Mondo Enoico

Il mondo vitivinicolo si spacca tra identità, qualità e mercato

Dopo la vicenda Soldera, con querela da parte del consorzio al vecchio viticoltore, oggi arriva l'annuncio di una spaccatura anche più a nord, con le famiglie storiche dell'Amarone a un passo dall'abbandono del consorzio

11 maggio 2013 | Graziano Alderighi

E' tempo di attriti e divorzi in campo agricolo e agroalimentare e il settore vitivinicolo non fa eccezione.

In poche settimane due vicende molto diverse ma entrambe sintomatiche di un malessere profondo che sta sfociando anche in aspre polemiche, per non parlare della carte bollate.

 

A fine aprile è giunta la notizia che il Consorzio del Brunello di Montalcino ha denunciato Gianfranco Soldera per la frase riportata a suo tempo dal Corriere della Sera in cui definiva “irricevibile e offensiva, una truffa al consumatore” la proposta del Consorzio di donargli il “vino della solidarietà” con bottiglia ed etichetta diversa. I produttori del Brunello volevano donare vino, che avesse un packaging riconoscibile, a Soldera per ripagarlo del danno subito qualche mese prima. Una proposta che l'intransigente Soldera ha rifiutato e che ha scatenato la reazione del Presidente Bindocci “Riteniamo la querela un atto dovuto per tutelare l’immagine dei produttori, del Brunello e di tutto il territorio di Montalcino. Ci riteniamo profondamente offesi e danneggiati da queste ed altre affermazioni negative sul Consorzio e sui produttori fatte da Soldera a margine della vicenda che lo ha visto coinvolto. La nostra è un’azione presa dopo che, a gran voce, i produttori hanno chiesto un gesto forte nei confronti di chi offende l’onorabilità e il lavoro di ognuno di loro. Non esiste altra lettura della nostra decisione e questo lo sottolineiamo con forza ed una volta per tutte”. Nel corso della riunione del direttivo del Consorzio è stata anche decisa l'espulsione dell'azienda Case Basse.

 

E' invece di pochi giorni fa la forte diatriba, tutta veneta, tra le famiglie storiche dell'Amarone e il Consorzio, fino all'annuncio del divorzio da parte di Marilisa Allegrini la quale ha sottolineato che "da tempo è in atto uno scempio nei confronti del vino simbolo della Valpolicella". A fare alzare le 12 Famiglie dell'Amarone (circa 140mln di euro il fatturato annuale complessivo) dal Tavolo di concertazione a cui sedevano con il Consorzio "le modifiche capestro al disciplinare di produzione". Sotto accusa, in particolare, l'ipotesi emersa in questi giorni e mai comunicata al Tavolo di concertazione dell'eliminazione del limite alla Doc per i vigneti impiantati in terreni freschi e di fondovalle. "Una sorta di condono tombale - dice l'associazione - per chi purtroppo già pratica, indisturbato, una produzione mai consentita dal regolamento". "La verità - spiega il responsabile del Tavolo per le Famiglie dell'Amarone, Sandro Boscaini - è che, nonostante le nostre rivendicazioni, la politica di gestione non tiene più conto delle zone vocate e si adegua solo a minimi parametri di legge, a tutto svantaggio della riconoscibilità di uno dei vini simbolo del made in Italy nel mondo". Le famiglie si schierano compatte a difesa della qualità del grande vino. "L'Amarone - sottolinea Boscaini - si può produrre solo nei terreni vocati. Il Consorzio pone invece obiettivi di quantità, sulla base delle richieste del mercato. Non per nulla negli ultimi 15 anni l'aumento della produzione è stato del 1.140%, ma l'Amarone non é una commodity e la sua fortuna nel mondo è dovuta al nostro assunto, non al loro".

 

Il Nettare di Bacco ha acceso gli animi e trovar la quadra del cerchio tra filosofie e approcci molto diversi sarà davvero complesso.

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