L'arca olearia 04/02/2022

Potatura dell'olivo: il momento ottimale per iniziare

Potatura dell'olivo: il momento ottimale per iniziare

Il momento in cui effettuare la potatura deve tener conto del tipo di suolo ma anche dell'influenza sull'incidenza di attacchi fungini e batterici, oltre che del periodo in cui vogliamo l'inizio del rigoglio vegetativo


I dati climatici delle temperaure registrate durante il periodo ottobre 2021-gennaio 2022 stanno evidenziando un accumulo termico maggiore rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Quando si vanno a fare interventi di potatura che agiscono come uno stimolo alla ripresa dell’attività vegetativa dobbiamo prendere in seria considerazione gli aspetti del clima , ormai cambiato negli ultimi 10 anni, caratterizzati da inverni con minime termiche in aumento, che agiscono, gioco forza sul comportamento vegetativo di tutte le piante e a maggior ragione su quello delle sempreverdi come l’olivo.

La potatura è una delle principali pratiche colturali che regolano la produzione olivicola, adottata nei secoli dall’uomo per rendere la pianta idonea all’ottenimento delle produzioni quanti-qualitative ricercate e per tentare una riduzione nei costi colturali legati essenzialmente alla raccolta. Determinare il momento ottimale in cui  farla è uno degli aspetti principali di cui deve tener conto l’olivicoltore in dipendenza di alcuni fattori quali: vigore vegetativo della coltura, varietà, caratteristiche pedologiche del suolo, esposizione dell’oliveta, superficie da potare, forma di allevamento, densità di piantagione, possibile rischio di gelate tardive,andamento termico del periodo autunno invernale.

Se l’oliveto, avrà un elevato rigoglio vegetativo (casi rari!), e quando si trovi in zona collinare o di media collina al di sopra dei 200 metri sul livello del mare, in presenza di terreni prevalentemente argillosi e freddi, la potatura potrà essere effettuata nel periodo novembre-gennaio allo scopo di: favorire l’arieggiamento della chioma durante il periodo di minor luminosità (soprattutto in zone meno soleggiate) e ridurre l’incidenza di attacchi fungini e batterici, poiché in tali zone è minore il rischio di gelate. Ove questo problema esiste come nelle zone di fondovalle, in presenza di terreni sabbiosi e caldi, in zone litoranee ove l’ambiente pedo-climatico favorisce l’anticipo del germogliamento è buona cosa ritardare la potatura la periodo di fine inverno- inizio primavera (marzo-aprile), in tali casi si sono ottenute normalmente le maggiori produzioni di olio unitarie. 

Potature effettuate a ridosso della ripresa vegetativa (febbraio-inizio marzo), variabile a seconda di alcune delle condizioni sopra elencate, possono causare una polarizzazione della linfa verso i tessuti più giovani e ricchi di acqua con un danno alla produzione soprattutto se l’inverno decorre con minime termiche superiori ai 10 C° che tendono a stimolare la pianta a vegetare,  che può essere accentuato dall’aver effettuato eccessive concimazioni azotate magari associate a piogge e a temperature miti. Lo stimolo vegetativo indotto dalla potatura sarà tanto maggiore , quanto più intensa sarà la potatura eseguita. Tale operazione se può rendersi necessaria quando ci sono le condizioni per recuperare olivete abbandonate, o colpite da attacchi di rogna dell’olivo (Pseudomonas savastanoi spp.), sempre più frequentemente osservati negli ultimi anni in olivete superintensive e intensive per l’impiego di macchine ad organi battenti.

Anche  dove si impieghino pettini agevolatori, spesso caratterizzati da un elevata efficacia di raccolta ,si hanno spesso  danneggiamenti alle branchette fruttifere, con formazione dei classici tumori batterici. Negli ultimi 2 anni, nelle zone soggette a danni da gelate tardive, si è osservato un incremento dei tumori batterici il cui agente è il batterio Pseudomonas savastanoi. In questi areali è forse opportuno anticipare la potatura per asportare le parti infette della pianta , poiché lasciandole sulla pianta durante l’inverno, periodo normalmente caldo umido, in condizioni di elevata densità di impianto,  in cui la vegetazione rimane a lungo bagnata, sempre nelle zone pianeggianti, in cui maggiore è l’escursione notte giorno che favorisce il formarsi di nebbie e rugiade ,che provocano un aumento della bagnatura fogliare creando così,condizioni favorevoli allo sviluppo delle forme svernanti di temibili  malattie fungine (Cicloconio, Lebbra). La potatura effettuata in novembre -dicembre, in questi casi, favorisce una miglior circolazione dell’aria e della luce all’interno della chioma, soprattutto  quanto più ci spostiamo verso le olivete del nord della penisola.

Il momento in cui effettuare la potatura deve tener conto anche del tipo di suolo: normalmente suoli tendenzialmente sciolti, caratterizzati da una più bassa capacità di campo, quindi con un minor contenuto idrico, tendono a riscaldarsi prima e ad anticipare il germogliamento e la ripresa vegetativa. In questi terreni ritardare la potatura al mese di marzo -aprile può contribuire a ridurre lo stimolo vegetativo  e prevenire, se in zone a rischio gelata, il danno dovuto al disseccamento delle mignole e e nei casi più gravi a spaccature nella corteccia, sulle quali,va successivamente ad insediarsi la rogna dell’olivo, che causa con la formazione del tumore batterico, il disseccamento delle branchette fruttifere.

Nel caso in cui si debba effettuare un drastico intervento di riforma dell’oliveto successivo ad anni di abbandono  o per passare ad altra forma di allevamento es. da monocono a vaso policonico, si interviene spesso con la capitozzatura della pianta ad un altezza di 70/100 cm da terra , oppure si capitozzano le branche principali se trattasi di piante secolari da rinnovare. Tale intervento, in termini di ripresa vegetativa esplica i migliori risultati quando attuato nel periodo  di marzo-aprile per l’Italia centrale.

Oggi la possibilità di utilizzare sonde di umidità del terreno, cui spesso sono associati anche geotermometri, possono contribuire a fornire una serie di dati che se ben analizzati possono nel tempo contribuire a farci capire quando avverrà il germogliamento, quindi, impostare l’epoca di potatura in consequenza.

Non potendo, ad oggi, prevedere l’arrivo della gelata tardiva con congruo anticipo, sarà opportuno in futuro e ove possibile, cercare di ripartire il rischio in olivete di medio grandi-dimensioni optando per una potatura differenziata nei mesi di novembre-gennaio( zone a minor rischio gelata) su una parte delle olivete e  su un'altra, zone a maggior rischio gelata (marzo-aprile). Le riserve di amido accumulate nel legno di potatura sono un prezioso alleato per superare al meglio un eventuale calo termico primaverile e favorire la ripartenza vegetativa.

Si deve se possibile, evitare di potare tutto nello stesso momento  poiché ciò richiede un elevata concentrazione delle ore di manodopera necessaria in un breve periodo e non sempre reperibile anche per le cause pandemiche a tutti note o perché impiegata anche in altre attività come le operazioni in vigneto,coltura che si tende a potare anch’essa sempre più alla fine dell’inverno, ove il rischio gelata esiste.

E’ importante considerare anche l’aspetto varietale.

Ci sono varietà caratterizzate da un anticipo nel germogliamento ad esempio in Toscana tra le principali il Frantoio, il Maurino, il Pendolino che a seconda dell’ubicazione dovranno essere potate dopo, rispetto ad esempio ad un Leccino, Leccio del corno o al Moraiolo che notoriamente tollerano meglio eventuali cali termici.

Per quanto riguarda i giovani impianti di  4/6 anni nei quali la potatura di formazione è importante per formare le branche principali ove si opti per un vaso policonico , intervenire ad fine inverno, consente  di indurre uno stimolo vegetativo nella pianta che potrà così  godere di una più lunga stagione vegetativa se ben irrigata e fertilizzata.

E nel caso in cui l’oliveto subisca un danno da gelo quando dobbiamo intervenire? Dipende molto dall’intensità del danno subito.In caso di cali termici al di sotto dei -5C° , con spacchi nella corteccia, bronzature fogliari e danni al parenchima fogliare  che spesso compromettono la produzione , suggerirei di attendere 30/40 gg , per intuire meglio quali sono i punti vegetativi da selezionare, per favorire la ripartenza vegetativa, prima di effettuare interventi cesori atti ad asportare le parti di ramo danneggiate. In impianti giovani di 1,2 anni, ove il ricaccio dalla base è importante , in caso di gelata, conviene lasciare più polloni per andare a selezionarli l’anno successivo o durante il periodo di fine estate se il diametro raggiunto è sufficiente.

Oggi esistono strumenti (stazioni meteo, geosensori, droni, immmagini satellitari, analisi del contenuto idrico e di azoto fogliare) che possono contribuire molto a migliorare la gestione e l’epoca di potatura, ma sempre integrati dalla presenza dell’uomo in campo , 365 giorni all’anno  per gestire al meglio  un importante operazione colturale come la potatura che come abbiamo detto può essere eseguita da novembre ad aprile, ma ogni oliveto ha il suo momento ottimale, che può variare da un anno all’altro,dipendendo anche  da come la pianta ha vegetato l’anno precedente e da altri fattori bio-climatici  la cui interpretazione è determinante per evitare di  compromettere buona parte della produzione.

di Paolo Granchi

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Commenti 1

Massimiliano Fois
Massimiliano Fois
10 febbraio 2022 ore 12:17

Ottimo articolo.