L'arca olearia
CAPITANATI DA PIERO GONNELLI, I FRANTOIANI DELL’AIFO PUNTANO A UNA SVOLTA, IN DURA POLEMICA CON ALTRE SIGLE
“Siamo stati vessati e bistrattati. Abbiamo lavorato come dei sorvegliati speciali. Con la nuova Ocm si farà pulizia, anche se le solite associazioni hanno pensato bene di procrastinarne l’applicazione. Ci attende ancora un anno di oneri”
12 giugno 2004 | Luigi Caricato
LâAifo, acronimo di Associazione italiana frantoiani oleari, è stata fondata nel 1996 da Piero Gonnelli, che ne è il Presidente. Lo abbiamo incontrato per fare il punto della situazione, dopo che a Bari - nell'ambito del Tiam, la rassegna delle tecnologie dellâindustria alimentare che si è tenuta nei giorni scorsi presso la Fiera del Levante - è stata presentata la For, la Frantoiani oleari riuniti, unâaltra sigla inerente al mondo della categoria dei trasformatori.
Gonnelli, iniziamo con la nuova Ocm. Come lâha accolta da presidente dellâAifo? Cosa potrà cambiare in particolare per i frantoiani a seguito delle nuove disposizioni?
Noi siamo favorevoli sin dallâinizio e lo abbiamo fatto presente a tutte le riunioni presso il Ministero. Partiamo dal fatto che viviamo una situazione châè al limite della sopravvivenza, quanto a prospettive generali. Il quadro è negativo, il settore non riesce a decollare, le frodi imperversano. Occorre riconoscere che il sistema attuale ha fallito i propri obiettivi. Quindi sicuramente si rendono necessarie delle migliorie. Eliminando il vincolo di dichiarare una quantità prodotta per avere un contributo, con la nuova Ocm si intravede un segnale positivo. Si eviteranno enormi e deprimenti distorsioni di mercato. Si farà pulizia.
Non obbligando però i produttori alla raccolta, ma solo al mantenimento di un buono stato vegetativo della pianta, la nuova Ocm potrebbe determinare un calo di produzione per l'olio d'oliva nostranoâ¦
I produttori che hanno continuato a lavorare fino ad oggi in situazioni così difficili lo fanno solo perché hanno una grande passione che li muove. Se uno si fosse dedicato allâolivicoltura per mero calcolo economico si sarebbe pur reso conto di aver sbagliato strada. Non ci sarà nessun calo. Certamente ci saranno zone marginali che andranno a scomparire, specialmente se il disaccoppiamento sarà totale, o quasi, e il Ministero non interverrà con sostegni adeguati alle zone più svantaggiate secondo lo spirito dellâOcm.
La preparazione professionale dei frantoiani è spesso oggetto di discussione. Capita che gli addetti alle macchine siano lavoratori stagionali, e occasionali, quindi impreparati nella maggior parte dei casi a intervenire, variando i parametri di processo in funzione delle caratteristiche della partita in lavorazione. Ecco, l'Aifo come intende intervenire su tale questione?
Si tratta effettivamente di uno dei più grossi handicap. Noi abbiamo accolto con favore la nuova Ocm, proprio perché ci elimina tutti i vincoli burocratici che per tanto tempo hanno fiaccato la capacità gestionale di un frantoio. Essendo un lavoro stagionale che dura ormai sessanta giorni, a esagerare nella migliore delle ipotesi, trovare del personale preparato, sia a livello di operai addetti alle macchine, sia a livello di impiegati, con tutto il carico burocratico e le possibili sanzioni, alquanto pesanti, che abbiamo dovuto sopportare, è stato qualcosa di impossibile. Noi peraltro auspichiamo che ci sia anche qualche somma da destinare alla preparazione e specializzazione del personale, tra le tante pieghe della gestione del danaro derivante dalla nuova Ocm. Il Ministero dovrebbe tenerne conto, perché fino ad oggi la categoria che rappresento è stata presa a calci negli stinchi. Siamo stati bistrattati e abbiamo lavorato negli ultimi trentâanni come dei sorvegliati speciali. Ciò che invece dovrebbe cambiare è appunto lâatteggiamento del Ministero. Occorre che le aziende frantoiane possano arrivare a mantenere il proprio personale per tutto lâanno.
Oggi i frantoi si occupano esclusivamente di lavorazione delle olive. In altri Paesi invece il frantoio è un vero centro di servizi, comprensivo di laboratorio d'analisi, centro d'imbottigliamento, punto di consulenza agronomica; diventa pertanto un utilissimo centro d'aggregazione e di informazione per gli olivicoltori. Ritiene che anche i frantoi italiani possano seguire questa strada?
Sicuramente ciò sarà possibile. Il frantoio dovrà però diventare concretamente il centro di aggregazione dellâolio. Lâolivicoltore produce le olive, ma sono una quantità irrisoria rispetto a ciò che sta avvenendo in altri Paesi. In un mercato mondiale così complesso, le quantità dâolio che una azienda olivicola italiana produce sono un niente. Chi può aggregare la produzione dellâolio sono i frantoi. Ed è qui che dovrebbe nascere un qualcosa, a livello legislativo, che favorisse tale prospettiva futura, giungendo al frantoio come centro di aggregazione per le nostre strutture. Si può concretamente valorizzare lâolio italiano proprio attraverso i frantoi.
Lei ha ottenuto il privilegio di essere presente al tavolo comune delle trattative per i lavori di discussione sulla nuova Ocm. Eâ stata la prima volta per i frantoiani stare accanto agli altri attori della filiera. Come mai questo ritardo? A chi imputare tale dimenticanza?
Il problema è duplice. La colpa è per metà dei frantoiani. Io sto lottando da otto anni per aggregare questa categoria e le assicuro châè molto difficile. Lâaltra quota di responsabilità è da attribuire a quelle associazioni che hanno fatto di tutto perché le associazioni dei frantoiani non nascessero, oppure che nascessero ma pilotate da loro.
Nei giorni scorsi è stata presentata a Bari la Frantoiani oleari riuniti, la For, una nuova realtà associativa che vede, tra le altre, le anime di Unaprol e Cno fondersi in unico corpo per tentare di guadagnare consensi e posizioni anche in un ambito che non dovrebbe essere di loro diretta competenza. O sbaglio?
Si tratta di una manovra per continuare a condizionare il settore della produzione dellâolio. I frantoiani in tale organismo non avranno nessun valore, nessuna voce, nessun peso.
Si tratta di una invasione di campo?
Sì, è una invasione di campo mascherata. Questa For è fatta con i soldi dellâUnaprol, del Cno e compagnia bella; quindi con i funzionari di tali associazioni.
Non viene espressa lâidentità autentica dei frantoiani?
Esatto. Il frantoiano vero, quello che svolge tale professione per mestiere, non avrà più alcuna voce. Arriverà lì solo il lamento del frantoiano, perché sarà vagliata, filtrata e modificata dalla struttura che questi hanno creato.
Sono credibili i numeri che la Frantoiani oleari riuniti vanta? Si parla di 1.650 frantoi. Si tratta di soci effettivamente consapevoli?
Non lo so, non ho una verifica degli iscritti. Certamente queste associazioni vantano una forza sul territorio non indifferente. I frantoi sono legati a doppio filo con il mondo olivicolo. Quindi per tali realtà raggiungere i frantoi non è difficile. Possono essere reali i numeri. Ciò non esclude tuttavia che si tratti di una invasione di campo.
Ma se i frantoiani sono stati oggetto sempre di vessazioni e non hanno mai avuto aiuti finanziari, come mai tale categoria non si è opportunamente fortificata corazzandosi in maniera tale da difendersi con determinazione?
Perché i frantoiani sono diffidenti. Non hanno uno spirito di aggregazione. Debbono ancora fare un salto di qualità , devono crescere. Purtroppo molti frantoiani iniziano a pensare alla propria attività solo quando si accingono ad aprire i battenti, a inizio di campagna olearia. Poi con la chiusura si dimenticano i problemi. Molti infatti non si curano di essere frantoiani tutti i giorni dellâanno. Così accade che molti si arrabbiano e bestemmiano perché sono vessati e tartassati. Questa purtroppo è la realtà della categoria. Anche se per fortuna sta cambiando la situazione, un poâ perché sono entrate le nuove leve, un poâ perché in tutti questi anni i frantoi che hanno voluto andare avanti sono stati giocoforza costretti a fare investimenti, cominciando a trasformarsi in vere aziende. La mentalità sta dunque cambiando. Io con lâAifo sono impegnato da otto anni, ma ho impiegato tre anni per trovare le persone e convincerle a costituire lâassociazione. Il problema era trovare delle persone convinte, disposte a impegnarsi su base volontaristica. Noi non abbiamo nessun sostegno, nessun aiuto. Facciamo tutto di tasca nostra. Se lo facciamo è perché ci crediamo, altrimenti non ci sarebbe motivo per farlo.
Attualmente sono trecento i soci dellâAifo. La prospettiva è di raddoppiarli?
Sì, speriamo di farlo entro la fine di luglio.
Le veline che sono state diffuse per mezzo stampa, riguardo alla For, parlano di obiettivi generici - dallâinformatizzazione della contabilità di magazzino, alla promozione, diffusione di sistemi, tecniche e metodi innovativi finalizzati alla sicurezza del lavoro⦠Non ho trovato tuttavia alcun accenno alle problematiche vere, quelle che per decenni hanno attanagliato i frantoiani.
Purtroppo il frantoiano è una figura tutta particolare, che non segue ciò che gli si muove intorno. Un frantoiano consapevole del proprio ruolo in una situazione del genere sa ben valutare le proprie opportunità , quindi si adegua di conseguenza. Purtroppo in passato, proprio perché mancava una struttura associativa che tutelasse i frantoiani, qualcuno ha permesso che sulla categoria incombessero tutti gli oneri e i controlli. Ecco, lâassurdo ora è che possano esserci frantoiani che si associno a una struttura che fa solo un bla bla bla, senza che si vada poi ad incidere su quelli che sono i reali problemi della categoria. Dâaltra parte, il fatto stesso che le varie associazioni abbiano chiesto di far slittare di un anno lâapplicazione dellâOcm cosa comporta? Comporta che vi saranno ulteriori oneri per i frantoi. Eppure ci saranno sicuramente frantoiani che hanno dato la propria adesione a tale stato di cose. In molti non sanno nemmeno come stanno le cose.
Perché manca lâinformazione e la volontà di tenersi informati.
Perché manca soprattutto lâinformazione. Non è facile. Comunque, otto anni fa, quando andavo in giro a fare da frate francescano per chiedere la âquestuaâ e individuare i frantoiani che aderissero allâAifo, ho trovato grosse resistenze e una chiusura totale. Oggi la mentalità è cambiata. Lâaltro giorno ero a Perugia per una riunione, mi chiedevano perché fossi andato solo ora. Vuol dire che câè una necessità , unâesigenza di cambiamento. Ho risposto che non mi sono mosso solo ora. Quando inviavo le circolari nessuno le leggeva. La mia parte lâho fatta Ora, se le Istituzioni anziché ostacolare il cammino della categoria, comâè accaduto in passato, inizieranno ad agevolarlo, si potrà presto pensare a un futuro radicalmente diverso per lâolio di oliva.