Legislazione

Trovato l'accordo sul regolamento biologico in vigore dal 2020

Chiuse con la fumata bianca, contro ogni aspettativa, le trattative per il nuovo regolamento sul biologico tra Commissione, Parlamento e Consiglio Ue. Il nuovo testo allarga le maglie in campo europeo e le restringe per le importazioni. Novità per i piccoli agricoltori e per le aziende miste

30 giugno 2017 | T N

Dopo una trattativa travagliata, fatta di alti e bassi, con molte rotture, proprio l'ultimo giorno del semestre di presidenza maltese dell'Ue, che si era data come obiettivo proprio il varo di un regolamento sul biologico, ecco l'annuncio dell'accordo che dovrebbe entrare in vigore nel 2020.

Commissione, Parlamento e Consiglio europeo hanno trovato la quadra soprattutto eliminando dal tavolo una delle questioni più controverse, e rimandandola al 2024, ovvero quella degli eventuali residui di fitofarmaci in un prodotto biologico. La Commissione avrebbe voluto l'approccio italiano e belga, che prevede soglie di tolleranza o meglio soglie limite, al di sopra delle quali il prodotto non può essere più certificato biologico. Ha vinto invece l'approccio più mercantilista delle agricolture del nord. Fatte salve le regole nazionali vigenti, dal 2020, in caso di presenza di un fitofarmaco in un prodotto bio, esso viene “sospeso”, ovvero decade dallo status, fino ad approfondimento. Se la contaminazione fosse deliberata o il coltivatore non avesse applicato le nuove misure precauzionali previste dal regolamento, perderà lo stato di biologico, altrimenti potrà essere reimmesso in commercio come bio.

Italia e Belgio potranno mantenere le loro normative nazionali più restrittive ma solo concedendo agli altri Paesi di poter esportare i prodotti etichettati come biologici sulla base del nuovo regolamento (quindi anche in presenza di tracce di fitofarmaci, se la contaminazione è stata accidentale e sono state prese le misure di contenimento del rischio previste).

Nel nuovo regolamento è anche previsto un allentamento dei controlli in Europa, almeno rispetto a normative come quelle italiane sui controlli nel biologico. Tutti gli operatori dovranno essere controllati, almeno una volta all'anno, ma anche ogni due anni nel caso in cui l'operatore non ha commesso frodi nel corso dei tre anni precedenti.

Più stringenti, invece, i controlli sugli alimenti importati. Non varranno più le norme di “equivalenza”, ovvero il reciproco riconoscimento sulla base di standard analoghi. Entro cinque anni questi accordi verranno smantellati e gli alimenti, per essere etichettati come biologici, dovranno rispettare integralmente il regolamento europeo. Deroghe saranno possibili, per due anni rinnovabili, solo per prodotti specifici, anche se non completamente conformi alle norme UE (ad esempio a causa di condizioni climatiche specifiche). Le deroghe saranno concesse dalla Commissione.

Il nuovo regolamento prevede anche misure per incrementare l'offerta di semi e animali da allevamento biologici, con banche dati comuni che consentirebbero una migliore gestione dell'offerta. Le deroghe che permettono l'uso di semi e animali convenzionali nella produzione biologica scadrebbero nel 2035, ma la data di fine potrebbe essere anticipata o posticipata, a seconda della maggiore disponibilità di semi e animali bio.

Viene autorizzato il regime delle aziende miste, in parte convenzionali e in parte biologiche, a condizione che le due attività agricole siano chiaramente e effettivamente separate.

Previste infine agevolazioni per i piccoli agricoltori, ovvero la possibilità di accedere a certificazioni di gruppo per incentivare l'agricoltura bio.

L'accordo tra le istituzioni Ue "eliminerà gli ostacoli allo sviluppo sostenibile della produzione biologica nell'Ue – ha commentato il commissario Ue all'agricoltura Phil Hogan - garantendo una concorrenza leale e migliorando i controlli e la fiducia dei consumatori".

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