Mondo Enoico

Partiti i lavori del simposio dell’Assoenologi siciliana

Non più solo cooperazione ma aggregazione, questa la parola d’ordine della Regione Sicilia, mentre tra i tecnici dibattito acceso sull’uso di acidi in vinificazione

12 luglio 2008 | Graziano Alderighi

Ha preso il via la 14 edizione dell’Enosimposio organizzato dal’Assoenologi Sicilia, associazione presieduta dall’enol. Carlo Ferracane, che ha dato il benvenuto ai partecipanti e ha aperto i lavori.
A fare da moderatore il giornalista Gaetano Mineo, direttore della rivista “Terrà”, che ha esordito sottolineando la partecipazione dei giovani all’evento. La prima parte di questa giornata ha visto gli interventi dei rappresentanti delle istituzioni.

“Si sta lavorando sodo per rivalutare e sostenere il settore, ma è fondamentale aggiungere il valore economico all’interno delle nostre campagne, inserirle nel mercato – ha affermato Dario Cartabellotta, dirigente del dipartimento infrastrutture dell’assessorato regionale Agricoltura – L’erogazione dei contributi non basta più. Bisogna guardare al mercato non solo con i mezzi tradizionali ma attraverso la formazione degli uomini e la ricerca. Tutto il sistema Sicilia deve sforzarsi per introdurre fare degli agricoltori un valore economico. Tutto in vista della creazione di un sistema che non si basi più sulla cooperazione ma sull’aggregazione”. A conclusione del suo intervento, Cartabellotta ha parlato di eco-coltivazione, intesa non dal punto di vista ambientale ma come coltivazione economica. Vanno, pertanto, riviste tecniche culturali e sperimentazione.

È seguito, poi, Salvatore Tudisca, preside della facoltà di Agraria dell’università di Palermo. La sua partecipazione all’Enosimposio rappresenta l’ormai consolidato rapporto di collaborazione fra l’associazione e l’Università. A prendere la parola, in seguito, è stato Gian Gaspare Fardella, presidente del corso di Enologia della Facoltà di Agraria di Marsala. Fardella ha comunicato la prossima attivazione di un laboratorio didattico, che sarà inaugurato a settembre. Salvo Rizzo, presidente degli Agronomi di Sicilia, ha sottolineato, invece, il ruolo attivo svolto dai tecnici, per rispondere alle esigenze di mercato e di politica eco ambientale, per mantenere i livelli di eccellenza in questa filiera.

A metà mattinata si è entrati nel vivo dei lavori con l’esposizione della prima relazione presentata dal dott. Antonino Pisciotta (docente di viticoltura e ricercatori del dipartimento di colture arboree dell’Università di Palermo, facoltà di Agraria) sui risultati della ricerca sulla “gestione del vigneto siciliano”, ricerca coordinata dal prof. Rosario Di Lorenzo e dalla prof. Maria Gabriella Barbagallo. una fase di intensa ristrutturazione, determinata dall’attuazione della riforma Ocm quella che sta vivendo il vigneto siciliano. Ogni aspetto nella gestione del vigneto deve essere orientata alla semplificazione della gestione e alla riduzione dei costi. Un aspetto importante emerso dalla ricerca è il trend negativo sulle superficie di produzione dal 2000 al 2007, che diventa invece positivo nella coltivazione delle principali varietà autoctone.

La seconda relazione sulla “tecnica dell’acidificazione dei vini” è stata presentata dall’enologo Alessandro Viola, (ricercatore e libero professionista). Scopo del lavoro è stato quello di definire modalità operative utili per acidificare correttamente il vino utilizzando l’acido tartarico, l’unico consentito insieme a quello citrico. Un lavoro provocatorio che mette in evidenza le difficoltà dell’acidificazione con un acido insolubile quale il tartarico, in quanto paragonato con altri due acidi, malico e lattico, perfettamente solubili nel mezzo vino e altrettanto presenti in maniera naturale ma non consentiti dalla legge.

Il lavoro ha perseguito l’obiettivo di acidificare al meglio con acido tartarico, al fine di ottenere un ph prefissato ma ha ulteriormente messo in evidenza i vantaggi dell’acido malico e lattico, sia da un punto di vista qualitativo e sensoriale del vino, sia nella semplificazione del suo utilizzo rispetto al tartarico. Da qui è scaturito un ampio dibattito e la possibilità di avanzare la proposta di alcune modifiche in merito, per snellire e semplificare tali procedimenti.

Terza e ultima relazione di questa giornata quella del dott. Onofrio Corona (docente di Enologia presso l’Università di Palermo corso di Laurea di 1 livello in viticoltura ed Enologia di Marsala) sulle “esperienze di vinificazione di varietà autoctone siciliane con protezione del mosto dalle ossidazioni”. Gli aspetti particolarmente rilevanti di questa esposizione hanno riguardato la possibilità di applicare una nuova tecnica di vinificazione in riduzione del Grillo, tipica del Sauvignoun, in vista di un approfondimento della conoscenza delle potenzialità enologiche di questa cultivar. In questa esperienza è stata messa a punto la criomacerazione delle uve, al fine di estrarre e preservare i precursori degli aromi tiolici, che con questa sperimentazione hanno espresso la loro massima efficacia. Nel processo di vinificazione sono stati attenzionati alcuni passaggi: l’uva raccolta a mano in cassette di piccole dimensioni è stata fatta sostare per 30 ore ad una temperatura di 8°; nel corso della fermentazione alcolica oltre agli apporti frazionati di azoto, è stato apportato ossigeno per gestire al meglio l’attività del lievito. Per la difesa degli aromi è emerso che è fondamentale preservare il vigneto dall’impiego di rame, eliminando il trattamento già da metà giugno oltre che continuare a conservare il vino in condizioni ottimali.

Fonte: Assoenologi Sicilia

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