L'arca olearia
INERBIMENTO CONTRO LAVORAZIONI. LA QUANTITA’ DEI FRUTTI E LA QUALITA’ DELL’OLIO DIPENDE ANCHE DA QUESTA SCELTA
La gestione del terreno rappresenta spesso un parametro agronomico poco considerato in olivicoltura. Disponibilità idrica, stagionalità, grado di erosione, sono molti i fattori da considerare
29 aprile 2006 | Alberto Grimelli
Era consuetudine lavorare il terreno più volte nel corso dellâanno. In alcuni casi si trovano ancora oliveti, condotti secondo schemi rigidamente tradizionali, che vengono lavorati anche cinque-sei volte durante lâanno.
Se certi eccessi sono frutto di una scarsa cultura agronomica, resta, in molti casi il dubbio se optare tra inerbimento o lavorazioni del terreno.
Si tratta di scelte che, solo allâapparenza, sono inconciliabili.
La lavorazione del suolo è una tecnica che consente di ridurre, o annullare, la competizione tra infestanti e coltura, rendere quindi disponibile una maggiore quantità di acqua agli olivi, oltre che interrare eventuali concimi.
Lâinerbimento è una tecnica, invece, che consente, nel medio-lungo periodo, di stabilizzare ed aumentare la quantità di sostanza organica del suolo, così lâattività microbica del terreno, oltre che ridurre significativamente lâerosione.
Eâ evidente che, tendendo conto degli indirizzi di sostenibilità ed ecocompatibilità dellâagricoltura, lâinerbimento risulterebbe la pratica agronomica più indicata.
Esistono tuttavia alcune problematiche, relative alla gestione dellâinerbimento, che vanno attentamente considerate.
La gestione del suolo inerbito, sia naturalmente sia artificialmente, è infatti più complessa e richiede maggiori attenzione rispetto a quanto sia per un suolo lavorato. Vengono richieste competenze, non elementari, di agronomia oltre che una certa sensibilità e conoscenza del territorio.
Il principale pericolo è infatti lâinstaurarsi di una competizione tanto nutrizionale quanto idrica tra coltura e prato. 
Se è praticabile, con qualche cautela, ridurre la competizione nutrizionale, in particolare ricordando, almeno nei primi anni, di apportare dosi di concime azotato supplementari (circa 1 qle di urea/ettaro per anno) e di rompere lâinerbimento ogni 3-4 anni per interrare concimi fosfo-potassici, lâinstaurarsi di una competizione idrica dipende essenzialmente dalla pluviometria della zona, anche considerando lâintensità e i giorni di pioggia nella stagione estiva, dalla possibilità di disporre di un impianto di irrigazione e dal numero di sfalci che si prevedono e si possono eseguire durante il periodo siccitoso.
In generale si consiglia sconsigliabile lâinerbimento con precipitazioni annue inferiori ai 500-600 mm, mentre è assolutamente praticabile con una condizione di piovosità di 700-800 mm, o superiore. Sebbene questo siano buoni indicatori, non devono essere presi come dati assoluti ma come semplici indici. Eâ anche importante considerare, in virtù di un clima che sta cambiando e che non offre precisi punti di riferimento, la frequenza con cui si alternano stagioni particolarmente siccitose, stagioni piovose e stagioni ânormaliâ. Se infatti la frequenza di stagioni particolarmente siccitose sia elevata o vi sia, anche sulla base di dati storici, una simile tendenza è bene valutare attentamente lâopportunità di un inerbimento. Essere nelle condizioni di dover frequentemente, magari ogni 2 anni, distruggere il prato, non consente infatti lâinstaurarsi di quei favorevoli equilibri che sono tra i maggiori benefici dellâinerbimento. 
Giova ricordare che la disponibilità di nutrienti e di acqua, in particolare in alcune fasi fenologiche, risulta decisiva per favorire una buona produzione quanti-qualitativa.
In particolare è noto che lâolivo è particolarmente vorace di azoto e di potassio durante la fioritura, lâindurimento del nocciolo e lâinolizione. Così pure, durante lâallegagione è importante che lâolivo disponga di una buona disponibilità di acqua.
Eâ altresì noto che un eccesso dâacqua durante la fase di inolizione e di maturazione possa portare a una riduzione del contenuto di polifenoli e a una diluizione dei composti minori volatili.
Infine al contrario di quanto avviene per la maggior parte delle specie frutticole, secondo le autorevoli posizioni dei Prof. Montedoro, Servili e Pannelli, âla migliore qualità del prodotto si consegue più agevolmente in presenza di produzione elevata, poiché questa allenta la maturazione dei frutti.â 
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