L'arca olearia

Tutti maestri nell’assaggio dell’olio? Macché!

L’ennesima occasione sprecata. A organizzare i corsi di analisi sensoriale per la formazione degli ispettori Icqrf ci pensa un'associazione di produttori che fa capo all'Unaprol. Perché allora non valorizzare le già esistenti organizzazioni di assaggiatori professionisti? L’abbaglio di Zaia

27 marzo 2010 | Luigi Caricato



Qualcuno dirà: noi di Teatro Naturale siamo i soliti rompiscatole. E forse avranno anche un po’ di ragione, visto che di fronte a questioni di principio non demordiamo mai. Ma come si fa, d’altra parte, a lasciar passare inosservate alcune eclatanti anomalie?

Facciamo un breve resoconto.
Il nutrito gruppo di addetti stampa che fa capo al ministro Luca Zaia registra e diffonde, in maniera direi encomiabile, tutti i movimenti, i pensieri e i sospiri del Ministro.
Sono talmente bravi che, rispetto ai precedenti ministri agricoli, hanno sicuramente saputo imprimere una svolta positiva alla comunicazione. Con un unico neo: sono molto efficienti solo a fornire comunicazioni, ma non a sciogliere dubbi e offrire chiarimenti.

Il primo marzo viene trasmesso ai media il seguente comunicato:

ZAIA: VENTI NUOVI FUNZIONARI ICQRF AD INCREMENTARE LA TASK FORCE DI ASSAGGIATORI ESPERTI DI OLIO EXTRA VERGINE DI OLIVA

Leggo, e mi dico: “però, questo Zaia!”
Insomma, è un tipo che si da’ da fare: si agita, cerca soluzioni, non dico che sia un dio venuto sulla terra allo scopo di salvare l’agricoltura (in realtà, prima di ogni cosa per lui viene il Veneto), ma almeno i panni del deus ex machina sembra che gli calzino alla perfezione.
Non resta allora che esprimere i nostri più sinceri complimenti a Zaia.
Anche se, a essere proprio sinceri, qualche perplessità in noi rimane.

Nel testo del comunicato compare l’espressione – giornalisticamente molto spendibile – di task force, ma la mia prima impressione, a pelle, è che si tratti solo di un ingigantimento spropositato, buon solo per sortire qualche effetto mediatico, ma null’altro che si riveli concretamente utile.
Task force di che? Non esageriamo.

Resisto, mi inoltro nella lettura del comunicato stampa e scopro che alle 15.30 del primo marzo sono stati consegnati i diplomini di partecipazione al “corso di specializzazione realizzato in collaborazione con Apol, a venti funzionari ispettivi dell’Ufficio di Roma”. Bene, si potrebbe dire immediatamente. La strada della formazione è l’unica da percorrere, se si vogliono ottenere buoni risultati.
Qualche dubbio però sorge spontaneo, e non accenna a sciogliersi. Soprattutto quando si scopre che l’attività di formazione è stata condotta dall’Apol, l’associazione olivicola laziale che fa capo all’Unaprol.

E ora viene il nodo centrale della questione.
Come è possibile che la formazione del personale degli organismi di controllo debba essere lasciata nelle mani di una organizzazione di produttori?

Non è una questione secondaria. Vi sembra verosimile che un soggetto che effettua i controlli prenda lezioni da chi rappresenta i controllati?

Ma non è l’unica anomalia. Ciò che più indigna è l’idea che si possa affidare l’attività di formazione a figure estranee all’analisi sensoriale quali appunto sono le associazioni dei produttori.
E’ vero che in Italia accade di tutto, ma un limite a tali eccessi dovrà pur essere posto. Non vi pare?

Qualcuno dirà: chiunque può predisporre una struttura finalizzata a effettuare corsi; bene, ma io rispondo a costoro che ci sono anche ambiti di competenze che vanno pure stabiliti in modo più netto, fissando dei paletti in base ai ruoli ricoperti.

Non è accettabile l’idea che tutti possano far tutto. Perché trascurare per esempio le organizzazioni, già ampiamente collaudate, che raggruppano (e formano) gli assaggiatori professionisti?
Queste associazioni rappresentano una grande risorsa per il Paese, ma non vengono prese adeguatamente in considerazione.
C’è un motivo molto semplice: le organizzazioni di assaggiatori sono politicamente deboli e ininfluenti rispetto alla potente macchina delle organizzazioni di categoria agricola. Non ricevendo sussidi, le associazioni di assaggiatori giocano un ruolo marginale, nonostante che la loro professionalità sia indiscussa e in talcuni casi magistrale.

Accade pertanto che nel nostro Paese si verifichino una serie di imbarazzanti anomalie che le stesse Istituzioni assecondano senza curarsi degli effetti che ne possono derivare. In tal modo, con atteggiamenti dallo sguardo corto, tutte le professionalità d’alto livello in circolazione in Italia vengono ogni giorno depotenziate, depauperate, svilite e avvilite, il tutto con la grave complicità delle Istituzioni, espressione diretta di una miopia e di una visione politica passatista incapace di guardare lontano oltre il proprio orticello.

In Italia abbiamo risorse importanti come Onaoo (fondata nel 1983: link esterno), come Olea (fondata nel 1995: link esterno), come Umao (fondata anch’essa nel 1995: link esterno) e come tante altre scuole di assaggio espressamente dedite allo studio dell’analisi sensoriale degli oli di oliva. Perché lasciarle inoperose? Perché non dare loro concreti spazi di operatività, soprattutto quando si ha a che fare con la formazione di un personale operante all’interno degli organismi di controllo?
Si tratta di incarichi molto importanti e delicati, sui quali la qualità degli insegnamenti gioca un ruolo determinante.
La formazione va fatta dunque nelle sedi più opportune e deve essere messa in atto da chi ricopre uno specifico ruolo in materia di analisi sensoriale, e non più da soggetti che spaziano su ogni campo d’azione.

Ho chiesto chi fossero i docenti, ma dagli addetti stampa del Ministro Zaia il silenzio. Nonostante le mie ripetute richieste, non ho mai ricevuto il programma del corso Apol, onde verificare anche lo stesso spessore dell’iniziativa. Mi scrivono solo all’ennesimo tentativo, a poche ore dalla pubblicazione di questa nota. Si scusano per il ritardo e mi invitano a rivolgermi direttamente all’Apol.
Ora però non c’è più tempo, resta la lacerante amarezza delle mie riflessioni, l’amarezza per un Paese lasciato colpevolmente a se stesso, abbandonato al proprio fatale destino.

Nel corso degli ultimi trent’anni, in Italia c'è stato un fiorire di professionisti che hanno lavorato seriamente, in silenzio, con grandi risultati, ma senza mai percepire alcun sostegno finanziario e nemmeno una informale pacca sulla spalla da parte delle Istituzioni.

Perché non dare un segno di discontinuità e valorizzare quelle risorse inespresse che attraverso il loro prezioso apporto possono di fatto contribuire al bene del nostro Paese? Perché non offrire loro uno spazio e una visibilità che giustamemte meritano?

L’analisi sensoriale non è un gioco per ragazzi. La formazione non si può improvvisare: va lasciata a coloro che hanno le competenze e il ruolo adatto per gestirla.