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UN’ESTATE DI DISCUSSIONE SULL’OCM VINO. DA CUSTOZA A REGGIO EMILIA UNA SOLA VOCE: PIÙ FONDI SU QUALITÀ E PROMOZIONE, MENO PER ESPIANTI

Continuare il percorso intrapreso in vigneto e in cantina e spingere sulle collaborazioni tra imprese. Un elemento che crea perplessità è il cambiamento delle norme per l’etichettatura dei vini, una proposta che può danneggiare i vini di qualità

01 settembre 2007 | Graziano Alderighi

Rafforzare il rapporto con il consumatore, puntando su marketing e comunicazione, continuare il percorso di qualità intrapreso in vigneto e in cantina e spingere l’acceleratore sulle collaborazioni tra imprese per avvicinarsi al mercato. Così il Custoza Doc si prepara all’appuntamento con l’Ocm vino.
Il Consorzio Tutela Vino Bianco di Custoza Doc condivide le preoccupazioni di Federdoc sul testo dell’Organizzazione Comunitaria di Mercato per il settore vino. “Siamo per la difesa del concetto di denominazione di origine, spiega Giovanni Fagiuoli, presidente del Consorzio Tutela Custoza Doc - che non identifica meramente la provenienza delle uve, ma è espressione della storia, della cultura e delle tradizioni del suo territorio come fondamento di eccellenza imprescindibile”.
La proposta per l’Ocm vino, che implica fra l’altro la liberalizzazione dei vigneti e apre la strada all’indicazione dell’uvaggio e dell’annata per i vini da tavola, potrebbe provocare mutamenti nel contesto competitivo mondiale.
“Ciò che auspico prima di tutto - continua il presidente – è che in sede comunitaria vi sia una maggiore presa di coscienza sulle conseguenze di questa apertura che potrebbe favorire produzioni di scarso valore a discapito del lavoro di valorizzazione della qualità garantita dalla Denominazione d’Origine. Un concetto che i Consorzi italiani difendono da decenni”.

I vitivinicoltori reggiani ritengono che l’applicazione dell’ocm secondo la formulazione attuale potrebbe costare parecchio agli operatori del settore, una cifra quantificata in circa 3 euro per quintale di minori contributi europei. Inoltre rispetto all’abolizione totale degli aiuti alla distillazione, è emersa una contrarietà rispetto a quella per le “prestazioni viniche”, vale a dire per la distillazione dei sottoprodotti: si tratta di una misura che ha consentito di aiutare l’ambiente e nello stesso tempo d’impedire tentazioni ad usare questi sottoprodotti nella produzione, il mantenere questo specifico aiuto è perciò un fattore che aumenta la qualità dei vini ed evita frodi.
Contrarietà anche alla proposta di incentivare l’estirpazione di 200mila ettari di vigneti in Europa per far diminuire la produzione: da quando ci sono i “diritti” d’impianto, l’Europa ha ridotto la propria produzione, ma essa è aumentata nei nuovi paesi produttori (dall’America all’Oceania); meglio quindi pensare a competere ed impiegare le notevoli somme necessarie ad incentivare gli estirpi per azioni di promozione del vino sui mercati extraeuropei e per incentivare le produzioni di qualità. In ogni caso, va evitato che abbiano contributi all’espianto produttori che abbiano beneficiato dei contributi per impiantare i vigneti, cosa quest’ultima che ha consentito negli ultimi anni un notevole rinnovamento delle vigne nel reggiano, e che dovrebbe essere mantenuta con la destinazione a nuovi impianti di una parte consistente della dotazione finanziaria che l’Ocm darà al nostro Paese.
Un ulteriore elemento che crea perplessità è il cambiamento delle norme per l’etichettatura dei vini: una proposta che in sostanza si è ritenuto da parte dei relatori, possa portare confusione e danneggiare i vini di qualità.

Secondo il Consorzio di Custoza manca, nell’attuale proposta di Ocm, un’adeguata politica per incentivare l’aggregazione d’impresa in funzione del marketing e della promozione.
“Abbiamo riscontrato un notevole interesse per l’assistenza di marketing che organizziamo per gli associati che ne fanno richiesta: – conclude Fagiuoli – si tratta di servizi ad hoc, sostenuti anche dalla Regione Veneto con il contributo di consulenti d’azienda qualificati”.
La fidelizzazione del consumatore, le politiche di marchio, però, non sono sufficienti ad arrivare sul mercato. “La strada dal vigneto al bicchiere è lunga e tortuosa. Le piccole aziende non hanno le risorse per affacciarsi direttamente sul mercato, da sole. L’unione, però, fa la forza e, almeno in questo, la recente legislazione ci aiuta: la Finanziaria 2007 ha modificato il diritto societario in modo da favorire le aggregazioni di imprese agricole, anche temporaneamente e anche solo per alcune funzioni aziendali, dalla ricerca e sviluppo alla distribuzione, appunto”.

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