Mondo Enoico
Un'analisi spettroscopica per capire lo stato di ossidazione del vino senza stappare la bottiglia
Capire, prima dell'immissione in commercio, se vi sono problemi a causa degli elevati anidride solforosa, contaminazione microbiologica, stress ossidativo o decadimento delle caratteristiche sensoriali
23 giugno 2012 | Graziano Alderighi
Si tratta di uno screening spettroscopico non invasino, messo a punto dall'Australian Wine Research Institute, per misurare lo stato di ossidazione del vino senza nemmeno stappare la bottiglia.
A volte, gran parte delle bottiglie sono invendibili a causa degli elevati anidride solforosa (SO2), contaminazione microbiologica, stress ossidativo o decadimento delle caratteristiche sensoriali.
L'AWRI, in collaborazione con produttori di vino della famiglia Angove, ha utilizzato la sua tecnologia BevScan su campioni di un vino rosso commerciale, sottoposto a modelli casuali di ossidazione durante la conservazione. Lo scopo era identificare quelle bottiglie che avevano caratteristiche accettabili.
Un modello di classificazione spettrale è stato costruito utilizzando campioni di vino esposti a stress ossidativi. Questo modello di calibrazione è stato poi utilizzato per lo screening circa 700 casse di vino.
E' stato utilizzato uno spettro tra 600 e 1000 nm per l'analisi.
L'analisi ha portato a far emergere due gruppi ben distinti che sembravano separarsi in virtù di differenti stress ossidativi.
Per validare il sistema è stata campionata una selezione casuale di dieci bottiglie, cinque per ciascuno dei gruppi, per valutare il grado di ossidazione con normali strumenti. L'analisi ha dimostrato che i cinque campioni con gli attesi livelli di SO2 e bassi livelli di densità del colore erano nel gruppo A, mentre i cinque campioni che presentano un significativo abbattimento di SO2 e elevati livelli di colore erano tutti nel gruppo B.
Per creare un modello di classificazione per lo screening, gli spettri del gruppo B sono stati rimossi dal set di dati e il gruppo rimanente di spettri sono stati utilizzati per descrivere i campioni con accettabili caratteristiche spettrali. E' stato quindi fissato un limite di tolleranza, in modo che i campioni possono essere classificati correttamente nel 95% dei casi.
Tale metodo risulta particolarmente utile nelle grandi cantine, come sistema veloce di controllo qualità, ed è correttamente utilizzato dalla famiglia Angrove per fornire ai clienti vino senza problemi di natura ossidativa.
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