Legislazione

Nuove norme in materia ambientale e nuovi oneri per gli agricoltori

Modificato nuovamente il Codice dell’ambiente. Alla luce delle nuove disposizioni l’imprenditore agricolo dovrà utilizzare società esterne per la raccolta e il trasporto dei rifiuti

09 febbraio 2008 | Ernesto Vania

Il 13 febbraio prossimo entreranno in vigore le nuove norme contenute nel decreto legislativo n. 4 del 16 gennaio 2008 (pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del 29 gennaio scorso) che apporta ulteriori correzioni e integrazioni al decreto legislativo 152/2006, meglio noto come Codice dell’ambiente, in materia di gestione dei rifiuti, Valutazione di impatto ambientale (Via) e Valutazione ambientale strategica (Vas).

Si tratta del cosiddetto “terzo correttivo” in materia ambientale, cioè il provvedimento che integra la parte prima del codice, introducendo norme sulla produzione del diritto ambientale, sull’azione ambientale e sullo sviluppo sostenibile e sostituisce la parte seconda, relativa alle procedure per la Vas, per la Via e per l’autorizzazione integrata ambientale (Ippc).

Vengono poi modificate la terza e la quarta parte del Codice, in particolare le norme sugli scarichi idrici, la definizione di rifiuto e la disciplina delle materie prime secondarie, dei sottoprodotti e delle terre e rocce da scavo.

Il testo introduce tra l’altro i principi fondamentali dello sviluppo sostenibile, del trattamento delle acque e dei rifiuti.

Per quanto riguarda i rifiuti, il decreto stabilisce il principio del recupero di materia in una posizione di “priorità rispetto all’uso dei rifiuti come fonte di energia”. Viene ripristinata la nozione di scarico diretto, inteso come quello operabile esclusivamente tramite condotta, in modo da precludere la possibilità che i rifiuti liquidi possano confluire nelle acque di scarico che non vengono smaltite e da assicurare la garanzia dei controlli su questi rifiuti ed evitare così danni alla salute pubblica.

Altra novità è l’eliminazione della possibilità di smaltire una parte, anche se biodegradabile, dei rifiuti urbani tramite gli impianti di depurazione. La nozione giuridica di “rifiuto” è rielaborata in modo meno restrittivo, per evitare che sostanze come il sottoprodotto o le materie prime secondarie sin dall’origine (Mps) possano non essere considerate tali e di conseguenza sottratte al regime di controlli previsto per i rifiuti. Per le stesse ragioni anche il combustibile da rifiuti di qualità elevata è tornato a essere considerato “rifiuto”, anche se di natura “speciale”.

È ripristinato l’obbligo del Modello unico ecologico (Mud) da presentare annualmente alle Camere di Commercio, anche per i produttori di rifiuti non pericolosi.

E’ inoltre diventata più rigida e rispettosa dei criteri comunitari la disciplina del deposito temporaneo dei rifiuti nel luogo in cui sono prodotti, prima della raccolta finalizzata allo smaltimento o al recupero.

Vengono restituite alle Province le competenze amministrative sulla programmazione e l’organizzazione del recupero e dello smaltimento dei rifiuti, affidando a esse compiti che prima spettavano alle sezioni regionali dell’Albo nazionale delle imprese che effettuano la gestione dei rifiuti.

È ampliata infine la possibilità di aggiudicare i servizi di gestione integrata dei rifiuti urbani, che possono essere affidati anche con procedure diverse dalla gara a evidenza pubblica.

A esprimere forti perplessità sulle norme contenute nel decreto è stato il presidente della Confederazione italiana agricoltori (Cia), Giuseppe Politi, che in una nota diffusa oggi ha sostenuto come le disposizioni sul trasporto dei rifiuti “non apportino nessun ulteriore vantaggio in termini ambientali e di tracciabilità né tanto meno rispondono alle esigenze di garantire la corretta gestione dei rifiuti stessi”. Alla luce delle nuove disposizioni, continua il numero uno della Cia, l’imprenditore agricolo dovrà utilizzare società esterne per la raccolta e il trasporto dei rifiuti, cosa che comporta la possibilità non solo di far aumentare i costi e gli oneri per le imprese, ma soprattutto di alimentare un pericoloso “business dei rifiuti porta a porta, che potrà richiamare l’attenzione anche delle società più spregiudicate”. Per questi motivi la Cia – conclude Politi- continuerà a portare avanti la sua battaglia per sensibilizzare le forze politiche e gli amministratori locali per ottenere la modifica di queste norme.

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