Legislazione
Ecco dove e come vi sono le falle nel sistema di certificazione del biologico
Dopo l'operazione “Gatto con gli Stivali” della Guardia di Finanza, il settore si è interrogato sulle ragioni per cui la tracciabilità del bio non abbia funzionato. Lo sviluppo dell'informatizzazione del sistema di controllo può già prevenire molti rischi
29 settembre 2012 | Ernesto Vania
Dopo l'operazione "Gatto con gli Stivali" della Guardia di Finanza, del dicembre scorso, che ha sequestrato 1700 tonnellate di soia certificata biologica ma che in realtà conteneva una presenza di organismi geneticamente modificati, superiore di quasi il doppio della soglia limite, rispetto a quella consentita dalla vigente normativa europea.
Lo scandalo ha fatto il giro del mondo e Federbio, la principale associazione biologica italiana, non ha mai fatto nulla per nasconderlo, anzi adoperandosi attivamente con le autorità per smascherare la frode e eliminare dal mercato la falsa soia biologica.
Finita la fase emergenziale, Federbio ha deciso di fare il punto, in un convegno al Sana, sulle ragioni del fallimento, nella circostanza, del sistema di tracciabilità e di certificazione biologico. Un modo per non ripetere gli stessi errori.
“Sono molto soddisfatto. – ha commentato Paolo Carnemolla, presidente di Federbio - Il convegno è stata la prima occasione di confronto fra tutti i protagonisti del settore biologico, del sistema di controllo e delle Istituzioni sulla frode più rilevante che abbia mai interessato il nostro settore e ha posto le basi per iniziare finalmente a migliorare e innovare il funzionamento del sistema di certificazione. E per richiamare alla necessità di recuperare senso etico e di responsabilità le imprese e gli organismi di controllo. E' stata anche l'occasione per confermare l'impegno assoluto di Federbio a fianco delle Autorità inquirenti e della Magistratura per espellere dal biologico qualsiasi forma di delinquenza, assumendosi in prima persona la responsabilità di denunciare e di costituirsi parte civile come è accaduto con il processo sulla frode “Gatto con gli Stivali”.
Particolarmente interessante è stato l'intervento di Giacomo Mocciaro, dell'Ufficio Agricoltura biologica del Mipaaf che si è concentrato sulle lacue del sistema, di quanto è già stato fatto per colmarle e di quanto vi è ancora da fare.
Le principali criticità riscontrate, anche grazie alla scoperta della frode, sono stati la mancanza di un sistema di controllo informatizzato che consentisse una visione d’insieme dei dati. Questo porta con sé la scarsa integrazione dei dati tra i diversi organismi di controllo con la possibilità di avere più organismi di controllo per lo stesso operatore. Vi è, di conseguenza, anche l'elevato rischio di perdita dati storici nel passaggio di un operatore da un organismo di controllo ad un altro. Vi sono anche mancanze più istituzionali, come l'assenza di un codice doganale per i prodotti biologici e le difficoltà di tracciare i singoli lotti di prodotto in caso di lunghe catene di commercializzazione.
Alcune di queste problematiche sono state risolte o sono in procinto di esserlo. Sta infatti per divenire operativo, lo sarà dal 1 ottobre 2012, il decreto 2049/2012 sul fascicolo informatico per le produzioni e i produttori bio. Diverse le migliorie apportate, tra le quali: i dati già presenti sul fascicolo non devono essere reimmessi; non sarà più necessario la trasmissione di dati da parte degli organismi di controllo a Regioni e Ministero; i dati sono standardizzati ed affidabili; il sistema sarà aggiornato in tempo reale.
A seguito, inoltre, del decreto 10071/2012 viene previsto che ogni operatore abbia solo un organismo di controllo, per prevenire fenomeni come duplicazione dei prodotti certificati bio e impedire che operatori con a carico gravi irregolarità irrisolte possano rimanere nel sistema cambiando organismo .
Giro di vite anche per gli importatori con il decreto 18378/ 2012 che prevede l'obbligo di trasmissione delle informazioni su ogni partita importata, indicazioni più dettagliate sulle verifiche che gli organismi di controllo devono effettuare, l'obbligo di valutazione del rischio specifica per gli importatori.
Resta, però, ancora molto da fare, in particolare per quanto riguarda la gestione dei dati e la loro armonizzazione. A questo scopo viene auspicata un'ulteriore informatizzazione dei sistemi, ivi compresa l'auspicabile nascita di una banca dati certificati a livello europeo, una migliore gestione per le non conformità all'interno della Ue, così pure dei livelli residuali.
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