Legislazione 24/06/2022

Fondi e disposizioni normative per affrontare siccità e futuro dell'agrticoltura

Fondi e disposizioni normative per affrontare siccità e futuro dell'agrticoltura

Restano questioni aperte con l'Unione europea sull'Agrisolare ma sono stati risolti anche problemi sugli aiuti de minimis e sul Fondo Riserva per gli agricoltori. Nuova gestione del rischio nel futuro


La Conferenza Stato-Regioni, facendo seguito al parere della CPA, ha dato luce verde. C'è quindi l'intesa sul riparto. Questo elemento va accolto con il giusto entusiasmo per due motivi. Il primo perché molte parti delle osservazioni della Commissione è legata alle perplessità e alla richiesta di chiarimenti sul raggiungimento degli obbiettivi e dei target di sviluppo rurale che non potevano trovare una risposta puntuale e precisa nel documento di dicembre proprio perché mancava la quantificazione delle singole misure previste nei PSR regionali che hanno come grande novità una gestione unitaria all'interno del territorio nazionale.

La quantificazione che oggi è possibile ci consente di dimostrare le modalità con cui raggiungeremo gli obiettivi sul secondo pilastro rispetto l'architettura verde. Abbiano prodotto un cambio radicale sui criteri di reparto del FEASR. Dal 2014 che si era tentato più volte di superare quelli che erano criteri che non rappresentavano più in modo puntuale l'agricoltura delle singole regioni. Devo dire che il lavoro che abbiamo fatto e che ci ha portato all'intesa ha superato anche le criticità dello scorso anno quando l'intesa non c'è stata e siamo andati in Consiglio dei Ministri per il biennio 21-22, prevedendo dei coefficienti di riparto in parte storici e in parte oggettivi e accompagnando con risorse che andavano a eliminare le minori risorse FEASR che erano destinate ad alcune regioni e che per il calcolo dei nuovi coefficienti avrebbero perso quote FEASR
Ovviamente anche in questa parte di programmazione il tema si è riproposto e credo che abbiamo operato con grande equilibrio per raggiungere l'intesa.

Il Regolamento (UE) n. 2115/2021, recante norme sul sostegno ai Piani strategici della PAC, assegnava all'Italia risorse FEASR pari a 6.749.606.875 euro su un totale di 60.544.439.600 euro per la politica di sviluppo rurale 2023-2027.
Come sapete, sfruttando la possibilità offerta dai regolamenti, è stato deciso di trasferire risorse ulteriori, pari a 505 milioni di euro, dal primo al secondo pilastro per sostenere i seguenti interventi:

* Misura Giovani Agricoltori (circa 145 milioni di euro totali per il quadriennio 24-27);

* Interventi sul Biologico: (360 milioni di euro per il quadriennio 24-27).

Per la sola annualità 2023, inoltre, sarà trasferita una quota di 5,4 milioni di euro, provenienti dall'applicazione del cosiddetto "Capping".

Con queste risorse aggiuntive si arriva a un montante complessivo di oltre 7 miliardi e 250 milioni di euro di quota Feasr complessivamente disponibile per la Programmazione dello Sviluppo rurale nel periodo 2023-2027.
Al fine di pervenire al riparto delle risorse tra le Regioni e Province autonome, è stato necessario individuare preliminarmente il fabbisogno degli interventi nazionali: gestione del rischio e Rete Rurale Nazionale.
Gli interventi di gestione del rischio, per il periodo 2023-2027 assorbiranno oltre 1 miliardo e 330 milioni di euro, tra fondo di mutualizzazione nazionale (Fondo CAT) e assicurazioni agevolate.
Per il funzionamento della Rete Rurale Nazionale sono necessari 40 milioni di euro per l'intera programmazione.

Criteri di riparto

I coefficienti di riparto sono stati calcolati ponendo 10 indici con dei pesi diversificati, dal 20% al 5% a seconda del criterio. Oltre a questo sono stati fatti degli aggiustamenti per evitare eccessivi spostamenti di risorse. In particolare abbiamo messo un tetto al guadagno massimo di quota FEASR
I fattori correttivi, introdotti nel processo di riparto, sono diversi; alcuni di questi agiscono a carico della quota comunitaria, altri invece sul cofinanziamento nazionale.
Per prima cosa, in accordo con la Commissione Politiche agricole della Conferenza, abbiamo stabilito un tetto massimo ai cosiddetti "guadagni", per evitare che i nuovi criteri avvantaggiassero troppo alcune Regioni a scapito di altre.
Abbiamo deciso, a tal proposito, che nessuna Regione e Provincia autonoma potesse guadagnare più del 16% in termini quota Feasr rispetto ai criteri storici.
Inoltre, per compensare le Regioni e PA che sarebbero state svantaggiate dai nuovi criteri, abbiamo stabilito di accantonare una riserva del 9,69% della quota FEASR disponibile.
Con questo obiettivo, una quota del 8% di tale riserva è stata ripartita tra le Regioni più svantaggiate da questo processo; una quota pari al 1% è stata invece destinata alle Regioni dove è praticata la coltura del tabacco, mentre la quota residua dello 0,69% è stata ripartita tra le Regioni che nella nuova programmazione transitano dalla categoria "in transizione", alla categoria "meno sviluppate".
È stato poi introdotto un meccanismo di salvaguardia per le Regioni e Province autonome più piccole, ovvero quelle la cui quota di riparto FEASR era inferiore alla soglia del 2% sul totale nazionale. In queste situazioni, alle Regioni e PA che avrebbero subìto una decurtazione dai nuovi criteri, è stata garantita la quota storica di riparto.
Alla fine di questo percorso, tenuto conto della particolare situazione della Regione Sardegna (danneggiata dai nuovi criteri, ma solo in termini di spesa pubblica), è stata creata una riserva specifica di 6 milioni di euro di quota Feasr, cui hanno contribuito in maniera proporzionale tutte le Regioni con assegnazione superiore al 2%, destinata appunto alla Sardegna.
Questo ha permesso di destinare alla Sardegna una dotazione non inferiore a quella che avrebbe avuto con i criteri storici, sia in termini di quota FEASR che di spesa pubblica.
C'è stato poi un forte incremento del coefficiente di cofinanziamento, specialmente per le regioni del Sud, si è passati dal 40,5 al 50,5, di cofinanziamento dello Stato, così da permettere a tutte le Regioni di avere una maggior spesa pubblica rispetto al mantenimento dei criteri storici. Se qualche regione perde invece quota FEASR è risarcita della perdita. In questo modo i nuovi criteri di riparto garantiscono che nessuna regione avrà una quota FEARS inferiore o una spesa pubblica inferiore rispetto al mantenimento dei criteri storici e nessuna Regione avrà meno spesa pubblica di quella che avrebbe avuto con i criteri storici o con il cofinanziamento precedente. Ovviamente le Regioni hanno dato assenso perché si è riusciti a destinare ingenti risorse, oltre 9 miliardi e 391 milioni. Un miliardo in mezzo in più di quello che era previsto con i criteri storici.

Interventi Gestione del rischio

Complessivamente, a partire dal 2023, potremo contare su un pacchetto di misure per la gestione del rischio del valore complessivo di quasi 700 milioni di euro all'anno tra assicurazioni agevolate e fondo AGRI-CAT. Queste risorse ci consentiranno di rilanciare il sistema delle assicurazioni agevolate e degli strumenti di gestione del rischio innovativi, quali i fondi di mutualizzazione, lo strumento di stabilizzazione del reddito così come le polizze index based. Accanto agli ordinari strumenti di gestione del rischio, che già conosciamo, sarà affiancato, come ho già avuto modo di dire in precedenti occasioni, il nuovo Fondo Mutualistico Nazionale sulle emergenze catastrofali.
Si tratta di una misura di grande rilievo, dal valore di 350 milioni di euro all'anno. La leva pubblica consente, infatti, di triplicare i 100 milioni di euro di quota degli agricoltori, derivanti dal primo pilastro.
Con le risorse a disposizione si punta a creare una rete di sicurezza per i circa 700.000 agricoltori che percepiscono pagamenti diretti della PAC contro i danni catastrofali, che ammontano mediamente ad oltre 600 milioni di euro all'anno (siccità/gelo/alluvione).

Siccità

Un problema dovuto alla scarsità di acqua e neve e alle temperature sempre più alte, ma anche da programmazioni infrastrutturali e capacità di intervento sul tema dell'acqua su cui il Sistema Paese non ha brillato.
C'è una diversificazione di competenze tra tre ministeri (Mipaaf, Mite e Infrastrutture) che non agevola il coordinamento degli interventi necessari a garantire anche in momenti di siccità ci sia una tenuta del sistema idrico nazionale.
Come è noto le leggi vigenti prevedono che ci sia una scala di priorità nell'utilizzo dell'acqua, in primo luogo per uso civile per garantire ai cittadini di avere la risorsa idrica, in secondo luogo per l'agricoltura e come terzo elemento per l'industria.
In questi giorni si fa un gran parlare sulla necessità di intervenire con la dichiarazione dello stato di emergenza. Vi sono due fattispecie diverse: lo stato di emergenza è una cosa lo stato di calamità è un'altra. Io credo che le due cose dovranno viaggiare assieme perché c'è necessità di garantire con lo stato di emergenza l'azione coordinata della protezione civile nelle regioni portando l'acqua là dove serve, anche per l'abbeveraggio del bestiame che è certamente elemento fondamentale per la salute e il benessere degli animali in questa fase. In più c'è la possibilità di intervenire, e oggi le Regioni possono farlo, con la razionalizzazione, mentre con lo stato di calamità ci consente di superare i vincoli e i limiti della 102.
Serve un percorso scandito nel tempo in modo intelligente di avvicinamento all'obbligo assicurativo, perché è l'unico elemento per garantire un prodotto assicurativo che funzioni e una capacità di intervento del mondo delle assicurazioni superiore alla capacità di intervento che lo Stato ha nel risarcire i danni.

Al momento la preoccupazione per il mondo agricolo riguarda prevalentemente le coltivazioni di mais e soia che hanno bisogno di tanta acqua per maturare, un po' meno per il grano tenero e duro che in questa fase è già in raccolta e anzi, la siccità e la scarsa presenza d'acqua, consente un minor residuo di umido e quindi una miglior capacità di stoccaggio per la stagione autunnale e invernale con meno utilizzo di elementi chimici. L'altra coltura che è particolarmente incisa dai problemi idrici è il riso.

Fondo Riserva per gli agricoltori 48 milioni con cofinanziamento del 200% con fondi nazionali e Fondo filiere: distribuzione delle risorse e tempi di erogazione

La Commissione in data 23 marzo 2022, ha adottato il Regolamento Delegato (UE) 2022/467, mettendo a disposizione degli Stati membri un importo totale di 500 milioni di euro, per la concessione di un aiuto eccezionale di adattamento ai produttori a seguito della crisi Russo-Ucraina.
All'Italia è stato assegnato un importo di circa 48 milioni di euro al quale ciascuno Stato membro può concedere un aiuto supplementare pari al 200% dell'importo corrispondente (96 milioni per l'Italia). In questo modo, le risorse totali per il comparto nazionale ammontato a oltre 144 milioni di euro.
Le più recenti analisi di Ismea e Crea hanno indicato il settore dell'allevamento zootecnico come il più colpito dagli aumenti del costo dell'energia e dei fattori della produzione a seguito della crisi Russo-Ucraina e, pertanto, ho riteniamo opportuno procedere a un intervento in questo specifico comparto.
Il decreto è ormai pronto. Le filiere interessate sono: vacche da latte, bufale, vacche a duplice attitudine e i capi bovini macellati di età compresa tra i 12 e i 24 mesi.
C'è un aspetto fondamentale da considerare in ordine ai tempi di pagamento: il regolamento delegato prevede che le spese sostenute dagli Stati membri in relazione ai pagamenti delle suddette misure sono ammissibili all'aiuto dell'Unione solo se effettuati entro il 30 settembre 2022.
Visti i tempi ristretti (che non consentono l'usuale procedura tramite la presentazione di una richiesta di contributo da parte dell'allevatore) si è ritenuto più opportuno inglobare l'aiuto comunitario nei pagamenti accoppiati 2021 del settore zootecnico, attualmente in corso di liquidazione da parte di Agea.
In questo modo, tramite una semplice integrazione della procedura, assicureremo l'erogazione delle risorse agli allevatori entro la data stabilita (30 settembre 2022) con un incremento medio del premio accoppiato dovuto di circa il 65%.
Le uniche due eccezioni sono rappresentate dalle vacche da latte appartenenti ad allevamenti siti in zone montane e dalle bufale dove l'aumento del premio è stato incrementato rispettivamente del 75% del 164% in considerazione della specificità di questi comparti e della conseguente maggiore esposizione agli effetti della crisi.
Passando al Fondo filiere, ribadisco che si sta rivelando uno strumento molto importante per sostenere i settori agricolo, della pesca e dell'acquacoltura, che stanno attraversando turbolenze inimmaginabili fino a pochi anni fa.
Per tale ragione, come sapete, è stato rafforzarlo ulteriormente, disponendo un incremento complessivo di 135 milioni di euro per il 2022 (mediante uno stanziamento di 80 milioni con la legge di bilancio 2022; 35 milioni con il d.l "Ucraina" e 20 milioni con il d.l. "Aiuti").
Nel corso del I semestre del 2022 gli interventi a valere sul Fondo hanno, finora, interessato complessivamente 90 milioni di euro, ripartiti nel seguente modo:
* 25 milioni di euro per la promozione dei vini DOP e IGP;
* 20 milioni di euro per il sostegno alla pesca e all'acquacoltura;
* 30 milioni di euro destinati al settore avicolo, per supportarlo nella difficile lotta all'aviaria
* 15 milioni di euro per la promozione dei cibi DOP e IGP. Quest'ultimo provvedimento, a seguito di osservazioni Mef, è oggetto di affinamenti tecnici da parte delle strutture del MIpaaf ed è mia intenzione ripresentarlo all'odg della prossima CSR.
Anche con le risorse del Fondo filiere, in considerazione della particolare condizione di difficoltà del settore degli allevamenti, abbiamo ormai definito un ulteriore provvedimento di grande rilevanza a sostegno del settore zootecnico.
Lo stanziamento previsto è pari a 80 milioni di euro finalizzato a sostenere i seguenti comparti: suini, carni bovine di età inferiore gli 8 mesi, bovini di razze autoctone, ovicaprini, cunicoli, galline ovaiole, tacchini, polli da carne e le imprese di trasformazione avicola.
Come nelle precedenti misure di sostegno per il settore, è previsto uno specifico contributo a capo, dietro presentazione di una apposita domanda ad AGEA da parte dell'allevatore.
Con le risorse che avanzeranno nel fondo filiere credo che il settore che va sostenuto è quello del florovivaismo che ha subito degli incrementi legati al costo della produzione molto ingenti.

Agrivoltaico e Parco Agrisolare

Siamo in attesa della luce verde della Commissione europea. Il tema vero è che non si riesce a superare l'elemento dell'autoconsumo come elemento fondante per l'incentivo per l'istallazione di pannnelli fotovoltaici..
Limitare in questo momento la capacità produttiva da fonte rinnovabile dalle aziende sia un errore.
Il bando, che sarà poi rivisto a gennaio, esce con il limite della autoproduzione perché era l'unico modo per avere luce verde da Bruxelles. Confidiamo che si riesca a far capire alla Commissione quanto sia assurdo che una azienda possa istallare un impianto fotovoltaico solo per l'autoconsumo. Mettere questo vinco è assolutamente assurdo

Crediti di imposta non utilizzabili per via della mancanza di codici ateco

Il problema è stato superato grazie alla collaborazione tra la nostra Amministrazione e l'Agenzia delle Entrate. Quest'ultima con la risoluzione 23/E del 30 maggio 2022 ha pubblicato i codici tributo utili ad assicurare la compensazione dei crediti alle imprese dell'agricoltura e della pesca, prevista dall'art. 18 del DL 21/22 (Decreto Ucraina), che disponeva un contributo straordinario, pari al 20%, per le spese sostenute per l'acquisto di carburante effettuato nel primo trimestre solare 2022.

Applicazione della cis-genesi, anche per la lotta ai cambiamenti climatici, in collaborazione con gli enti universitari.

Le nuove tecnologie genetiche o NGT (New Genomic Techniques) rappresentano un argomento strategico per il futuro dell'agroalimentare, costituendo una grande opportunità in termini di competitività e sviluppo di piante resilienti, rese costanti e produzione di cibo sostenibile.
L'UE tarda a legiferare in materia non possiamo interrompere l'apporto della ricerca e dell'innovazione sulle varietà vegetali resistenti, tanto in laboratorio che nella fase di sperimentazione in campo.
Tali varietà sono del resto funzionali al nostro impegno attuale a garanzia dell'approvvigionamento alimentare e a salvaguardia delle risorse ambientali oltre che di progressiva crescita di posti di lavoro, sostenendo una riscrittura del quadro agricolo e agroindustriale in termini di riqualificazione sostenibile, competitiva e sicura.
In particolare, attraverso le NGT (new genomic techniques) è possibile ampliare la precisione e la velocità delle tecniche di incrocio e selezione tradizionali, consentendo di ottenere miglioramenti (resistenza agli insetti, agli stress idrici, efficienza nutrizionale) con rischi applicativi che risultano analoghi a quelli del breeding convenzionale (conclusioni dell'EFSA - Autorità europea sulla sicurezza alimentare e ALLEA - European Federation of Academies of Sciences and Umanities).
In questa ottica di superamento delle attuali barriere normative, la stessa Commissione presenterà una proposta in materia, nel corso 2023, richiamando un approccio più innovativo alle NGT da sviluppare e adottare nel contesto unionale.

Iniziative per contrastare lo spopolamento delle aree rurali, anche attraverso la digitalizzazione

Oggi la sfida più ardua è quella di aumentare la produzione di cibo senza alcuna deroga alla tutela delle risorse naturali e dei lavoratori nelle aree rurali.
Il mezzo per raggiungere questo obiettivo è l'innovazione, attraverso l'utilizzo della tecnologia e della digitalizzazione è, infatti, possibile aumentare le rese dei nostri sistemi, ridurre gli sprechi, distribuire il valore in modo equo e fornire, al contempo, un apporto determinante alla mitigazione dei mutamenti climatici.
In questo senso, il PNRR (filiere agroalimentari, agro-energie, meccanizzazione e logistica) si traduce in opportunità da non sprecare, tanto sul piano degli obiettivi che dell'efficacia dei risultati, rappresentando un investimento cruciale per la crescita dell'intero settore e della dimensione territoriale locale.
Il PNRR contiene anche interventi a carattere trasversale che possono incidere positivamente per lo sviluppo sostenibile delle aree rurali., come quelli relativi alla diffusione della banda larga, gli investimenti legati alle comunità energetiche e ai borghi rurali , fino ad arrivare alla misura Transizione 4.0,.
Si tratta di misure volte a coniugare la transizione ecologica a quella tecnologica e funzionali a recuperare il forte gap del settore agroalimentare in materia di digitalizzazione.
Anche la PAC e l'attuale Piano Strategico Nazionale sono strumenti basilari per accompagnare il settore agricolo in questo processo di trasformazione, che deve offrire alle imprese la possibilità di crescere in competitività, rafforzare il proprio ruolo di custodi del territorio e delle risorse naturali, assicurando al tempo stesso nuove possibilità di sviluppo per le aree rurali.
Si tratta di un complesso di iniziative e misure che costituiscono un valido incentivo al sostegno dell'investimento privato, un supporto alla liquidità aziendale e una protezione concreta a livello territoriale e occupazionale, specie per le realtà di piccola scala e localizzate in ambiti interni e svantaggiati.
In questa direzione, sono indirizzate anche le iniziative volte a rafforzare i settori dell'agriturismo, dell'enoturismo e dell'oleoturismo.

Filiere

Sono diverse le scadenze che, nel secondo semestre del 2022 interessano la filiera dell'olio di oliva.
Per quanto riguarda il PNRR, tra due giorni (24 giugno) è prevista l'apertura della piattaforma informatica del V bando dei contratti di filiera e nei successivi 90 giorni sarà possibile presentare le domande che saranno sottoposte a una procedura valutativa.
Rimanendo in ambito PNRR, a marzo è stato firmato il decreto direttoriale Mipaaf che fornisce le direttive per le Regioni e le Province autonome per la successiva definizione dei bandi regionali PNRR per l'ammodernamento dei frantoi oleari.
Si tratta di 100 milioni di euro di contributi che saranno destinati alle aziende agricole e alle imprese agroindustriali titolari di frantoi oleari per sostituire o ammodernare i frantoi più obsoleti con l'introduzione di impianti di molitura di ultima generazione.
Nei prossini mesi, dopo che i competenti uffici del Mipaaf avranno disciplinato l'attuazione concreta della misura d'intesa con le Regioni, le amministrazioni regionali potranno emanare i bandi regionali attuativi.
All'interno del settore, tuttavia, è il Piano strategico nazionale che introduce per l'OCM-olio un radicale cambiamento del meccanismo di intervento che, dal 1° gennaio 2023, ricalcherà quello della OCM ortofrutta.
Le Organizzazioni di produttori e le loro associazioni (OP e AOP) diventeranno il fulcro dell'intervento settoriale, tramite gli investimenti aziendali legati ai Programmi operativi triennali che sosterranno la produttività e l'efficienza aziendale.
Il sostegno comunitario al settore, pari a 34,59 milioni di euro annui, viene collegato al valore della produzione commercializzata (VPC) dalle OP/AOP con un massimale d'aiuto decrescente nel tempo: (30% VPC nel 2023-24, 15% nel 2025-26, 10% dal 2027).
È di prossima pubblicazione un decreto del Mipaaf che regola il meccanismo di funzionamento dei programmi operativi per l'olio di oliva che prevede, tra l'altro, la data di scadenza della presentazione delle domande nonché le modalità di calcolo della VPC delle OP/AOP su cui determinare la quota di intervento comunitario. Si tratta di un tema delicato per il quale garantisco il massimo equilibrio in fase di adozione

Aiuto liquidità fino a 35.000 euro

Il 20 maggio la Commissione europea ha approvato il regime quadro italiano notificato dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali che mette a disposizione 1,2 miliardi di euro a sostegno dei settori dell'agricoltura, della silvicoltura, della pesca e dell'acquacoltura per ridurre l'impatto sull'economia nazionale dall'invasione russa dell'Ucraina.
Gli aiuti saranno in sovvenzioni dirette; agevolazioni fiscali o di pagamento; anticipi rimborsabili; o in riduzione; o infine in esenzione dal pagamento dei contributi previdenziali e assistenziali.
Saranno accessibili alle imprese di tutte le dimensioni e non potranno superare i 35 000 euro per i beneficiari attivi nella produzione primaria nei settori dell'agricoltura, della silvicoltura, della pesca e dell'acquacoltura e i 400.000 euro per imprese operanti nel settore forestale e in quello della trasformazione e commercializzazione.

di T N