L'arca olearia

Il mondo dell'olio può iniziare a tremare. Entra in scena il Marocco

Grandi investimenti per un Paese dinamico e pronto a ritagliarsi una fetta importante di mercato internazionale. Dopo un evento di primo piano a Meknès, con l'Italia protagonista, abbiamo sentito il parere di Noureddine Ouazzani, direttore dell’Agro-pole Olivier

17 luglio 2010 | Luigi Caricato

Noureddine Ouazzani e, sullo sfondo, il re del Marocco Mohammed VI

Il Marocco dell’olio c’è e si fa sentire. Ormai è piena estate e con il numero di sabato 24 Teatro Naturale chiuderà per pausa estiva. Non è il caso di approfondire ora le grandi performance di un Paese così dinamico, ma vedrete cosa spunterà di nuovo, non mancheranno le sorprese.

Sono stato a Meknès in occasione della seconda edizione della Fête de l'Olivier, con l’Italia quale Paese d’onore, ospite d’eccezione della manifestazione. Lì ho potuto testimonaire l’importante ruolo dell’Italia sul fronte degli oli, ma ho potuto anche prendere visione di una realtà in rapida evoluzione, quella marocchina, con un dinamismo davvero spettacolare e da tenere sotto osservazione.

Ho intervistato una tra le figure più rappresentative del mondo olivicolo marocchino. Si tratta di Noureddine Ouazzani, direttore dell’Agro-pole Olivier, anima motrice della rinascita olivicola e olearia. Le sue risposte sono state moderate e prudenti, ma, credetemi, i risultati sono ragguardevoli. Vi ragguaglierò dopo la pausa estiva.

Intanto, giusto per rendervi conto della capacità di relazionarsi con i Paesei europei dell’olio, ecco ciò ch’è accaduto nel corso della Fête de l'Olivier. Sono state firmate tre convenzioni di partenariato internazionale per sostenere il comparto produttivo di Meknes.

TRE ACCORDI CON SPAGNA, GRECIA E ITALIA

La prima convenzione Meknes-Jaen è per un periodo di cinque anni ed è stata firmata dal Presidente del Consiglio della prefettura di Meknes e il presidente della Diputaccion di Jaen.
Cosa prevede l’accordo?

1. La formazione e il trasferimento tecnologico nel settore oleicolo in favore degli operatori del settore dell'olio d'oliva e gli agricoltori.

2. Lo sviluppo di una strategia di marketing e promozione.

3. La gestione integrata delle risorse idriche per un'agricoltura più razionale.

4. L’investimento sul fronte energia, ambiente e biomasse.

5. Lo sviluppo del turismo rurale e dell’oleoturismo.

6. L’attenzione al territorio nel nome dello sviluppo sostenibile e della tutela dell'ambiente.

Con tale accordo la Spagna sarà il Paese protagonista della terza edizione della Fête de l'Olivier a Meknes e la deputazione di Jaen sosterrà l'organizzazione di tale edizione.

La seconda convenzione Meknes-Kalamata è stata firmata dalla fondazione culturale "Le vie dell'olivo", dall’Agro-pole Olivier Meknes e dall’Udom, l’Unione per lo sviluppo della l'Ulivo a Meknes.

Questo accordo mira a sostenere le attività dell’Agropole e dell’Udom, incluso il supporto per Kobia, le Giornate del Mediterraneo Olive e la Festa dell'ulivo di Meknes.

Il terzo accordo Meknes-Imperia, triennale, è stato firmato dall'Ecole Nationale d'Agriculture- Agro-pole Olivier di Meknes, l’Udom e l'Onaoo, l’Organizzazione degli assaggiatori d’olio di oliva ligure di Imperia.

L’obiettivo è la formazione di un nucleo di assaggiatori e la creazione di un panel di degustatori in linea con gli standard internazionali.

Inoltre è in programma anche l'assistenza tecnica e uno studio di fattibilità al fine di creare un museo dell’olivo e dell’olio, nonché una mostra interattiva sull’olivo a Meknes.

Tali accordi sono stati avviati da Noureddine Ouazzani, per conto e a nome delle istituzioni della Regione Meknès-Tafilalt.



INTERVISTA NOUREDDINE OUAZZANI

Visitando il Marocco, ci si rende conto che il Paese è in grande fermento. C'è un dinamismo che di questi tempi è raro trovare altrove. E' soltanto una mia percezione o è la situazione reale?
Sì, da molti anni in Marocco c’è un dinamismo che abbraccia diversi e importanti settori socio-economici. Tale dinamismo è il risultato di una volontà politica della casa reale.

L'Agropole Olivier ha assunto un ruolo centrale in questa spinta propulsiva verso una olivicoltura moderna e funzionale. Molto brevemente, che cosa c’è in cantiere per i prossimi mesi e per i prossimi anni?
Il progetto futuro dell’Agro-pole Olivier è la preparazione della quinta edizione delle Giornate Mediterranee dell’Ulivo a Meknès. Inoltre, in futuro il nostro proposito è di mantenere le due principali attività di trasferimento della tecnologia e di promozione della filiera olivicola marocchina, e cioè la Festa dell’olivo a Meknès e le Giornate Mediterranee dell’Ulivo. Inoltre l’Agro-pôle Olivier sta cercando di sviluppare delle cooperazioni per la costruizione di un museo dell’olivo e una esposizione interattiva sugli oliveti a vantaggio dei bambini, che sono i futuri consumatori dell’olio d’oliva.

Nella seconda edizione della Festa dell'Olivo sono state stipulate tre convenzioni, rispettivamente con l’Italia, la Spagna e la Grecia. Che cosa ci si attende?
Ci aspettiamo una adesione di solidarietà da parte dei Paesi del Mediterraneo, per lo sviluppo della filiera olivicola marocchina, specialmente per la produzione olearia di Meknès.
Credo che gli elementi su cui scommettere per il futuro dell’olio d’oliva di qualità siano le caratteristiche dell’olio d’oliva del mediterraneo.
Penso che nel futuro spazio mediterraneo gli Stati saranno obbligati a rispettare delle norme sulla qualità, e questo potrebbe portare a un miglioramento della qualità stessa, grazie anche agli scambi di conoscenze tecniche tra i vari Paesi.

Qual è il Marocco che intimamente più desidera dal punto di vista del comparto olivicolo e oleario? Pensa a un Marocco a metà tra tradizione e modernità o a un Marocco tutto orientato alla modernità, fatto di soli oliveti superintensivi?
L’olivicoltura in Marocco è tra tradizione e modernità. Posso dire che il 95% della olivicoltura in Marocco è ancora tradizionale. Recentemente c’è stato uno sviluppo da una olivicoltura semi-intensiva a una intensiva, conveniente nelle regioni dove l’acqua è più abbondante, e soprattutto in seguito a nuovi investimenti.
Il Marocco produce poco olio d’oliva (dalle 80 mila alle 100 mila tonnellate), ma ci sono opportunità molto interessanti sia per il mercato locale, sia per il mercato internazionale, in particolare nel quadro degli accordi di libero scambio con gli Usa. Più dell’80% dei programmi per le piantagioni annuali sono tradizionali (dai 100 a 200 alberi per ha).

Visitando l'area olivicola intorno a Marrakech, dove ho potuto apprezzare il campo di collezione mondiale, ho notato anche molti alberi di olivo che venivano sradicati e caricati sui camion per essere portati via. Dove vanno a finire quegli alberi? Che fine fanno? E' un'attività lecita, consentita, o un vero e proprio furto? In Italia, per esempio, in Puglia, di notte sradicano alberi secolari per trasferirli nelle ville, e tale pratica viene condannata. Da voi in Marocco perché c'è questa sradicazione degli alberi? Perché avviene? E cosa ne pensa al riguardo?
Il caso di Marrakech è del tutto isolato. L’inurbamento, e l’estensione dell’aera cittadina porta qualche volta alla necessità di sradicare gli alberi. Non si tratta dello stesso tipo di traffico che si è creato in Spagna e negli altri Paesi. In particolare a Marrakech avete visto l’attività di un nuovo investitore agricolo, che ha affittato una fattoria, come Mr Devico, e che ha voluto scradicare gli ulivi vecchi, non più redditizi, per piantare degli ulivi con una densità di 7 x 5 al posto di una desità di 10 x 10.

Sinceramente, con molta fanchezza, se dovesse dare un giudizio agli oli extra vergini di oliva marocchini, che valutazione darebbe?
Io penso al caso di Meknès, dove si è incominciato a lavorare bene per produrre degli oli di oliva di qualità migliore e, grazie alla modernizzazione del sistema di triturazione, sono stati fatti sforzi enormi negli ultimi anni. Posso confermare che l’olio di Meknès inizia ad avere una notorietà nazionale e internazionale.

Per concludere, sarà possibile riuscire a incrementare la quota di consumi d'olio di oliva pro-capite in Marocco? Secondo lei, il fatto che sia così bassa tale quota è dovuto più a un problema di prezzi o di abitudini alimentari? Ho notato che nei ristoranti si utilizza poco l'olio, come mai?
Io penso che debbano essere fatti ancora molti sforzi per sensibilizzare il consumatore marocchino sulla qualità dell’olio d’oliva e soprattutto per educare il consumatore in generale.
Penso certamente che si possa aumentare il consumo di olio d’oliva. Ultimamente, si è svilutppanto in Marocco l’interesse all’acquisto di olio di oliva in bottiglia, ed è un mercato che inizia a muoversi. Certo, il prezzo limita i consumi, ma non credo che sia la ragione principale della basso consumo pro capite.
Sono sicuro che uno sforzo di comunicazione e di educazione nutrizionale avrà il suo impatto sui consumatori e ristoratori.