Bestiario olivicolo: come non vendere on line il proprio olio extra vergine di oliva
C'è una differenza sostanziale tra fiducia e cieco fideismo, come pure tra competenza e improvvisazione. A leggere i social il mondo olivicolo non ha fatto molti progressi negli ultimi decenni, neanche sulle nozioni di base
Le osservazioni che seguono non si riferiscono alla vendita attraverso siti aziendali con relativo shop, alle piattaforme dedicate all’extravergine oppure ai negozi on line. Si riferiscono invece ai quei produttori che avendo iniziato a utilizzare la rete, credono che per vedere il loro olio non servano esperti, siti di vendita o piattaforme, ma sia sufficiente postare qualche fotografia o scrivere luoghi comuni sui social più diffusi.
Gli esempi citati li ho raccolti nei primi sei mesi del 2022 da diversi social, eliminando riferimenti diretti e numeri di telefono e lasciando gli errori grammaticali. Non hanno nessuna pretesa di esaustività ne hanno intento critico: sono semplicemente degli spunti per riflettere su come non vendere l’olio, su come non danneggiare sé stessi e di riflesso l’intero comparto. Perché una fesseria scritta in rete è in balia di tutti.
Inizio con l’esempio che mi ha dato l’impulso a scrivere questo testo.
“Vendo olio extravergine di oliva a € 6,00 al litro di quest’anno. Garantisco sulla qualità”. Incuriosito da questa affermazione trovata in una pagina FB dedicata alla vendita di olio, chiedo: “Cosa intende quando dice: Garantisco sulla qualità?” Immediata la risposta: “Che le assicuro è un ottimo olio!” E poi a un altro internauta che chiede su quale analisi basa la sua affermazione, il veditore risponde: “Quest’anno non ho fatto le analisi perché produco olio a livello familiare e quindi non ne ho la necessità. Ma da analisi fatte anni dietro le posso confermare che l’acidità per questo tipo di coltura e per le lavorazioni fatte da me agli ulivi è sempre inferiore a 0,5”.
Inutile dire che la qualità non si misura a parole ma leggere che non si fanno le analisi perché non necessarie essendo una produzione amatoriale e chiudere dicendo che il tipo di coltura e la lavorazione sono la ragione dell’acidità, è come dire al cliente che non si ha minimamente idea di cosa sia un extravergine e di come lo si ottiene.
“Vendo olio extravergine di oliva, prodotto in casa. Il nostro olio è un olio extravergine di oliva, macinato a pietra dal gusto molto intenso lavorato come si faceva una volta, la spremitura avviene entro le 24H dalla raccolta, in più alle particolari caratteristiche di un' Olivo che vive accanto al mare Nonostante il tempo si mantiene bene grazie all'altro tasso di acidità sviluppata durante la spremitura”.
Credo che nessuno metta in discussione l’alto tasso di acidità di quest’olio lavorato come una volta, a pietra, entro 24 ore. E nessuno può oggettivamente e analiticamente entrare nel merito delle particolari caratteristiche poetiche che il mare conferisce alle piante. Tenendo conto però che le peculiarità dei frutti e quindi del prodotto dipendono dalla cultivar e non dal terroir nessuno si stupirebbe che difetti quali acqua di vegetazione, salamoia o fermentazione siano scambiati e quindi venduti per salinità marina.
“Olio extravergine di oliva, buonissimo. Posso consegnarlo a domicilio gratuitamente, se serve”. Quattro parole per definire la classificazione merceologica, sette per descrivere il sistema di consegna, un aggettivo inutile (buonissimo) per descrivere il prodotto. Eppure per vendere vino tramite la rete nessuno scriverebbe: "Vino, buonissimo. Posso consegnarlo a domicilio gratuitamente, se serve” perché probabilmente nessuno acquisterebbe un vino che è così descritto.
“Vendo olio bio, non pastorizzato, non filtrato e nessun trattamento in cantina”. Vi garantisco che questa frase è riferita a un lotto di olio che nell’inizio frase è definito extravergine e non si riferisce assolutamente a vino o aceto.
“Olio Extravergine di Oliva, 100% biologico. Olive situate prevalentemente sulla Roccia” Anche qui la poesia la fa da padrona. E’ vero che il territorio inteso nella sua completezza è un elemento fondamentale nella vendita prodotti italiani: pensiamo a Zibello e il suo culatello. Ma un conto è vendere un olio che narra la storia dei luoghi di produzione, un conto è dire che la maggior parte delle piante cresce sulla roccia, una componente del terreno degli impianti, che nulla aggiunge al flavor dell’extravergine.
“Vendo Olio Extravergine di Oliva Pugliese estratto a freddo di altissima qualità prodotto con sole olive italiane al 100%. 5 LITRI 40€ - 3 LITRI 27€”
E’ interessante notare la formazione del prezzo che si riduce del 10% al litro all’incremento del 70% della quantità. Ma è molto più interessante leggere che l’olio pugliese è prodotto con sole olive italiane. Questa precisazione induce il consumatore a pensare che l’olio di origine pugliese possa normalmente essere prodotto anche con olive di alte nazioni. E’ vero che a volte questo succede, ma si tratta di frode opportunamente occultata.
“Olio Extravergine genuino e saporito come appena fatto in frantoio. Noi siamo contadini, non rivenditori da supermercato. E la spedizione LA PAGHIAMO NOI!”
Un non senso dietro l’altro: genuino e saporito sono termini poco o nulla hanno a che fare con l’olio; essere rivenditori da supermercato non è un crimine e spesso l’olio del contadino lascia a desiderare non poco. Per fortuna almeno l’informazione sulla spedizione ci racconta un pregio di quest’olio.
“Hai due modi per farti raccontare l'antica tradizione frantoiana: 1. Parlare con chi la conosce bene 2. Assaggiare il nostro olio Mosto. Mosto è un olio grezzo, non filtrato che viene estratto a freddo da cultivar Ogliarola del Vulture e Nocellara” Per fortuna viviamo la contemporaneità e non l’antichità, altrimenti ci faremmo un’idea sbagliata del lavoro dei frantoiani assaggiando un olio non filtrato 8 mesi dopo essere stato prodotto (annuncio letto a giugno). L’inutilità del claim “estrazione a freddo” viene qui ulteriormente umiliata da un olio che avrà sicuramente importanti sentori di fermentato e morchia dovuti alla marcescenza di tutte quelle particelle di oliva che per l’appunto non sono state rimosse dall’ olio.
“SPEDIZIONE GRATUITA. Premitura rigorosamente A FREDDO. Acidità quasi inesistente. Olio e olive non trattate chimicamente. 100% qualità naturale di contadino, no fabbriche”. Anche in questo caso “spedizione gratuita” e “a freddo” sono scritte in maiuscolo, perché per l’autore probabilmente sono due aspetti sostanziali per qualificare il suo olio. A cui unisce quello più importante e cioè che si tratta di un olio che ha origine contadina: non è un realizzato in un laboratorio chimico dentro una fabbrica per esterificazione, non è un olio di sintesi come quello per i motori delle automobili. Chissà perché il produttore ritiene necessaria una precisazione come questa: forse ha paura che il consumatore assaggiandolo si confonda.
“Vendita olio extravergine 5 euro a litro x info chiamare”
Una sola osservazione: voi chiamereste?
“Olio extravergine di oliva Leccino Spremuta a freddo Con il 3% acidità Produzione Propia Eccellente qualità” Vista l’acidità dichiarata sicuramente sarà un eccellente olio, lampante.
“Vendo Olio di oliva di mia produzione. Estratto a freddo Gradazione di acidità bassissima 0.6/0.8 Annata 2020. Ottima qualità” (Post di maggio 2022). Ben sapendo che l’acidità non è un parametro importante per il consumatore finale, dire che 0,8 (e cioè il valore limite per considerare un olio extravergine) sia un indice di ottima qualità lo ritengo decisamente eccessivo.
Annuncio in social dedicato all’extravergine “Vendo Olio di oliva pugliese acidità 0.9% prodotto nell'ultima campagna di produzione 2021/2022 nei mesi di ottobre novembre, € 10”. Ma è olio di oliva o olio vergine di oliva? Dall’acidità si direbbe vergine…
Chiudo questa breve rassegna con un annuncio anticipato da una vistosa fotografia dove sono riprodotti tre sacchi di plastica all’interno di un frantoio, chiusi ermeticamente, pieni di olive. “Olio puro extravergine di oliva calabrese di produzione propria annata 2021/2022 estratto a freddo con bassissima percentuale di acidità (circa 2%)…” L’autore, qualora ci fossero controversie sull’origine di una percentuale così alta di acidità e sicuramente su un’altra serie di difetti dovuti alle fermentazioni (tanto da declassarlo a vergine/lampante), posta una fotografia, al fine di evitare ogni possibile dubbio.
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Commenti 4
Claudio Premoli
07 luglio 2022 ore 10:43Articolo molto pertinente e che dovrebbe far riflettere il consumatore, soprattutto quello che si intende poco di olio d'oliva ma che ne fa uso giornalmente in cucina.
Ottavio Ranch
04 luglio 2022 ore 15:24Articolo assurdo. Si tratta di piccoli uliveti privati. Forse mezzo acro o un intero acro. Quelle persone producono troppo per se stesse e vendono ciò che resta a un prezzo basso. La qualità dell'olio è perfetta. Non vi è alcuna manomissione dell'olio d'oliva. Metti in chiaro i tuoi fatti.
Michela Ghiorzi
03 luglio 2022 ore 18:21Molto interessante! Purtroppo vero e molte persone ci cascano, perché non si è ancora superata l'idea "olio del contadino=olio genuino". Compriamone 5 latte da 5 litri, anzi, meglio, facciamo un gruppo d'acquisto, così abbiamo olio per tutto l'anno, possibilmente del 2020, buona annata, che ce lo mandano anche con consegna gratis e magari ce lo fanno 4 €/l
Paolo Di Gaetano
02 luglio 2022 ore 17:02Articolo davvero interessante, la ricerca che hai fatto sui Social scatta una foto sulla situazione olivicola Italiana, purtroppo in molti non conoscono nemmeno le basi legislative dell'olio extravergine, e cosa ancor più grave, tutti si sentono produttori, nel vino non esiste una situazione simile, neanche a cercarla. Inutile dire la ridicolaggine dei vari Claim "senza pesticidi", "senza chimica" (?), "solo olive", "olio puro",etc. che ahimè si leggono anche su inserzioni di aziende in regola con il confezionamento. L'ultimo slogan che và molto forte è: "l'olio del supermercato" (perché poi si tira fuori sempre il supermercato per denigrare qualcosa?). La cosa che mi meraviglia di più sono quelli che comprano questi prodotti, affascinati dal clima bucolico e dai vari claim sopra descritti. Paradossalmente certi venditori, a una certa categoria di consumatori, danno più fiducia di una azienda in piena regola. Sta ai produttori seri continuare a fare comunicazione e formazione