L'arca olearia
Allungare i turni di potatura dell’olivo non compromette la produttività

L’adozione di turni poliennali di potatura non incide sull’alternanza di produzione dell’olivo e non ha effetti significativi neppure sull’efficienza del lavoro in fase di raccolta
17 marzo 2023 | R. T.
La potatura incide mediamente per il 20-30% sul totale dei costi di coltivazione.
Secondo quella che si può definire “potatura tradizionale” ogni anno, di solito tra fine inverno ed inizio primavera, l’olivo deve essere potato asportando la vegetazione esaurita, eliminando tutti i polloni ed i succhioni, effettuando tagli di ritorno sui rami eccessivamente sviluppati e cercando, più in generale, di favorire la penetrazione della luce nella parte centrale della chioma, mantenere la forma di allevamento prestabilita e rinnovare la vegetazione fruttificante, avvicinandola contemporaneamente al centro dell’albero.
Una operazione di questo genere richiede una certa specializzazione del personale, che deve conoscere le modalità di fruttificazione e di risposta ai tagli dell’olivo, e soprattutto risulta estremamente laboriosa, e quindi costosa.
La necessità di abbattere i costi di gestione dell’oliveto, unita alla sempre più difficile reperibilità di personale qualificato ed a questioni di sicurezza sul lavoro, hanno spinto i ricercatori a sviluppare nuove tecniche.
Nella gestione della potatura dell’olivo le innovazioni tecniche si sono mosse essenzialmente in tre direzioni, ovvero:
- allungamento dei turni di potatura
- accorciamento dei tempi di potatura, mediante lo sviluppo di tecniche di “potatura minima”
- meccanizzazione totale o intermedia delle operazioni di potatura
L’idea che l’olivo debba essere potato annualmente ed in maniera accurata risponde più ad una logica “estetica” o comunque di mantenimento dello scheletro della pianta che non a criteri produttivi. In effetti, già nel 1964 Morettini notava che “con la potatura annuale non si incrementa durevolmente la produttività complessiva degli olivi e non si modifica sostanzialmente l’andamento dell’alternanza”.
Allungare i turni di potatura dell’olivo non compromette la produttività: una prova condotta a Gaiole in Chianti
All’interno di un oliveto non potato si sono confrontate tre tesi:
- olivi potati tradizionalmente, con cantiere costituito da un operatore che, con segaccio, forbici e scala, ha effettuato una serie di tagli volti a ristabilire la struttura della chioma, eliminando polloni, succhioni e parti esaurite, ed asportando tutti i rami che avrebbero potuto entrare in competizione con quelli scelti per formare le branche.
- olivi potati mediante attrezzi agevolatori (forbici pneumatiche), con cantiere costituito da 2 operatori. In questo caso la potatura è stata indirizzata in modo da effettuare pochi tagli su legno
di diametro medio-grande, cercando in questo modo di restituire luce ed equilibrio alla pianta, senza impiegare troppo tempo.
- olivi al secondo anno di non potatura
La quantità di legno asportata con le operazioni di potatura con attrezzi agevolatori è risultata di circa di circa 10 kg a pianta. Con la potatura tradizionale il peso del legno asportato per pianta è risultato quasi il doppio, ovvero di circa 18 kg.
Anche considerando il rapporto tra il peso del legno di potatura e l’area della sezione trasversale del tronco (AST), che permette di comparare piante di dimensioni diverse, il valore con la potatura tradizionale (6,3 kg/dm2) risulta molto più alto rispetto a quello della potatura agevolata (4,0 kg/dm2).
Il tempo necessario per la potatura manuale è risultato in media di 17’ 52”, mentre con la potatura agevolata i tempi medi, per unità di manodopera, risultano di 6’ 32”.
La media complessiva della produzione per pianta, stimata sulle 11 piante prova, risulta essere di 12,95 kg. Le piante non potate da due anni risultano avere una maggiore produttività, ulteriormente evidenziata dal confronto degli indici relativi al rapporto tra il peso delle olive raccolte e l’area della sezione trasversale (AST) del fusto della pianta.
In particolare su piante non potate da un anno è risultata del 69,4 % rispetto a quella ottenuta da
piante non potate da due anni, con una qualità dell’olio del tutto simile. La lunghezza del turno di potatura non sembra quindi avere effetti significativi su qualità e quantità di produzione delle piante, né tanto meno sulla regolazione dell’alternanza.
L’adozione di turni poliennali di potatura non sembra avere effetti significativi neppure sull’efficienza del lavoro in fase di raccolta, perlomeno se questa viene effettuata manualmente. Nonostante la maggior presenza di legno esaurito sulle piante non potate da due anni, infatti, la produttività del lavoro risulta simile per le due tesi considerate, ovvero di 8-9 kg/ora/persona.
Un ulteriore vantaggio dato dall’utilizzo di attrezzi agevolatori per la potatura e la raccolta è l’eliminazione dell’utilizzo di scale, con un significativo aumento della sicurezza sul lavoro per gli addetti.
Bibliografia
Bientinesi Federico, SOLUZIONI INNOVATIVE PER LA GESTIONE DEI CANTIERI DI POTATURA E DI RACCOLTA NELL’OLIVICOLTURA TRADIZIONALE ED INTENSIVA, Tesi di laurea - Università di Pisa (2008)
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