L'arca olearia
Nell’olio italiano c’è il buono e il cattivo. L’origine non ci salverà
“Il problema del 100% è che è stato occupato da chi non aveva niente da perdere. In questa massa, il 100% italiano di qualità si è confuso con quello scadente che ne ha tirato giù il prezzo.” Una marcia indietro che inizia dai vertici
12 dicembre 2009 | Duccio Morozzo della Rocca
Lâextra vergine certificato 100% italiano vale solo lâ1,5% in più di un qualsiasi altro anonimo extra vergine di base.
Il 100% italiano viene oggi venduto nel circuito tradizionale e moderno, di cui rappresenta circa il 14% per volume e valore, al prezzo medio di 4,19 euro/lt.
Il segmento âpremiumâ, che vale oggi 2 milioni di litri contro i 22 del 100% italiano, occupa circa un 1,5% in volume ma il 9% in valore con un prezzo medio di 5,63 euro/litro. Un plusvalore del 36% rispetto allâextra vergine di base.
Questo è ciò che è emerso dai dati presentati il 9 dicembre a Roma durante la conferenza stampa sullââAlta Qualità â del Consorzio Extra Vergine di Qualità .
Cosa vuol dire? Che ai confezionatori conviene realizzare blend composti di miscele di oli di diversa origine, e minore prezzo sullo sfuso, proponendoli come premium delle marche (a prezzo superiore) piuttosto che certificare italiano.
Il 100% si è rivelato, fino ad oggi, un doppio fallimento: non ha portato margini alla filiera e non ha garantito la qualità del prodotto italiano.
Mauro Meloni, direttore del Consorzio Olio Extra Vergine di Alta Qualità , dà la sua lettura della questione:
âIl problema del 100% âdice Meloni- è che è stato occupato da chi non aveva niente da perdere. In questa massa, il 100% italiano di qualità si è confuso con quello scadente che ne ha tirato giù il prezzoâ.
A lui ci siamo rivolti per approfondire la questione:
- Dott. Meloni, Unaprol ha presentato un progetto molto simile al vostro: in che rapporti siete? Non era meglio unire le forze in un marchio comune?
âAbbiamo invitato lâUnaprol ad unirsi al nostro progetto ma non ha voluto partecipare nonostante avesse inizialmente accettato. Il disciplinare è uguale e questo è sicuramente un problema per la comunicazione finale al consumatoreâ.
- Chi finanzia il Consorzio Extra Vergine di Qualità ?
Il primo anno siamo stati finanziati con fondi europei, ora gran parte del finanziamento viene dai soci del Consorzio: Farchioni spa, Pantaleo spa, Monini spa, Federolio, Aipo, CNO, Oliveti dâItalia S.c.p.A., UNASCO. (ndr industriali, confezionatori e unioni di produttori⦠non si vede spesso unâiniziativa che si allarghi allâintera filiera)
- Ho sentito parlare di alta qualità come alternativa a DOP e IGPâ¦
Ci sono aree italiane dove le DOP esistono ma non sono conosciute e dove si trovano grosse masse di olio. Come anche zone geografiche in cui non è possibile certificare. Queste masse di prodotto vanno a finire a 5,30 euro/kg al supermercato, confluendo nelle grandi marche. LâAlta Qualità è stata pensata come uno strumento forte soprattutto per il meridione dove le quantità di olio sono importanti. Non vogliamo affatto far concorrenza alle DOP e allâIGP.
- Perché dovrebbe cambiare la remunerazione della filiera con lâAlta Qualità ?
Perché seguiamo lâetica di filiera del Consorzio.
- Pensa che crescerà davvero il prezzo allâorigine?
Deve crescere per forza, altrimenti vorrebbe dire che abbiamo fallito.
- Oltre ai parametri chimici per lâAlta Qualità è previsto un test organolettico: uno o più panel che daranno giudizi non solo sui difetti ma anche su possibili frodi e qualità intrinseche dellâolio.
âEsatto. I panel dovranno essere in armonia e uniformati attraverso ring test. Non si occuperanno solo di trovare difetti ma anche di individuare frodi come varietà straniere mescolate agli oli italianiâ.
A ricapitolare la storia del Made in Italy è stato Zefferino Monini, presidente della omonima società , che ha raccontato perché, quando nel â98 fu proposto il 100% italiano, la sua azienda decise di restarne fuori:
âRitenevamo migliore il brand Monini piuttosto che una certificazione che metteva insieme oli buoni e oli cattivi e che ha poi dimostrato di spuntare solo lâ1,5% di margine sul prodotto anonimo. Lâorigine non salva il prodotto: se non viene disciplinata si rischia un autogolâ.
- Ma allora oggi dopo queste esperienze negative, la scritta Made in Italy in etichetta può davvero cambiare le cose?
âSe davvero fosse la soluzione âafferma Meloni- avremmo avuto unâimpennata dei prezzi. Invece i prezzi continuano ad essere dettati dagli oli di importazione.â
Anche Elia Fiorillo, presidente del Consorzio Extra Vergine di Qualità , sostiene che âlâorigine non basta. à importante ma non significa di per sè qualità . Vicino allâorigine abbiamo necessità di una certificazione di Alta Qualità â.
LâAlta Qualità h però anche bisogno di promozione. Dove trovare i soldi?
Lâonorevole Paolo Russo, presidente della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati, è intervenuto commentando la notizia dello stanziamento di 25 mln di euro della Spagna per la promozione del proprio olio a fronte del milione e mezzo messo in campo dallâItalia sostenendo che âla qualità dellâinvestimento non corrisponde alla quantità delle risorseâ. Ovvero, non serve spendere tanto, basta spendere bene. Quindi stiamo tranquilli: non câè nulla di cui preoccuparsi. âCâè la necessità â aggiunge ancora Russo- di rimettere mano ai sistemi di rappresentanza dei modelli di efficienza dei sistemi allâesteroâ.
Anche per questo lâonorevole sarà nei prossimi giorni in India, per individuare, spiega, quei trampolini e quelle piattaforme per aggredire in modo moderno quei mercati.
âMi fa molto piacere che in pochi mesi âconclude lâOnorevole riferendosi alla produzione olivicola- il prezzo in campo sia lievitato: questo significa avvicinare i giovani allâagricoltura. Promuovere la ruralità â.
Unâindiretta replica allâonorevole Russo lâha fornita Gennaro Forcella, presidente di Federolio, che ha fatto notare come in 10 anni la Spagna abbia triplicato la produzione spendendo molto per la promozione allâestero, con ottimi risultati: âla Spagna guadagna, lâItalia perdeâ.
Il ritornello non è nuovo.
Se non fossimo in inverno mi verrebbe da fischiettare: âstessa spiaggia, stesso mareâ¦â
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