L'arca olearia 28/02/2024

I negativi effetti a breve termine dell’inerbimento sull’olivo

I negativi effetti a breve termine dell’inerbimento sull’olivo

E’ necessario conoscere i cambiamenti che avvengono nel suolo a causa del cambiamento di gestione: da lavorazione tradizionale a inerbimento e trinciatura dei residui di potatura dell’olivo


La diversità dei suoli mediterranei, insieme ad una coltivazione intensiva di olivi, in molti casi genera degrado e perdita di fertilità attraverso la riduzione e l'impoverimento della sostanza organica del suolo (SOM) e carbonio organico (SOC) legati a processi erosivi.

Gli effetti combinati dell’uso del suolo, della lavorazione del terreno e della posizione topografica possono influenzare l’accumulo di carbonio organico nelle regioni erose. I trasferimenti di carbonio (C) possono avvenire tra i serbatoi terrestri e atmosferici in risposta a processi naturali: fotosintesi, respirazione del suolo e processi erosivi. Pertanto, il suolo può fungere da sequestratore o emissore di carbonio (sotto forma di CO2) diventando una componente fondamentale e necessaria del sistema climatico.

Il recente approccio per ottimizzare l’efficienza del sequestro di carbonio in agricoltura è rappresentato dai sistemi misti quali: diversificazione delle colture, rotazione delle colture, consociazioni, colture di copertura ecc. Questi nuovi sistemi agricoli svolgono un ruolo fondamentale in quanto contribuiscono ad aumentare la produzione agricola e migliorano anche il contenuto di carbonio organico dovuto all’aumento della biomassa che rimane nel suolo.

Nell’ambito della Politica Agricola Comune (PAC), gli agricoltori sono chiamati a preservare l’agroecosistema attraverso misure di sviluppo rurale abbinate alla promozione di pratiche agricole sostenibili dal punto di vista ambientale. Pertanto, gli olivicoltori devono ottenere la protezione dall’erosione del suolo, il mantenimento della struttura del suolo e i livelli di materia organica del suolo nell’ambito del sistema di condizionalità dell’UE.

E’ però necessario effettuare studi a breve termine del contenuto di carbonio organico per stimarne le variazioni (positive o negative).

I negativi effetti a breve termine dell’inerbimento sull’olivo

Una recente ricerca spagnola ha determinato gli effetti degli stock di carbonio organico e azoto sul suolo in collina, così come altre proprietà fisiche del suolo, valutando gli effetti del cambiamento di gestione (da lavorazione convenzionale a nessuna lavorazione con coperture vegetali spontanee) a breve termine (2 anni), per valutare i processi di carbonizzazione, ricarbonizzazione o decarbonizzazione nel suolo.

E’ infatti necessario conoscere i cambiamenti che avvengono nel suolo a causa del cambiamento di gestione in queste superfici irregolari per una produzione agricola sostenibile e le sue implicazioni sulla regolazione del cambiamento climatico.

Sono stati selezionati tre appezzamenti sperimentali in tre posizioni topografiche (cima - S, pendio - B e fondovalle - T). In questi appezzamenti, la gestione del terreno è stata modificata da lavorazione convenzionale (CT) a non lavorazione (NT) con triturazione dei sarmenti di potatura e copertura vegetale (vegetazione spontanea).

I terreni studiati non hanno mostrato cambiamenti importanti nelle loro proprietà fisiche a breve termine, inoltre, questi terreni erano caratterizzati da un basso contenuto di sostanza organica (<1,2%).

Il cambio di gestione agronomica ha causato una riduzione della sostanza organica in superficie e un aumento nell’orizzonte più profondo.

Le concentrazioni di azoto hanno mostrato un andamento simile al contenuto di carbonio organico e i rapporti C:N erano molto variabili (da 4,37 nell’orizzonte superficiale a 13,45 negli orizzonti più profondi).

Il cambio di gestione per due anni ha mostrato processi di carbonizzazione del suolo (cima e fondovalle) e decarbonizzazione (pendio).

Lo stock di sostanza organica è aumentato di 1,88 Mg/ha/anno e 0,47 Mg/ha/anno rispettivamente per la posizione topografica cima e fondovalle, tuttavia lo stock è diminuito lungo il pendio di 5,27 Mg/ha/anno.

Nel breve termine, quindi, l’effetto del cambio di strategia agronomica può portare persino a risultati negativi sulla fertilità del suolo e quindi anche ripercussioni sulla produttività dell’olivo. La letteratura riporta che l’inversione di tendenza, con i benefici visibili sulla salute del suolo, passando da un modello di lavorazione a uno di inerbimento si hanno nel volgere di qualche anno, generalmente da 4 a 6.

Chi volesse quindi cambiare il regime di gestione del suolo deve sapere quali possono essere gli effetti a breve termine, anche negativi, e gli effetti a lungo termine, certamente positivi.

di R. T.