Legislazione

Contestato ufficialmente dall’Ue il decreto De Castro sull’etichettatura d’origine obbligatoria dell’olio di oliva

La decisione della Commissione europea era nell’aria, ma ora è stata ufficializzata. Italia “messa in mora”, primo passo prima di aprire la procedura d’infrazione. Tutte le reazioni

01 marzo 2008 | T N

Quel che avevamo predetto si sta, purtroppo, avverando.
Non ne siamo felici, anzi.
Riteniamo il provvedimento, così come strutturato, sbagliato e inutile, ma avremmo preferito una soluzione meno traumatica per il settore olivicolo nazionale e per l’Italia tutta.
E’ stato scelto lo scontro frontale con Bruxelles, nonostante le avvisaglie delle settimane scorse, e ora ne stiamo pagando le conseguenze.
Ci auguriamo, nonostante le dichiarazioni iniziali di De Castro, che si inizi a pensare a cambiare rotta, affrontando in maniera organica i problemi strutturali della nostra olivicoltura che non ha, tra le priorità, l’etichettatura. Il mercato degli extra vergini d’oliva è già segmentato (Dop/Igp, 100% italiano, biologico, monovarietali…). Gli strumenti per differenziare i vari prodotti sul mercato esisto, e se ne possono studiare anche altri. Il vero problema resta però quello di conferire a questi oli un elevato valore aggiunto e non sarà un regola sull’etichettatura, ovvero uno strumento, a garantirlo.

La notizia della “messa in mora” dell’Italia è giunta in redazione il 28 febbraio.
Immediatamente pubblicata in “ultime notizie”, abbiamo atteso le reazioni, che non sono mancate, a partire da quella del Ministro De Castro.

“Noi non cambiamo rotta - ha detto il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali on. Paolo De Castro - Siamo assolutamente convinti della bontà delle nostre decisioni in materia di etichettatura obbligatoria. Il tema dell’origine – ha continuato - è centrale per la tutela del prodotto come del consumatore, e continueremo a batterci per vedere affermato questo principio in sede internazionale. Nelle prossime settimane – ha concluso De Castro - avvieremo un confronto serrato con la Commissione per fornire tutte le informazioni a sostegno delle nostre scelte e in particolare quelle integrazioni al dossier che dimostrano come, in assenza di etichettatura, si determini un oggettivo danno al consumatore, privato nelle sue scelte di una completa ed esaustiva informazione”.

L’indicazione d’origine sull’etichettatura dell’olio d’oliva è un elemento fondamentale per tutelare e valorizzare il “made in Italy” dalle contraffazioni e dall’assalto dell’agropirateria. Rappresenta la risposta ferma alle esigenze dei consumatori che chiedono trasparenza e qualità. Per questa ragione bisogna battersi con la massima fermezza a livello comunitario per fare in modo che il provvedimento deciso dal nostro Paese non venga cancellato. E’ quanto sottolinea la Cia Confederazione italiana agricoltori in merito alla “messa in mora” dell’Italia da parte dell’Ue.

“L'indicazione dell'origine delle materie prime in etichetta resta per noi un parametro fondamentale per trasmettere ai consumatori non solo la certezza di un prodotto di qualità ma anche uno dei valori della cultura della trasparenza – ha dichiarato il Presidente di Fedagri-Confcooperative, Paolo Bruni - Non dobbiamo adesso abbassare la guardia, anzi sarà nostro compito spingere le imprese a puntare sull'etichettatura volontaria che assicura ai nostri prodotti e in particolare all'olio d'oliva, frutto dell'eccellenza dell'agricoltura italiana, quel carattere di distintività che contraddistingue l'agroalimentare italiano e lo tiene al riparo da frodi e contraffazioni”.

Coldiretti non commenta direttamente la messa in mora dell’Italia sul provvedimento fortemente sostenuto dalla stessa associazione, preferendo invece sottolineare secondo una indagine della Coldiretti sono inspiegabilmente ancora troppo poche le confezioni di oli vergini ed extravergini in vendita etichettate nel rispetto della nuova normativa con il rischio concreto che vengano spacciate come Made in Italy miscugli di olio spremuto da olive spagnole, greche e tunisine, senza alcuna informazione per i consumatori. L'obbligo di indicare l'origine delle olive impiegate in etichetta è un contributo alla trasparenza se si considera che si è verificato un aumento record del 25 per cento degli arrivi di olio di oliva estero proveniente soprattutto da Spagna, Tunisia e Grecia, nei primi nove mesi del 2007, mentre la produzione nazionale è stimata in calo del 15 per cento rispetto all'anno precedente su valori di poco superiori ai 5 milioni di quintali.

La questione dell’etichettatura andava affrontata a Bruxelles. Questo invece il commento di Confagricoltura, che aveva segnalato il rischio di incorrere in una nuova procedura d’infrazione da parte della Ue, dopo l’approvazione del decreto ministeriale che istituiva l’obbligo di indicare in etichetta l’origine di provenienza delle olive e dell’olio. Quello dell’origine è un tema troppo importante per i prodotti agricoli italiani, in particolare per l’olio d’oliva. Per questo Confagricoltura da tempo insiste sulla necessità di una forte azione politica a livello comunitario per la modifica del regolamento sulle norme di commercializzazione ed etichettatura degli oli d’oliva.

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