ancora definiti, in particolare su denominazioni, etichettature e pratiche enologiche. C'è la richiesta di rinviare di un anno l'approvazione delle nuove norme. Si guarda con inquietudine –continua Galletti- a possibili scenari, se non si riuscirà ad apportare correttivi alla normativa. Il processo di qualità deve andare avanti e alcune delle nuove regole, se non modificate, rischiano di rallentarlo, se non addirittura di bloccarlo".

Il nuovo regolamento su Dop ed Igp è un quadro di riferimento legislativo che modificherà infatti in modo sostanziale il sistema istituzionale (norme, soggetti e procedure) per la valorizzazione delle produzioni vitivinicole attraverso il legame con il territorio di origine.

Secondo la nuova qualificazione dell'Ocm Vino, si distingono i vini solo tra quelli "con" e quelli "senza" denominazione: scompaiono la categoria vini da tavola e la sigla Vqprd.

“Per quanto riguarda i vini Igt -interviene Palma Esposito responsabile dell'Ufficio Vitivinicolo della Confagricoltura- la vera novità è la prescrizione, per il corrispettivo marchio Igp, che la vinificazione deve avvenire nella stessa zona geografica da cui devono provenire anche le uve e nella quale deve svolgersi la produzione. In alcune regioni, Toscana compresa, alcuni Igt sono vinificati anche fuori zona: una deroga consentirà vinificazioni anche nelle "immediate vicinanze", ma solo fino al 2011. Altra novità, a proposito di Igt, è che a questi ultimi verranno estesi i controlli fino ad oggi previsti per Doc e Docg”.

Infine, un ultimo obiettivo che con la nuova Ocm Vino si vuole raggiungere riguarda il livello di protezione internazionale delle denominazioni Dop e Igp dell'Unione Europea.

"Verrà istituito un registro elettronico europeo, accessibile al pubblico e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, di tutte le Dop e Igp europee, alle quali è assicurata una protezione internazionale in ambito Wto”, continua la dott.ssa Esposito, che precisa: “per intendersi non potrà più esserci un Chianti prodotto in Australia”

La protezione, tuttavia, non vale allo stesso modo per le diverse tipologie di prodotto. Nei casi in cui un elemento non sia esclusivo della denominazione (es. malvasia, dolcetto), la tutela internazionale del nome non è valida anche per il vitigno. "I produttori –conclude la dott.ssa Esposito- hanno comunque ottenuto una protezione a livello Comunitario, con la creazione di un apposito registro europeo".

Le denominazioni già istituite (Docg, Doc, Igt) sono automaticamente protette ai sensi del Reg. Ce. 479/2000 con l’iscrizione in questo Registro Comunitario, mentre per quanto riguarda i disciplinari pre-esistenti, l'Unione Europea stabilisce che tutti i fascicoli debbano essere depositati entro il 31 dicembre 2011 e fissa al 31 dicembre 2014 il termine per eventuali cancellazioni di denominazioni fuori dalle regole.

Il Ministero accetterà fino al 31 marzo le richieste e le istanze di modifica e/o di approvazione dei disciplinari e solo queste rientreranno fra quelle iscritte automaticamente nel registro di protezione Ue. Successivamente, quindi con un iter più complesso, la approvazione di ogni disciplinare dipenderà prima da una procedura nazionale e poi da una valutazione finale e definitiva a Bruxelles, non più a Roma.

In questa nuova impostazione cambieranno anche i soggetti deputati a presentare ufficialmente le
istanze di riconoscimento e di modifica di una Dop o una Igp: dalle regioni e organizzazioni di categoria si passa alle associazioni di produttori (anche nuove) e in casi eccezionali anche a singoli produttori. Massima deregulation e massima responsabilità della volontà del mondo produttivo.

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