L'arca olearia

L’olivicoltura superintensiva non è sostenibile: impatto ambientale molto alto

L’olivicoltura superintensiva non è sostenibile: impatto ambientale molto alto

Un litro di olio extra vergine di oliva da un oliveto superintensivo ha emissioni per 6,09 kg di CO2 equivalente, contro i 3,49 di CO2 equivalente di un oliveto intensivo irriguo. I dati dello studio spagnolo

22 marzo 2024 | R. T.

Se la sostenibilità ambientale verrà presa a riferimento per incentivare modelli colturali, allora l’olivicoltura superintensiva non potrà essere presa a modello, come emerge da uno studio dell’Università di Jaen.

Sono gli stessi spagnoli, che hanno ideato il modello superintensivo, a bocciarlo sul piano ambientale.

La ricerca ha utilizzato l'LCA (Life Cycle Assestment) per determinare l'impatto ambientale della produzione di olio di oliva vergine, considerando diversi sistemi di produzione agricola e industriale in Spagna. A tal fine, è stata studiata un'ampia gamma di colture di olivo e diversi tipi di frantoi in Andalusia, il territorio della Spagna con la maggiore vocazione alla produzione di olio d'oliva. Quest'area ha una forte enfasi sullo sviluppo di progetti in questo settore economico.

Lo studio si concentra sulle olive, sull'olio d'oliva vergine e sugli ettari di terreno coltivato, adottando un approccio "dalla culla al cancello" e includendo l'allocazione economica, considerando i principali processi legati alla sua produzione nelle fasi agricola e industriale. Il periodo di studio copre i cinque raccolti più recenti (dal 2017/18 al 2021/22) per ottenere valori di impatto ambientale adeguati e aggiornati.

I risultati dello studio indicano che una maggiore densità di impianto, l'irrigazione e le colture in pendenza comportano un maggiore impatto ambientale.

In particolare, l’impatto ambientale oscilla tra 1,90 (olivo tradizionale a bassa produttività) e 6,09 kg di CO2 equivalente (irrigazione superintensiva), mentre nei casi più rappresentativi, le colture estensive, risulta in 2,90 (in asciutta) e 3,49 (irrigate) kg di CO2 equivalente.

E’ evidente, dunque, che un’olivicoltura superintensiva non può dirsi sostenibile, specie se confrontata con altri modelli colturali.

Ancor più ecco le conclusioni dei ricercatori spagnoli: “In base ai risultati presentati in questo studio, sarebbe consigliabile evitare l'intensificazione standard o i sistemi ad alta pendenza e, invece, adottare sistemi in asciutta, tradizionali e a bassa resa, al fine di mitigare le emissioni di gas serra. Considerando l'ambiente, l'attuale direzione della coltivazione olivicola si sta muovendo nella direzione sbagliata, quindi sarebbe utile spostarla verso sistemi alternativi equilibrati nella produzione di olio extravergine di oliva, socio-economicamente fattibili e rispettosi dell'ambiente.

Bibliografia

Fernández-Lobato, L., et al. "Environmental impact of the most representative Spanish olive oil farming systems: A life cycle assessment study." Journal of Cleaner Production 442 (2024): 141169.

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