L'arca olearia

Nessun ostacolo tecnico-ingegneristico per la meccanizzazione integrale dell’oliveto

Tutte le attenzioni si concentrano su potatura e raccolta ma in certe aree anche un semplice trattamento può rappresentare un problema. Inoltre non sempre meccanizzare significa risparmiare

23 maggio 2009 | Graziano Alderighi

E’ possibile la meccanizzazione integrale dell’oliveto, ma l’effettiva applicazione rimane un problema di costi della ricerca e del trasferimento e di opportunità produttiva nelle diverse condizioni strutturali.

La nostra olivicoltura è molto varia e diversificata (1 milione di ettari per 1 milione di aziende), ne consegue che in Italia l’adozione chiavi in mano, tipo il modello superintensivo spagnolo, può adattarsi solo a una limitata fascia imprenditoriale e a determinate condizioni territoriali.

In terreni terrazzati e non praticabili l’unica soluzione sono gli agevolatori, in particolare quelli elettrici.
Nei terreni terrazzati meccanizzabili, anche con declività medio alta, quasi tutte le operazioni sono meccanizzabili previo adeguamento degli spazi e delle forme di allevamento.
Negli impianti tradizionali irregolari la raccolta può essere eseguita con pettinatrici o scuotitrici, mentre la potatura può venire agevolata con l’impiego di sistemi tipo processori forestali miniaturizzati ed applicati a escavatori.
Negli impianti convenzionali razionali (da 6x5 a 7x7 m) è inoltre possibile scegliere soluzioni tecnologiche per il distacco e per i recupero delle olive che cadono, anche se solo negli impianti intensivi è pensabile adottare una meccanizzazione tipica della frutticoltura, compreso la raccolta in continuo.
Sui superintensivi la meccanizzazione è integrale ad eccezione della potatura laterale che viene più efficacemente effettuata con pochi tagli fatti con troncatrici elettriche.

Proprio la raccolta è l’operazione più difficilmente meccanizzabile in maniera integrale mentre le esperienze di minimal pruning e no pruning sono ormai da considerarsi superate.

Non sempre, inoltre, la meccanizzazione della potatura dell’olivo porta a una riduzione dei costi.
In un’esperienza condotta con un tradizionale sistema di potatura (scale, motosega, cesoie) a confronto con uno meccanizzato (topping con barre falcianti, sollevatore a forche al posto delle scale, cesoie e motosega) proprio la potatura meccanizzata ha un impiego più elevato di manodopera: 16,76 minuti a pianta con la potatura meccanizzata contro gli 11,6 minuti di quella tradizionale. Inoltre, in raccolta anche l’efficienza di raccolta è sensibilmente diversa fra le due tesi: 90% per le piante potate tradizionalmente e 80% per quelle potate meccanicamente.
Naturalmente è necessario aggiungere che l’uso della piattaforma ha migliorato la sicurezza sul lavoro e ha ridotto l’affaticamento.

Prima di acquistare una macchina infatti occorrerebbe la verifica dal confronto di costo per unità prodotta fra l’uso della risorsa manodopera e della risorsa macchine.
Mentre la prima è rappresentata un costo noto e proporzionale al lavoro svolto, le macchine costituiscono un investimento, presentando quindi un rischio d’impresa.

Bibliografia

- Ruffolo Mauro et al, Meccanizzazione della potatura dell’olivo, Atti Progetto Riom, Tomo I, Pagg. 191-194, Rende 2007

- Vieri Marco, La meccanizzazione integrale delll’oliveto: utopia o prossima realtà?, Accademia dell’Olivo e dell’Olio, Spoleto 2009

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