Legislazione

BATTAGLIA VINTA. GLI USA RICONOSCERANNO LA TUTELA DEI VINI UE A DENOMINAZIONE D'ORIGINE

E' stato raggiunto un accordo sul commercio del vino a protezione delle denominazioni dei vini comunitari. Nella trattativa anche la concessione europea del riconoscimento reciproco, senza limitazioni delle pratiche enologiche

17 settembre 2005 | T N

L’accordo prevede che gli Stati Uniti e l’Unione europea riconoscano espressamente alle rispettive denominazioni vinicole lo status di “denominazione di origine”.
L’amministrazione statunitense proporrà al Congresso di modificare lo status e limitare l’uso di 17 denominazioni vinicole europee (Borgogna, Chablis, Champagne, Chianti, Claret, Haut-Sauterne, Hock, Madera, Malaga, Marsala, Moselle, Porto, Retsina, Rhine, Sauterne, Sherry e Tokaj) attualmente considerate semigeneriche negli Stati Uniti.
Gli Stati Uniti accettano i principi fondamentali delle norme comunitarie sull’etichettatura e cercheranno di risolvere eventuali questioni bilaterali relative agli scambi vinicoli attraverso consultazioni bilaterali informali anziché tramite meccanismi di composizione delle controversie.
Gli Stati Uniti hanno la facoltà di utilizzare, a determinate condizioni e per un periodo di tempo limitato, 14 menzioni tradizionali comunitarie (Château, classic, clos, cream, crusted/crusting, fine, late bottled vintage, noble, ruby, superior, sur lie, tawny, vintage e vintage character).

L’Unione europea riconosce le pratiche enologiche statunitensi attualmente approvate negli Stati Uniti ma, per quanto riguarda quelle che non sono attualmente oggetto di deroghe comunitarie, solo in relazione ai vini esportati nell’Unione europea dopo che gli Stati Uniti avranno modificato lo status delle 17 denominazioni vinicole considerate menzioni semigeneriche negli Stati Uniti.

Le esportazioni vinicole comunitarie, comprese quelle di vini con un titolo alcolometrico inferiore al 7%, sono esentate dalle prescrizioni statunitensi in materia di certificazione adottate alla fine del 2004.
Non appena modificheranno lo status delle 17 denominazioni viticole attualmente considerate semigeneriche entro i loro confini, gli Stati Uniti beneficeranno di prescrizioni notevolmente semplificate in materia di certificazione nell’Unione europea.

90 giorni dopo l’entrata in vigore dell’accordo saranno avviati negoziati per un accordo più approfondito, comprendenti tra l’altro discussioni sulle indicazioni geografiche, sulle denominazioni di origine, compreso il futuro delle menzioni semigeneriche, sull’uso delle menzioni tradizionali nonché su vini a basso tenore alcolico, certificazione, pratiche enologiche e sull’istituzione di un comitato congiunto sulle questioni vinicole.

Mariann Fischer Boel, commissario per l’Agricoltura e lo sviluppo rurale, ha salutato positivamente l’accordo: "Sono lieta che si sia potuto concludere questo accordo così importante dopo 20 anni di trattative «a singhiozzo». Gli Stati Uniti, che nel 2004 hanno importato vino comunitario per un valore di circa due miliardi di euro, sono il nostro mercato più grande. L’accordo eliminerà l’incertezza giuridica che ha pesato per diversi anni su questo settore degli scambi e risulterà vantaggioso per i produttori di entrambe le sponde dell’Atlantico. La conclusione di questo accordo iniziale spianerà la strada a una futura stretta collaborazione con gli Stati Uniti nel settore vinicolo.".

"L'accordo raggiunto a Bruxelles costituisce un indiscutibile successo, che corona l'impegno politico del Governo italiano e dell'Unione europea per tutelare i marchi d'eccellenza della produzione vitivinicola italiana e del vecchio continente". E' quanto dichiara il ministro delle Politiche agricole, Gianni Alemanno, dopo la firma dell'accordo tra Ue e Stati Uniti che consentirà la protezione delle denominazioni dei vini comunitari.
"L'Italia - prosegue Alemanno - grazie all'intesa raggiunta, vedrà tutelati sul mercato statunitense due importanti denominazioni come il Chianti toscano e il Marsala siciliano che rappresentano due vini d'eccellenza del nostro territorio".
Secondo il rappresentante del Governo "quello di oggi è solo il primo passo per un negoziato più approfondito che sarà avviato dopo 90 giorni dall'entrata in vigore dell'accordo e che punterà a definire il futuro delle menzioni semigeneriche, l'uso delle menzioni tradizionali nonché i vini a basso tenore alcolico. Sarà inoltre valutata l'istituzione di un comitato congiunto sulle questioni vinicole".

“L’annunciato raggiunto accordo Ue-Usa sull’interscambio vinicolo pone fine ad un ventennio di trattative basate su deroghe e proroghe ma lascia aperte una serie di questioni che penalizzano la nostra vitivinicoltura”. Lo ha dichiarato il presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori, Giuseppe Politi, all’indomani intesa iniziale sul commercio del vino.
“E’ positivo che gli Stati Uniti, nostro miglior importatore di vino tra i Paesi extracomunitari, si sono impegnati -ha aggiunto Politi- a presentare una modifica alla loro legge che ammette oggi l’utilizzo di nomi semigenerici di vini come il Chianti al fine, invece, di tutelarli come Denominazioni geografiche, nonché l’impegno a non ostacolare l’importazione di vini comunitari con la richiesta di ulteriori certificati, tuttavia resta sul campo della trattativa la concessione europea del riconoscimento reciproco senza limitazioni delle pratiche enologiche che significa, per gli Usa, la possibilità di esportare in Europa vini fatti con il 7 per cento di acqua aggiunta o insaporiti con trucioli di legno o, ancora, trattati con prodotti da noi vietati”.
“Ricordo -ha continuato il presidente della Cia- che gli Stati Uniti sono l’unico paese produttore di vino che, dopo avervi aderito, è uscito negli scorsi anni, dall’Oiv (Organizzazione internazionale della vite e del vino) proprio perché non era riuscito a far ammettere tali pratiche fra quelle del codice enologico mondiale”.
“Gli interessi in campo sono però cospicui -ha precisato Politi- se si pensa che nel 1994 gli Usa esportavano in Europa 52 mila ettolitri di vino e ne importavano 2 milioni e 121 mila, mentre nel 2004 ne hanno esportato 760 mila ettolitri ed importato quasi 4 milioni”.
“La certezza delle norme di scambio è sicuramente migliore dell’incertezza -ha concluso il presidente della Cia- ma ci preoccupa ancora la possibilità che altri Paesi terzi, facendo leva sulla clausola di estensione della nazione più favorita, possano con maggiore facilità insidiare i nostri mercati con vini prodotti con regole molto diverse da quelle assai restrittive previste dall’Unione europea”.

Fonti: Ue, Mipaf, Cia

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