L'arca olearia

L'olivicoltura eroica, un malato terminale che non vuole morire

In alta collina o in montagna produrre olio extra vergine d'oliva è un'impresa che va oltre l'economia, oltre il paesaggio, oltre la preservazione del territorio dal dissesto idrogeologico. E' storia d'Italia, presente e passata. Ma può vivere nel futuro? Forse sì, ma oggi manca qualcosa

04 maggio 2018 | Alberto Grimelli

I costi di produzione di un litro d'olio extra vergine d'oliva in alta collina o montagna sono esorbitanti, portando il prezzo dell'olio fuori mercato, come dicono gli esperti.

Se la vediamo da un punto di vista prettamente economico, quindi, l'azienda olivicola di collina o montagna dovrebbe chiudere all'istante.

Una sorta di eutanasia di massa, poiché solo in Toscana questa olivicoltura vale quasi il 60% del totale, che costerebbe molto, moltissimo in termini di paesaggio e di dissesto idrogeologico, poiché, come dice il detto: “se il contadino lascia la montagna, la montagna dopo poco lo segue”.

Il rischio sociale di un abbandono diffuso, e oggi siamo sulla buona strada, sarebbe altissimo ma, ovviamente, la collettività preferisce ignorare i costi impliciti di un abbandono, salvo poi recriminare sulle spese per l'assistenza in caso di calamità.

L'olivicoltura eroica si trova, quindi, apparentemente in un vicolo cieco, come fosse un malato a cui hanno diagnosticato una fine infausta ma che ancora non crede nella prognosi, lottando disperatamente per non morire.

E' quello che è sostanzialmente emerso durante il convegno "L'olivicoltura eroica" alla Certosa di Calci (PI), organizzato dall'IGP Toscano. Con l'aggravante che tra i relatori, che parlavano di futuro, e gli uditori, che vedevano solo il presente, sembrava si fosse innescato un cortocircuito.

Mentre i relatori, come Giovanni Caruso dell'Università di Pisa, cercava di delineare un futuro in cui l'agricoltura di precisione, con tutti i suoi strumenti (droni compresi), poteva servire alla razionalizzazione dei costi e a una migliore produttività dell'oliveto, gli olivicoltori si preoccupassero, giustamente, dei danni provocati da cinghiali e ungulati nei loro oliveti.

La battaglia quotidiana per sopravvivere è troppo ardua anche forse per vedere che le prospettive per valorizzare il proprio prodotto ci sono, grazie all'innovazione e alle nuove tecnologie olearie, unitamente alle varietà locali, come spiegato da Maurizio Servili dell'Università di Perugia, ma anche grazie a una storia e tradizione a cui ci si può appoggiare, almeno per la comunicazione, e che vuole che l'olio di Buti fosse celebrato persino durante l'Esposizione universale di Parigi del 1867, come ricordato da Rossano Pazzagli dell'Università del Molise. Dal passato si può persino imparare. La formula della “multiproprietà” dei frantoi di qualche secolo fa, illustrata da Giuliana Biagioli dell'Università di Pisa, basata sui “carati”, ovvero sui giorni d'uso del frantoio, non è più attuale oggi, ma vi sono altre formule, come le reti d'impresa che possono permettere economie di scala e sinergie simili. Certo, oggi ci sono nuove sfide, come il contenimento della mosca olearia che i cambiamenti climatici rendono più complicato, come ricordato da Ruggero Petacchi della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa, ma la ricerca prosegue e chi ne può beneficiare sono anche i territori marginali.

La vera sfida, oggi, è far comprendere che ci parla di futuro e di parla di attualità sono alleati e che la risoluzione delle criticità dell'oggi, dagli ungulati alle carenze logistiche e infrastrutturali, non può essere slegata da una visione del futuro che cerca di capire come e con quali modalità l'olivicoltura eroica può proiettarsi nei prossimi decenni.

L'olivicoltura eroica deve superare le criticità odierne sapendo che non potrà contare su aiuti diretti ma, eventualmente, solo su azioni mirate le cui strategie e linee guida, però, vanno decise oggi.

Potrebbero interessarti

L'arca olearia

Un confronto tra la resistenza al gelo di varietà di olivo europee e caucasiche

Con lo spostamento della coltivazione dell’olivo sempre più a nord si pone il problema di avere varietà resistenti a ondate di gelo improvvise. Le cultivar italiane già danneggiate a -7 gradi ma ci sono varietà che resistono a -14 gradi centigradi

21 ottobre 2025 | 16:00

L'arca olearia

L’importanza della dimensione della griglia del frangitore sulla resa in olio delle olive

L’effetto sulla resa in olio della dimensione della griglia di un frangitore a martelli è più pronunciata sui frutti verdi rispetto ai frutti maturi. L’influenza anche sul contenuto fenolico dell’olio extravergine di oliva

20 ottobre 2025 | 13:00

L'arca olearia

I retroscena e i dettagli tecnici sul nuovo limite per gli steroli della Coratina: 800 mg/kg

Nessun trattamento di sfavore per la Coratina, anche per Koroneiki e Nocellara del Belice ora il limite è provvisorio fino a fine 2027. Le tre possibilità analitiche per renderlo definitivo: rapporto steroli liberi/legati, rapporto acidità libera/gliceridi parziali e polifenoli. Ecco il percorso più agevole e conveniente secondo Maurizio Servili dell’Università di Perugia

17 ottobre 2025 | 18:00 | Alberto Grimelli

L'arca olearia

L’effetto di biostimolanti ed estratto di aglio sulla produzione e resa in olio della Coratina

I preparati biologici che contengono un numero sufficiente di microrganismi, principalmente ceppi brevettati, sono noti come biofertilizzanti, apportando quanto serve in determinanti perriodi di stress della pianta, migliorando le sue performance e quindi anche la resa in olio delle olive

17 ottobre 2025 | 17:30

L'arca olearia

Forza di distacco e caduta naturale delle olive durante la maturazione

Le relazioni tra stress idrico e cascola di olive nonchè tra la forza di ritezione del frutto e il carico di frutti. L'andamento della forza di distacco delle olive nelle settimane precedenti la raccolta differisce a seconda dell'anno ed è irregolare durante la maturazione. Ecco perchè

17 ottobre 2025 | 17:15

L'arca olearia

Ecco come il cambiamento climatico ridurrà la resa in olio delle olive

La temperatura estiva è negativamente correlata con l'insorgenza dell'accumulo di olio, il tasso di accumulo e il massimo contenuto di olio. Ecco come potrà variare la resa in olio in ragione di diversi scenari di cambiamenti climatico

17 ottobre 2025 | 16:40

Commenta la notizia

Per commentare gli articoli è necessario essere registrati

Accedi o Registrati