L'arca olearia

GRANDE DIFFUSIONE DELLA VERTICILLIOSI DELL’OLIVO. PREVENIRE NON E’ PIU’ L’UNICA SOLUZIONE

Nel Sud è la prima causa di deperimento e morte degli olivi. Gli impianti intensivi e quelli irrigati sono i più soggetti all’attacco che avviene attraverso le radici. Il fungo, che si sviluppa anche a spese di alcune colture erbacee, può vivere nel terreno anche per 10-15 anni

05 maggio 2007 | Alberto Grimelli

La verticilliosi dell’olivo, malattia il cui responsabile è un fungo deuteronicete, il Verticillium dhaliae Cleb., è diventata una delle malattie più temute per i nuovi impianti di olivo e può interessare anche le colture erbacee come il pomodoro, la patata, il peperone, la melanzana.
Quello che rende temibile il verticillio sono gli organi di propagazione i quali si possono conservare per molto tempo (anche 10-15 anni) in terreni che hanno ospitato precedentemente piante erbacee orticole infette.

La penetrazione del fungo all’interno delle piante di olivo avviene in genere attraverso le radici, a partire da lesioni causate da insetti, nematodi oppure attrezzi meccanici. Si può dire che più rara, ma sempre possibile, è la penetrazione attraverso rami tagliati con le operazioni di potatura.
La sintomatologia in seguito all’attacco della tracheoverticilliosi si manifesta con due tipi di
decorsi: acuto o cronico.
Nella sindrome acuta le foglie, all’inizio, appassiscono leggermente per poi disseccare e piegarsi a doccia nell’arco di pochi giorni assieme ai rami dove a volte restano attaccate; questo dipende dalla rapidità con cui si verifica la malattia. Le piante colpite, a volte secondo quanto riportato dalla letteratura scientifica, tendono a reagire mediante l’emissione di nuovi polloni nella parte inferiore del tronco.
La sindrome cronica si manifesta in maniera molto più lenta rispetto al caso precedente; le foglie ingialliscono, disseccano progressivamente, infine cadono.
In tutte e due i casi i sintomi compaiono prima sulla parte aerea per poi diffondersi verso il basso.

In ambo i casi, facendo una sezione di un rametto, questo presenta un’anormale colorazione marrone o bruno-nerastra, dei vasi di trasporto situati subito al di sotto della corteccia. I sintomi solitamente compaiono alla ripresa vegetativa (primavera) e vanno man mano aumentando col decorso stagionale. Alla fine dell’estate, i sintomi possono regredire, per poi in genere ripresentarsi con maggiore intensità l’anno successivo.

La lotta contro la verticilliosi è estremamente difficile sia per la sua capacità di conservarsi a lungo nel terreno, sia per la facilità di trovarsi ospite nelle diverse piante anche erbacee.
Gli accorgimenti che si suggeriscono per contenere questa malattia sono essenzialmente
di tipo preventivo.
Innanzitutto è buona norma procurarsi le giovani piante da un vivaista affidabile, in quanto è risaputo che una delle prima cause d’infezione è impiantare materiale già infetto.
Nel caso poi si voglia impiantare un oliveto su terreno che ha ospitato una delle colture erbacee a rischio di infezione si può procedere alla solarizzazione del suolo, ovvero alla copertura dello stesso con teli che facciano aumentare considerevolmente la temperatura del terreno al fine di “sterilizzarlo”. Tale tecnica risulta tuttavia efficace tanto più è abbondante la sostanza organica del suolo, quando quest’ultima fosse sotto all’1% gli effetti del trattamento risulterebbero molto modesti.

Oggi tuttavia sono state messe a punto profilassi che, pur dispendiose, consentono di curare, con ragionevole grado di sicurezza, gli alberi infetti.
Ovviamente, considerando che il fungo è presente nel terreno olivetato, il trattamento potrebbe non risultare definitivo e la malattia ripresentarsi dopo qualche anno a seguito di una nuova penetrazione del patogeno attraverso le radici dell’albero.

Su piante adulte trattamenti a base di Fosetyl-alumininium (1 Kg/100 litri) possono dare qualche risultato, anche se l’intervento,di seguito descritto, su giovani piante, offre certamente più probabilità di successo, anche se si tratta di interventi dispendiosi nel caso di necessità di intervento su un gran numero di piante.
Il trattamento, da effettuarsi a giugno e solo sulle piante infette, deve essere preceduto dalla potatura e dall'eliminazione dei rami e/o delle branche infette.

Preparazione della soluzione
Dose : 25 g/L di Dodine
oppure 12 g/L di Benomyl
Sciogliere il prodotto in acqua distillata e lasciarlo decantare per 10 giorni in comuni bottiglie di plastica. A sedimentazione avvenuta forare la bottiglia, con una punta metallica arroventata, al di sopra del materiale inerte depositato sul fondo e spillare il liquido limpido. Fare decantare per un’altra settimana e ripetere l’operazione di spillatura. Tale operazione è molto importante poiché le eventuali particelle in sospensione andrebbero ad ostruire inevitabilmente il foro praticato nel tronco.

Modalità di somministrazione
Dotazione: Trapano a batteria con punta da 5/6 mm - Siringhe da 60 ml per uso veterinario dotate di catetere centrale tronco conico.
Effettuare un foro profondo circa 5 cm nel tronco delle piante, a 20-30 cm dal piano di campagna, con una inclinazione il più possibile vicino alla verticale. Inserire con forza la siringa e riempirla parzialmente con la soluzione. Inserire una astina (fil di ferro) nella siringa sino ad arrivare all’interno del foro ed agitare ripetutamente. Tale operazione favorirà la fuoriuscita dell’aria presente nel foro stesso e consentirà un più efficace assorbimento della soluzione. Rabboccare la siringa e incappucciarla con piccoli sacchetti di plastica legati non troppo strettamente per mantenere inalterata la pressione atmosferica. Per piccole piante bastano generalmente due siringhe (120 ml di soluzione) anche in contemporanea; per casi gravi e/o piante più grandi la somministrazione può/deve essere ripetuta.

L’esito della cura si vedrà alla ripresa vegetativa dell’anno successivo.

Bibliografia

- Fodale e Mulè, Prove di lotta chimica al deperimento da Verticillium dahliae in olivo con diversi fungicidi somministrati per via xilematica, Informatore Fitopatologico,1999, n° 11, pp. 19-24
- Fodale et al, Chemical control of olive verticillium wilt by "dodine" trunk injection, Atti "Olivebioteq 2006", Vol II, Marsala 5-10 novembre 2006

Potrebbero interessarti

L'arca olearia

Senza potassio è inutile concimare l’olivo con azoto: l’influenza su crescita e produzione

La percezione che un aumento di azoto comporti un aumento della produzione porta a un'applicazione eccessiva di fertilizzanti azotati. Il potassio può invece presentare problemi di carenza per diversi problemi che ne impediscono l'assorbimento da parte dell’olivo

18 novembre 2025 | 09:00

L'arca olearia

Le molecole chiave che danno il sentore di muffa e riscaldo-morchia all'olio di oliva

Entrambi i difetti sensoriali potrebbero essere discriminati con successo dagli oli extravergini di oliva per mezzo di un'analisi molecolare. Ecco la correlazione tra la concentrazioni di due composti volatili e le intensità dei difetti

17 novembre 2025 | 13:00

L'arca olearia

Aumentare l’efficienza di estrazione in frantoio e la resa in olio: trucchi e segreti

La resa in olio al frantoio dipende dall’efficienza di estrazione che può variare dal 78 al 91% a seconda delle regolazioni delle macchine. Ecco quali sono i fattori che possono più incidere sula resa e come intervenire

17 novembre 2025 | 11:00

L'arca olearia

Effetti della gestione del terreno sul deflusso, erosione e proprietà del suolo in oliveto

Un confronto tra tre sistemi di gestione del suolo in ragione dei tassi di precipitazioni, deflusso e perdita del suolo in un oliveto. Il risultato peggiore si ha con l'uso intensivo di erbicidi per lasciare il suolo nudo

16 novembre 2025 | 12:00

L'arca olearia

L'inerbimento dell'oliveto: chiave per il controllo dei parassiti dell'olivo

L'attuazione di un buon inerbimento dovrebbe essere focalizzato, tra gli altri obiettivi, sul controllo fitosanitario, modificando il microclima del suolo, riducendo le oscillazioni termiche e l'umidità relativa, che ostacola lo sviluppo della mosca dell'olivo

15 novembre 2025 | 12:00

L'arca olearia

L'olio venduto a scaffale è davvero extravergine di oliva? Gli oli a basso costo spesso provengono da processi di produzione meno controllati

Se non c’è fiducia del consumatore l’unico motivo di guida diventa il prezzo a scaffale. La tensione di un continuo ribasso dei prezzi dell’olio extravergine di oliva porta a ridurre la qualità, intrinseca e percepita. Una spirale senza fine e un disallineamento tra le aspettative dei consumatori e la qualità effettiva del prodotto

14 novembre 2025 | 17:30