L'arca olearia
Varietà di olivo in etichetta? Serve aggiornare il fascicolo aziendale
Sono molte le etichette di olio extra vergine di oliva che riportano le varietà. Secondo la Repressione frodi il fascicolo aziendale dell'olivicoltore, costituito ai sensi del decreto 23 dicembre 2013, deve contemplare le varietà riportate sui documenti commerciali o sull'etichetta. Da una domanda nata per il “caso Taggiasca” un utile vademecum valido per tutta Italia
20 ottobre 2017 | R. T.
Il fascicolo aziendale costituito presso Agea, ai sensi del DM 23 dicembre 2013, assume il valore legale di autocertificazione per la pubblica amministrazione e, quindi, ha valore legale.
Quanto dichiarato, o omesso, sul fascicolo aziendale non può essere sottovalutato e, tra queste informazioni, vi è quella delle varietà presenti nei campi posseduti dall'olivicoltore.
Aifo Liguria ha chiesto chiarimenti al riguardo alla Repressione Frodi (ICQRF), ponendo il seguente quesito: “l’utilizzo in etichetta della locuzione “monocultivar taggiasca” da parte del confezionatore impone all’olivicoltore, ai fini della tracciabilità, di fornire le informazioni riguardanti la varietà coltivata?”
Questa la risposta dell'Ufficio Pref III della Repressione frodi:
L’art. 7, comma 3, del DM 10 novembre 2009, come modificato dal DM 23 dicembre 2013, dispone che «3. Gli olivicoltori devono costituire e/o aggiornare il fascicolo aziendale. Tale obbligo deve essere assolto prima della commercializzazione delle olive e/o prima della molitura delle olive……Nell’ambito del fascicolo aziendale gli olivicoltori forniscono, altresì, le informazioni riguardanti il numero delle piante e, se nota, la varietà coltivata nonché altre informazioni utili alla tracciabilità di prodotto…».
Pertanto, ai sensi della norma citata, il «fascicolo aziendale» dell’olivicoltore che vende le olive prodotte con l’indicazione delle varietà deve contenere anche il riferimento alle varietà dichiarate.
Inoltre, poiché le informazioni volontarie devono essere comprovate sulla base di elementi oggettivi e di documenti giustificativi, onde evitare ogni rischio di abuso a danno dei consumatori e distorsioni della concorrenza nel mercato degli oli, si fa presente che nella fattispecie le varietà, oltre che nel fascicolo aziendale, devono essere dichiarate anche nella relativa documentazione commerciale.
Sulla base di tale risposta emerge chiaramente che le varietà dichiarate, nei documenti commerciali (DDT o fatture di vendita) ma anche in etichetta, devono trovare riscontro nel fascicolo aziendale.
L'interpretazione data dalla Repressione Frodi è che l'olivicoltore non possa omettere di indicare il nome delle varietà sul fascicolo aziendale, obbligo che decade solo se le cultivar non sono note, e poi invece puntualizzarle in sede di vendita, ad altro operatore professionale (tipicamente il frantoio) o sull'etichetta.
Di più, la Repressione Frodi chiaramente afferma che il fascicolo aziendale deve essere aggiornato prima della vendita. Ricordiamo, a tal fine, che le modifiche al fascicolo aziendale contemplano data e orario della modifica.
Ma cosa si rischia nel caso non si ottemperi alla disposizione? Secondo l'ICQRF si contempla la fattispecie di “abuso a danno dei consumatori” e “distorsioni della concorrenza”. A tal fine ricordiamo che “se un’impresa tenta di falsare le scelte economiche del consumatore, ad esempio, omettendo informazioni rilevanti, diffondendo informazioni non veritiere o addirittura ricorrendo a forme di indebito condizionamento, l’Antitrust può intervenire anche in via cautelare e imponendo sanzioni che, per le pratiche messe in atto a partire dal 15 agosto 2012, possono arrivare a 5 milioni di euro...”
Ovviamente è obbligo delle associazioni di categoria, essendo dichiarazioni dell'olivicoltore, inserire tali indicazioni nel fascicolo aziendale con tempestività e attenzione, altrimenti non solo contemplando un danno per l'olivicoltore da stabilire in sede civile, ma esponendosi anche al rischio di querela di parte per abuso di ufficio.
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