Mondo Enoico
PUBBLICATO L’INVENTARIO DELLE PRATICHE ENOLOGICHE AMMESSE IN EUROPA E NEGLI STATI UNITI. SIGNIFICATIVE LE DIFFERENZE. L’OIV ANNUNCIA DI NON AVERE UNA POSIZIONE SULL’ARRICCHIMENTO MEDIANTE SACCAROSIO
Nonostante il tentativo di armonizzazione, dalle regolamentazioni emergono diversità che risentono anche di approcci culturali al mondo del vino assai difformi. Gli Usa lasciano molto spazio alla tecnologia e agli arricchimenti, in Europa vi è molta più attenzione per la tradizione, ma non mancano le contraddizioni e le aperture, come nel caso dell’”ingrediente” acqua
17 febbraio 2007 | Ernesto Vania
LâOiv, così come previsto dalle sue competenze e dal suo statuto, ha predisposto lâaggiornamento dellâinventario delle prassi enologiche ammesse dalla stessa Organizzazione internazionale della vite e del vino, dalla Svizzera, dallâUnione europea e dagli Stati Uniti.
Questo aggiornamento tiene conto delle recenti modifiche e di alcune specificità delle varie regolamentazioni.
Nel presentare tale documento lâOiv, tenuto conto del grande numero di domande riguardanti la prassi enologica relativa all'arricchimento mediante saccarosio, tiene a precisare che lâOrganizzazione non ha una posizione sull'arricchimento mediante saccarosio poiché quest'argomento non è stato oggetto di una decisione degli Stati membri dellâOiv.
Gli Stati Uniti si dimostrano certamente la nazione che concede di più alle pratiche di cantina, con la possibilità di interventi significativi tanto sul mosto quanto nel vino.
La possibilità di utilizzo di acido fumario, lattico e malico offre certamente più opzioni agli enologi statunitensi rispetto a quelli europei âcostrettiâ a usare unicamente acido tartarico.
Al contrario in tema di chiarificazione lâUnione europea ammette lâuso di arginato di calcio, di arginato di potassio e delle proteine vegetali, sostanze non contemplate dai regolamenti americani che però permettono lâuso di solfato di ferro, pratica non contemplata dallâOiv.
In tema di deacidificazione lâUe ammette lâuso tartato neutro di potassio e di una preparazione a base di acido tartarico e carbonato di calcio, sostanze e preparati non ammessi in Usa che invece consente di utilizzare il carbonato di potassio.
Ma è soprattutto in fase di elaborazione che gli Usa si dimostrano più aperti permettendo lâuso di acetaldeide e di acqua. Lâacqua, come ingrediente addizionato al vino, non è consentita in Europa che tuttavia, sulla base di un accordo bilaterale con gli Stati Uniti, deroga sui propri regolamenti, ammettendo lâimportazione di vini americani che contengano fino al 7% di acqua aggiunta.
Di particolare interesse anche la possibilità , per i viticoltori Usa, di utilizzare, ai fini dellâarricchimento, anche spirito, ovvero distillati.
Permesso anche lâuso di tutti gli enzimi coinvolti nel processo di elaborazione del vino, mentre in Europa è consentito lâuso unicamente di beta glucanasi, pectolitici e sequestrane di urea.
Negli Usa, per prevenire i fenomeni schiumogeni in fase di fermentazione, è inoltre ammesso lâuso di acido oleico.
Le minori differenze, fra i due sistemi, si notano in tema di mezzi per la conservazione del vino o del mosto, dove è lâEuropa a dimostrarsi più aperta, permettendo anche lâuso di isocianato di allile.
Nel complesso è possibile affermare che negli Stati Uniti, e nei Paesi che seguono la stessa filosofia produttiva americana, le pratiche enologiche si traducono nella possibilità di una maggiore invasività sullâuva, per poter quindi giungere a unâelaborazione più conforme agli standard organolettici internazionali.
In Europa, viceversa, si prova a valorizzare maggiormente il terroir, la tipicità e la stagionalità .
Due filosofie molto diverse a confronto.
Da una parte chi intende, a partire da una materia prima agricola, arrivare a una completa standardizzazione, dallâaltra parte chi invece punta sulla differenziazione.
Ciò che emerge inoltre dallâanalisi, negli anni, dellâinventario Oiv delle prassi enologiche è una graduale apertura dellâUnione europea, se non alla pratiche di cantina statunitensi, certo ai vini prodotti con quelle prassi.
Fenomeni della globalizzazione.