L'arca olearia 19/02/2021

Rischi e pericoli della potatura dell'olivo dopo una gelata tardiva

Rischi e pericoli della potatura dell'olivo dopo una gelata tardiva

Dopo la notte di San Valentino gli esperti meteo prevedono un nuovo ritorno di freddo a marzo. Occorre essere preparati a valutare il danno e la sua intensità ma anche ad intervenire adeguatamente con potatura e trattamenti


In buona parte del Centro Italia la notte del 14 febbraio, San Valentino, è stata ad oggi la più fredda del 2021, non proprio un idillio d’amore per le nostre olivete! La temperatura è scesa al di sotto dei meno 2C° già dalla mezzanotte e le minime termiche sono arrivate al loro minimo tra le 6 e le 7 del mattino con valori che hanno raggiunto nelle aree interne anche i -7C°.

Il danno da gelo che può subire un olivo è legato a diversi fattori: sensibilità varietale, ubicazione dell’oliveto, tipologia di gelata (da irraggiamento, da vento freddo), dal contenuto di acqua della pianta, della bagnatura fogliare esistente al momento della gelata, dalle massime termiche registratesi nei 15/20 giorni antecedenti la gelata, dall’età della pianta. Prima di indicare che cosa fare dopo la gelata occorre però valutare che cosa può essere fatto prima che ciò avvenga e se si può intervenire prima dell’evento gelivo al fine di limitarne i danni.

Se si parla di nuovi impianti di olivo: occorre innanzitutto conoscere l’ambiente pedoclimatico in cui andremo a realizzare i nuovi impianti. La “nuova” olivicoltura sta sempre più sviluppandosi in aree pianeggianti spesso di fondovalle, per gli ovvi vantaggi legati alla meccanizzabilità delle operazioni colturali, dove è normalmente più frequente che si possano verificare le gelate e dove si raggiungono minime termiche che possono danneggiare maggiormente soprattutto i giovani impiant . Dovremmo alzare la nostra attenzione di olivicoltori, quando ci troviamo in aree in cui negli anni antecedenti, sappiamo le gelate sono state dannose. Gli ultimi anni hanno visto aumentare le temperature medie autunno invernali, ciò ha favorito soprattutto in terreni tendenzialmente sabbiosi, per questo caratterizzati da un minor contenuto di acqua e come tali più facilmente “riscaldabili” , un anticipo della ripresa dell’attività radicale cui consegue un anticipo vegetativo.

In tali aree, si è osservato un minor danno da gelata tardiva quando :
a) Si è ritardata la potatura dalla seconda decade del mese di marzo in poi;
b) Si è ritardata la concimazione distribuendo il fertilizzante , soprattutto gli azotati , successivamente alla potatura;
c) Si è ritardata la lavorazione dell’oliveto, in quanto l’arieggiamento del suolo è favorevole e di stimolo alla ripartenza vegetativa.

Dotare l’azienda di un sistema di monitoraggio delle temperature e dei principali parametri climatici e del suolo (umidità , temperatura), aiuta nel tempo a meglio comprendere in funzione di come si presenta l’evento meteorico , anche le risposte della pianta e le azioni correttive e/o preventive da effettuarsi.

Ciò premesso, una volta che l’evento gelivo si è manifestato, le azioni di potatura su olivete in produzione possono e devono essere proporzionate alla dannosità che tale evento può causare e che non sempre sono immediatamente determinabili, ma che si manifestano prontamente al momento della ripartenza vegetativa normalmente nel mese di aprile/maggio e tanto più repentinamente quanto più è rapida la risalita delle temperature.

Il danno da gelo può essere leggero quando si assiste ad una clorosi fogliare e imbrunimento del margine fogliare soprattutto della vegetazione apicale dei germogli, spesso associato al disseccamento delle mignole presenti all’ascella fogliare, in tal caso si avrà un danno alla produzione, più o meno elevato a seconda dell’intensità della gelata, ma che difficilmente va ad intaccare la struttura della pianta. Sarà opportuno pertanto limitare al massimo la potatura in modo da lasciare le gemme rimaste e salvare il minimo di produzione che la pianta potrà ancora dare. Successivi interventi fogliari a base amminoacidica, con prodotti algali biostimolanti, ferro, calcio , magnesio e microelementi a breve distanza dall’evento potranno giovare al recupero dell’attività fotosintetica della pianta, meglio se ripetuti almeno 2/3 volte. Talvolta i ritorni di freddo sono associati a primavere asciutte, in tal caso, ove sia presente un impianto di irrigazione sarà indispensabile assicurare il giusto rifornimento idrico alla pianta nel periodo prefioritura- indurimento nocciolo per evitare ulteriori cascole di fiori e frutticini e per favorire la ripartenza della pianta è buona norma associare interventi fertirrigui , con prodotti adeguati.

Il danno da gelata che definirei medio può aumentare ed essere causa di microlesioni della corteccia dei rami e del germoglio, in tali casi soprattutto se il clima decorre umido con nebbie, bagnature fogliari e piogge è frequente che su tali ferite possano instaurarsi infezioni batteriche (rogna), sarà allora opportuno effettuare a distanza di 7/10 giorni trattamenti preventivi con prodotti rameici alla dose minima, meglio se veicolato da specifiche molecole, per ridurne gli apporti e la fitotossicità, da privilegiare nelle forme di ossido o idrossido e ripetuto anziché eccedere con i dosaggi, associati a prodotti contenenti amminoacidi che devono essere dati prima e separatamente come sopra detto. L’anno successivo rametti con presenza di rogna dovranno essere asportati con la potatura.

Il danno intenso da gelo e da neve, quando essa rimane a lungo sulle branche, oltre a provocare la stroncatura dei rami dovuto al peso della neve stessa, soprattutto in piante con abbondante chioma, è dovuto alla penetrazione del ghiaccio all’interno del tessuto vascolare dell’olivo causandone successivamente la rottura della corteccia che può compromettere e favorire il disseccamento di porzioni di branca o dell’intera branca stessa. Associato a tale danno si osserva una più meno intensa defogliazione della pianta. In tal caso conviene lasciare da potare la pianta per l’anno in corso e valutare il possibile rinnovo naturale oppure, facendo prove di scortecciatura dove risulta ancora verde il tessuto sottocorticale, procedere con potature di rinnovo.

Quando il tessuto a distanza di due mesi dall’evento, risulta completamente disseccato, è necessario purtroppo asportare l’intera branca e nei casi più gravi rinnovare la pianta dalla base del fusto, da cui normalmente avviene una rapida ripartenza vegetativa.

Il nuovo pollone che si originerà, è soggetto al rischio di stroncamento quando in futuro si dovessero applicare macchine vibro-scuotitrici, quindi sarebbe opportuno evitare polloni nati alla base dl fusto sopra alla corteccia, ma ricercarli nella parte sottocorticale più internamente.

Qualora si dovesse intervenire con tagli di elevato diametro, non va applicata mastice sui tagli ma solo in corrispondenza del cambio, tra corteccia e legno per evitare la disidratazione del tessuto cambiale, la rimanente parte del taglio se trattata con mastici può favorire al di sotto del mastice stesso l’instaurarsi di condizioni favorevoli allo sviluppo d funghi lignivori, meglio effettuare trattamenti sulla ferita con prodotti rameici o prodotti contenenti Tricoderma antagonista, di funghi della carie.

Dovendo ripartire dalla base del fusto, occorre verificare se il germoglio si origini dalla parte selvatica, frequente nel caso in cui ci troviamo su olivete secolari, spesso innestate, oppure nella parte domestica, non sempre facilmente determinabile.

A tal proposito e visti gli eventi gelivi sempre più frequenti negli ultimi anni, occorre valutare al momento dell’impianto se ci troviamo in aree “fredde”, soprattutto su impianti intensivi o superintensivi l’opportunità di utilizzare piante da talea, per la sicura ripartenza da un callo non selvatico, anziché da innesto.

Non tutti i mali vengono per nuocere….. si è osservato, in olivete della Maremma a seguito della gelata primaverile di fine febbraio 2018 e il conseguente rinnovo della vegetazione e abbruciamento con la potatura entro il mese di aprile, la notevole riduzione di galle da cecidomia fogliare ( Dasineura oleae) in aree in cui il fitofago fillofago era molto presente .

Quindi la potatura consequente ad eventi gelivi, va proporzionata al danno che si manifesta e del quale possiamo avere cognizione, o basandosi su dati meteo reali e/o pregressi, ai relativi effetti osservati e quindi agire di conseguenza rispetto a quanto fatto in passato, oppure attendere l’evolversi vegetativo dell’oliveto e quindi non aver fretta di…..potare!

di Paolo Granchi