Legislazione 21/12/2018

L’indennità nelle espropriazioni per pubblica utilità: stima, giurisprudenza e tecnica

L’indennità nelle espropriazioni per pubblica utilità: stima, giurisprudenza e tecnica

Le modalità di calcolo degli indennizzi negli espropri per pubblica utilità sono cambiate dopo le sentenze della Corte Costituzionale ma ancora la giurisprudenza cita la legge 2359 del 25 giugno 1865, abrogata ben due volte


Per la determinazione delle indennità previste per le espropriazioni per pubblica utilità è necessario formare dei professionisti altamente specializzati sul D.P.R. 327/2001. Questo è quanto emerso a Sassari, il 14/12/2018, presso il Dipartimento di Agraria, in un convegno dal titolo: “D.P.R.327/2001 - L’indennità nelle espropriazioni per pubblica utilità: stima, giurisprudenza e tecnica”, organizzato dall’Associazione dei Dottori in Agraria e Dottori Forestali della Sardegna di concerto con il Dipartimento di Agraria dell’Università di Sassari, l’Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali della Provincia di Sassari e la Federazione regionale dei Dottori Agronomi e Forestali della Sardegna.

Nel convegno, al quale hanno partecipato il Prof. Roberto Furesi, Ordinario di Economa ed Estimo rurale presso il Dipartimento di Agraria dell’Università di Sassari, l’Avv.to Vanessa Porqueddu, libero professionista, l’Ing Roberto Trudu, Funzionario ufficio espropri Comune di Cagliari, il Dott Paolo Loro Direttore della rivista telematica Esproprionline.it, l’Ing Antonio Iovine, Direttore dell’Osservatorio immobiliare dei valori dei terreni agricoli della Exeo S.r.l. ed il Dottore Agronomo Daniele Berardo libero professionista, si è discusso dell’evoluzione giurisprudenziale concernente la determinazione dell’indennità di esproprio negli ultimi 10 anni.

Tutti gli interventi hanno evidenziato come le modalità di calcolo degli indennizzi negli espropri per pubblica utilità siano cambiate dopo le sentenze della Corte Costituzionale nn. 348 e 349 del 2007, relative alla determinazione del valore venale sui suoli edificabili e la sentenza n 181/2011 che ha reso incostituzionale il Valore Agricolo Medio (VAM) per la determinazione delle indennità di esproprio sui suoli agricoli.

I relatori hanno affrontato in modo organico i molteplici aspetti derivanti dall’applicazione dell’esproprio parziale (Art.33 del T.U.), della determinazione del valore complementare e delle indennità di esproprio previste per i pregiudizi derivanti dalla costruzione di un’opera pubblica (Art 44 del T.U.).

E’ stato, inoltre, rilevato che le sentenze della Corte Costituzionale, riportando l’indennità di esproprio al valore venale del bene hanno, di fatto, rideterminato le condizioni di legge contemplate nell’art. 40 della Legge n. 2359 del 25 giugno 1865 per la determinazione dell’indennità di esproprio per causa utilità pubblica, pubblicata nella Gazz. Uff. 8 luglio 1865. L’art. 40 infatti così recitava: “Nei casi di occupazione parziale, l'indennità consisterà nella differenza tra il giusto prezzo che avrebbe avuto l'immobile avanti l'occupazione, ed il giusto prezzo che potrà avere la residua parte di esso dopo l'occupazione”. Tale disposizione è oggi contenuta nell’art. 33 del TU sugli espropri (DPR 327/2001): “Nel caso di esproprio parziale di un bene unitario, il valore della parte espropriata è determinato tenendo conto della relativa diminuzione di valore.”

La stessa analogia si riscontra nei casi inerenti la determinazione dell’indennità di esproprio prevista per i pregiudizi derivanti dalla costruzione di un’opera pubblica. L’art 44 del DPR 327/2001 (ai sensi del quale “È dovuta una indennità al proprietario del fondo che, dalla esecuzione dell'opera pubblica o di pubblica utilità, sia gravato da una servitù o subisca una permanente diminuzione di valore per la perdita o la ridotta possibilità di esercizio del diritto di proprietà“) altro non è che la riproposizione dell’art 46 della Legge n. 2359 del 25 giugno 1865 – (Art. 46 “È dovuta una indennità ai proprietari dei fondi, i quali dall'esecuzione dell'opera di pubblica utilità vengano gravati di servitù, o vengano a soffrire un danno permanente derivante dalla perdita o dalla diminuzione di un diritto”).

Nel corso del convegno è emerso pertanto come, tuttora, numerosa giurisprudenza contempli e citi gli artt. 40 e 46 della Legge n. 2359 del 25 giugno 1865 quando, cosa alquanto singolare, la legge n. 2359 del 25 giugno 1865 sia stata abrogata per ben due volte (è stata abrogata dall'art. 58, D.Lgs. 8 giugno 2001, n. 325, con la decorrenza indicata nell'art. 59 dello stesso decreto e dall'art. 58, D.P.R. 8 giugno 2001, n. 327, con la decorrenza indicata nell'art. 59 dello stesso decreto. L’abrogazione è stata confermata dall’art. 24, D.L. 25 giugno 2008, n. 112). Situazione paradossale che però dimostra la validità della legge ottocentesca per l’individuazione della giusta indennità di esproprio in caso di pubblica utilità.

E’ comparsa, inoltre, l’esigenza di una formazione specifica, in materia espropriativa, sia per i Consulenti Tecnici di Parte sia, soprattutto, per i Consulenti Tecnici d’Ufficio, nominati dai Giudici in Corte d’Appello, perché spesso questi ultimi sono privi di sufficiente conoscenza del D.P.R. 327/2001 per una corretta determinazione dell’indennità di esproprio.

Infine, più volte, nel corso del convegno, i relatori hanno sottolineato la specificità delle espropriazioni per pubblica utilità ed hanno formulato l’auspicio che si possa formare un elenco di tecnici specialisti che consenta: da un lato alle amministrazioni pubbliche di determinare fin dall’inizio del procedimento espropriativo i costi corretti da sostenere per la realizzazione dell’opera pubblica e dall’altro, con la determinazione della giusta indennità, una riduzione del contenzioso generato dalla mancata accettazione degli indennizzi proposti ai proprietari espropriati.

di Roberto Accossu