L'arca olearia

Batti e ribatti, Unaprol contro Teatro Naturale

E' "fuoco amico", si dice, ma fa male all'olivicoltura italiana e a tutto il comparto olio di oliva. Anziché dialogare, si arriva ad accusare il nostro settimanale di far ricorso a un linguaggio "pseudo o paramilitare". Già, e se fossimo davvero una costola deviata dei servizi segreti?

27 febbraio 2010 | Luigi Caricato



E’ sempre un grande piacere dialogare con Unaprol. Ci fa sentire più completi e sereni, sul piano umano. Una soddisfazione di quelle inenarrabili. Sapere che dall’altra parte c’è qualcuno che ci vuole bene, e soprattutto che vuole il nostro bene, ci riempie d’orgoglio. In fondo, certe espressioni in uso presso Unaprol ci incoraggiano ad andare avanti: nel nome dell’olivo e dell’olio, al di là di particolarismi.


LINGUAGGIO PARAMILITARE

Scrive Unaprol di noi: “Mercoledì delle ceneri è, per antonomasia, un momento di riflessione e di penitenza per gli eccessi. Sarebbe uno stato d’animo molto adatto per coloro che, come Teatro Naturale, hanno trovato ormai da qualche tempo la propria ragione di vita nel criticare forsennatamente e pregiudizialmente anzi, per dirla nel loro linguaggio pseudo e paramilitare, “per dare l’assalto” all’Unaprol.

Non immaginavo che potessimo essere paragonati, nel nostro stile, addirittura a forze “paramilitari”, e chissà, se, senza nemmeno rendercene conto, finiamo a nostra insaputa implicati in qualche disegno strategico dei servizi segreti, allo scopo di minare le fragili basi su cui poggia l’olivicoltura nazionale.

Però è vero, forse hanno ragione quelli dell’Unaprol: la nostra colpa è tra le più gravi. Non sta bene fare comunicazione e, soprattutto muovere critiche, quando nessuno, in Italia, ha mai avanzato critiche all’operato di questa organizzazione.

La nostra rivista “paramilitare” ha di recente offerto ospitalità al presidente Massimo Gargano, invitandolo a intervenire in merito al dibattito lanciato dal nostro settimanale sul tema “Ripensare le organizzazioni agricole" (link esterno). Nonostante abbiano risposto tutte le organizzazioni più rappresentative, Gargano ci ha fatto sapere che si riconosce “in pieno nell’intervento del suo presidente nazionale Coldiretti, Sergio Marini, già pubblicato da Teatro Naturale” e, di conseguenza, non vi è alcuna necessità di aggiungere altro
(link esterno).

E già! E’ così che va il mondo: ora sì che si comprende chi sta dietro alla politica associazionistica in Italia: è la Coldiretti. Infatti è stata la compagine di Marini a decidere le sorti dell’olivicoltura italiana, spingendo il pedale sull’acceleratore per l’indicazione obbligatoria dell’origine in etichetta per gli extra vergini. Già, è proprio così. Infatti nello show del primo luglio ad Assisi, per festeggiare i presunti successi per il comparto oleario italiano, il protagonista è stato Marini, non Gargano.


Ci vuole dialettica. Io allora mi chiedo: cosa deve fare Teatro Naturale secondo Unaprol? Ce lo dicano, una volta per tutte. Vogliono forse che si faccia comunicazione nella maniera consueta, come si è fatto finora in Italia in campo agricolo, pubblicando tal quali i comunicati stampa, le cosiddette veline? O vogliono piuttosto spegnere ogni critica. Ma cosa credono? Pensano forse che fare critiche sia sbagliato?

Io sono stato educato e formato al pensiero dialettico. I toni possono essere anche forti, duri, quando necessario, ma il pensiero va espresso. Unaprol deve essere fiera della nostra presenza sulla scena all’interno del comparto oleario.
Ci vuole dialettica, cari signori dell’Unaprol: dia-let-ti-ca.

O siete forse sostenitori del pensiero unico, come opportunamente suggerisce Coldiretti. Tranquilli, noi non siamo contro di voi. La dialettica non significa che l’altro ci è nemico. Dobbiamo scambiarci opinioni, confrontarci, anche duramente, ma in maniera vera, da persone per bene.


IL FU RISORGIMENTO DELL'OLIO ITALIANO

Ricordate il nostro impegno con il “Risorgmento dell’olio italiano”?
Che fatica creare una visione comune! Ci vuole una pazienza infinita.
Noi di Teatro Naturale ci abbiamo creduto (qui l’idea: link esterno - e qui l’amarezza: link esterno).

Perché l’Unaprol non ha sostenuto il nostro progetto e lo ha di fatto stoppato?
Eppure il documento elaborato non comportava rischi, anzi: il “Risorgimento dell’olio italiano” puntava ad armonizzare la filiera: Forse si preferisce una filiera divisa?

Noi abbiamo la coscienza a posto, il nostro tentativo di ricucire la filiera olio di oliva l’abbiamo fatto. E i signori dell’Unaprol?
Ora io mi chiedo se abbiano effettivamente un’autonomia di giudizio. Il fatto che Gargano si riconosca totalmente in Marini e che abbia preferito non intervenire nel dibattito sulle organizzazioni agricole mi sorprende. Hanno aderito tutti, ma proprio tutti. E tutti hanno avuto la possibilità di esprimere la propria posizione, con le proprie parole, frutto dei propri pensieri.

Questo significa dialettica, cari signori; questo significa confrontarsi sui contenuti. Noi lo spazio lo concediamo volentieri, e al dialogo ci crediamo.


UN OSANNA AI FRATELLI SALAZAR

Pace tra gli uomini di buona volontà? Macché, ecco cosa scrive di noi Unaprol:

“…qualche tempo fa osannarono i fratelli Salazar di SOS (all’epoca anche Cuetara) come i nuovi cavalieri bianchi che avrebbero ridisegnato l’olivicoltura mondiale.”

Ma davvero? Incredibile, abbiamo salutato l’avvento dei “nuovi cavalieri bianchi”, senza saperlo, senza esserne coscienti. Che straordinaria fantasia.

Noi scrivemmo un articolo dal titolo “Parla il re dell’olio…”, con un’intervista esclusiva, la prima apparsa in Italia, in cui si potevano leggere le intenzioni dei fratelli Salazar: link esterno
E noi siamo accusati da Unaprol di aver osannato i fratelli Salazar solo perché nel titolo abbiamo utilizzato l’espressione “re dell’olio”? Ma conoscano il senso delle parole?

Se l’ex presidente del gruppo, allora Sos Cuetara, Jesus Salazar, era diventato il dominatore assoluto della scena mondiale, concentrando a sé tutti i marchi dell’olio più rappresentativi del mercato, è forse fuori luogo definirlo – tra virgolette, peraltro - “re dell’olio”? Mah! Che desolazione!

Noi, cari signori dell’Unaprol, utilizziamo il linguaggio con mente aperta, senza fisime mentali. Prova ne sia quest’altro titolo, a proposito di un’olivioltore giuliano: “…il re del giardino degli ulivi”: link esterno
Ci vuole un po’ di fantasia nella vita, perbacco!
Svegliaaa! Siiignoriii!


I MODELLI DI RIFERIMENTO

Niente da fare, alcuni nascono con l’idea di sentirsi onnipotenti. E così, per manifestare la propria forza, i signori dell’Unaprol rincarano la dose nei nostri confronti:

“Il clamoroso fallimento, al limite della bancarotta fraudolenta, dei due fratelli la dice lunga su quali siano i modelli di “Teatro Naturale”.”

Ma, scherzate? Vi rendete conto, cari signori dell’Unaprol, di quest’infelice battuta?
Potete essere cattivi, e ve lo concediamo pure, ma ci vuole un po’ di buon senso, suvvia!
Scrivere che i nostri modelli di riferimento siano i fratelli Salazar, fa ridere anche i polli. Ma voi in realtà lo scrivete con l’intenzione di colpire, soprattutto ora, dopo quanto è emerso dalla cronaca circa la brutta figura rimediata dai Salazar.

Ma che mezzucci. Noi, peraltro, abbiamo sempre osteggiato – pur dando voce alle posizioni contrarie alla nostra – alla folle idea di importare in Italia l’olivicoltura superintensiva…
Mah!

E non solo, avevamo anche invitato tutta la filiera italiana a far quadrato e a cercare di acquisire il marchio Bertolli, incoraggiando l'iniziativa dei fratelli Fontana con il gruppo Salov, poi non andata in porto, ma niente da fare. In Italia c'è la corsa a frenare ogni sana inziiativa, salvo poi lamentarsi di quel che accade, come se la responsabilità fosse sempre degli altri. Lo stesso si è verificato con Carapelli. Questi due prestigiosi marchi potevano restare in patria, ma l'Unaprol aveva altro cui pensare, mica potevano perdere tempo e darsi da fare per creare le condizioni di favorire una cordata di imprenditori italiani, macché...

Non contenti, i signori dell'Unaprol, fieri del lavoro svolto in tutti questi decenni, scrivono:

“…i bassi prezzi dell’olio extravergine e i giochi di prestigio sugli oli lampanti che si trasformano in extravergine sono figli di quella cultura e di quella folle avventura”.

Ma, io dico, ci credete per davvero a questa vecchia storiella dei bassi prezzi quale conseguenza di alcuni giochi di prestigio? La propinate ancora ai vostri interlocutori?

Insomma, adesso le nuove generazioni di olivicoltori hanno studiato, non si può più raccontare loro qualsiasi storiella pur di attribuire ad altri le colpe di una pessima gestione delle politiche olivicole in Italia. Non vi pare?
Anzi, da tempo mi chiedo: ma i signori dell’Unaprol hanno mai riflettuto su se stessi, sul proprio operato? Si sono mai chiesti se hanno fatto qualcosa di costruttivo in tutti questi anni? Eppure di denaro ne è circolato a fiumi. E il denaro, si sa, fa miracoli.


UNA FILIERA TUTTA ITALIANA

E ancora, dal vangelo secondo Unaprol, leggiamo il seguente passaggio:

“In un recente articolo viene criticata la visibilità di Unaprol nel costruire e promuovere una filiera tutta italiana dell’olio extravergine di qualità. Si dimentica, nel mettere all’indice gli investimenti operati dal nostro gruppo, che Unaprol, per conto delle imprese associate, partecipa a bandi pubblici, come quelli della promozione e altri, largamente conosciuti e accessibili a tutti”

Ma quanto sono bravi!
Da parte nostra, cari signori dell’Unaprol, non ci da’ fastidio che voi abbiate visibilità, anzi: tifiamo per voi. Vogliamo però risultati, non parole, fatti concreti, non flatus voci.

Cari signori dell’Unaprol, tanta severità di giudizio, da parte nostra, non è figlia del disfattismo, ma del desiderio di avere un’Unaprol diversa, con altri volti, con altre visioni e modi di operare.
Vi ha datpo forse fastidio l’ultimo articolo da noi pubblicato, a firma del bravo Duccio Morozzo della Rocca?

Lo riproponiamo ai nostri lettori. Ha per titolo “Promozione dell’extra vergine italiano all’estero: per tutti o per pochi?” C’è una bella domanda che si pone ai signori del’Unaprol (link esterno), ma, allora, perché non ci scrivono per una risposta su temi che sono peraltro tanto cari ai nostri lettori.

Su Teatro Naturale tutti hanno spazio, perché rifiutare il confronto?
E’ troppo comodo dire io la penso come Marini. D’accordo, va bene, comprendiamo, ma noi vogliamo sapere anche il vostro pensiero.


IL COLPO DI CODA FINALE

Infine, per proseguire nell’esegesi del testo Unaprol, leggiamo il colpo di coda finale.
Riguardo ai copiosi fondi di cui ha beneficiato l’organizzazione, leggiamo questo scatto d’orgoglio. Tutti, pertanto, possono attingere ai soldi pubblici:

“A tutti coloro che hanno idee, voglia di fare, la credibilità necessaria e soprattutto investano dal 30 al 50% dei costi a carico dei beneficiari, se si tratta di programmi cofinanziati.
Bandi scarsamente frequentati dai soggetti della filiera di riferimento per Teatro Naturale, forse più avvezzi a frequentare aule di Tribunale per impugnare decreti sulla trasparenza dell’origine che non per promuovere l’olio di eccellenza made in Italy.



AMICIZIE PARTICOLARI

Ma signori dell’Unaprol, suvvia! Perché siete così facili ad attribuire frettolosamente amicizie particolari a chi la pensa diversamente da voi?
Noi di Teatro Naturale non apparteniamo a nessun soggetto della filiera.
Siamo liberi e indipendenti, ma voi non immaginate nemmeno cosa possa significare libertà di pensiero e indipendenza di giudizio. Lo dimostra il vostro testo, nei toni e nei contenuti.

Pensate quel che volete. Insultate pure chi ha la schiena dritta e non pubblica i vostri comunicati stampa prendendoli per oro colato. L’informazione non è un copia e incolla. Lo scambio dialettico porta del bene a tutti, ma voi, ovviamente, confondete le nostre critiche per una opposizione fine a se stessa o, peggio, di parte.
Ma vi sbagliate, noi abbiamo a cuore le sorti dell’olivicoltura nazionale. Lo dimostra il nostro instancabile lavoro, senza aver mai preso un solo centesimo dallo Stato o dall’Ue.

No, cari signori dell'Unaprol. Io difendo il mio lavoro e quello dell'intera Redazione. Esiste ancora la libertà di pensiero e l'indipendenza, anche in questa società alla deriva.

Noi - lo ribadisco ogni volta si presenti l'occasione - siamo aperti al dialogo, ma il dialogo non si significa che Unaprol sia l'unica voce. Sono finiti i tempi dei monarchi assoluti. E' giusto che tutti abbiano voce, senza che nessuno prevarichi com'è accaduto finora.


LA LETTERA DI FEDEROLIO

Le cattiverie di Unaprol all'indirizzo di Federolio
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