L'arca olearia
Un oliveto è un progetto tecnico e tecnologico per proiettarsi nel futuro
Costituire un oliveto significa considerare Leaf Area Index, il rapporto D/M e l'areazione tra di versi palchi fogliari. Progettare un oliveto significa un occhio alla gestione e ai costi e uno anche all'ambiente, garantendo biodiversità e aumentando l'indice di qualità ambientale. Il progetto Olivoil di Stefano ed Andrea Gaudenzi
26 maggio 2017 | Andrea Sisti
Da quando ci siamo conosciuti sono passati più di venti anni. Dopo la gelata del 1985, quando agli inizi degli anni ’90 la maggior parte dei frantoi aziendali chiudeva per mancanza di olive e subito dopo la ripresa degli oliveti che nella fascia Spoleto – Campello - Trevi – Assisi attraverso le misure agroambientali ed il riconoscimento della DOP Umbria, iniziava un lento cammino verso la ripresa. Francesco e Rossana mi chiesero di aiutarli a fare un nuovo frantoio, quello dei genitori era piccolo, lavorava contoterzi ma soprattutto non era idoneo alla loro visione di olio.
Il concetto di qualità e non di resa erano già per loro una pietra miliare. Oltre a ciò doveva essere un luogo “bello” e caratteristico del paesaggio. Queste sono state le condizioni che ci siamo date all’epoca: il rapporto paesaggio-prodotto, il luogo di produzione trasparente e chiaro. I figli erano piccoli.
Stefano ed Andrea sono cresciuti con il “profumo” della molitura che per ognuno di noi umbri è un imprinting, è qualcosa che non ti scordi mai.
In questi anni Stefano ed Andrea sono cresciuti diventando parte integrante dell’azienda familiare contribuendone alla crescita e all’innovazione. Una crescita che si è basata su oliveti con una lunga storia, che hanno costituito la struttura di un ambiente socio-culturale e paesaggistico dell’Umbria, la Costa Trevana. Abbiamo riflettuto molto, poi abbiamo preso una decisione: investire su nuovi oliveti, su un’azienda olivicola che nasce si dall’esperienza italiana, umbra ma che punta anche sull’innovazione.
Abbiamo scelto la zona DOP Umbria dei Colli Martani, 25 ettari, di cui 20 a seminativo, acquistati dai due giovani Stefano ed Andrea, per costituire un impianto olivicolo, o meglio più oliveti. Siamo partiti dal nostro paradigma, le 3P.
Per progettare un oliveto occorre innanzitutto: conoscere la coltura dell’olivo, la grande biodiversità, le fasi fenologiche, i profili organolettici e sensoriali; quindi analizzare il territorio di riferimento, conoscere il microclima, la direzione, l’intensità e la periodicità dei venti, l’esposizione, la giacitura e la pedologia dei terreni, la disponibilità di acqua, le infrastrutture e nel mondo moderno anche la connettività, la possibilità di avere una rete per la realizzazione di una piattaforma tecnologica ovvero un secondo piano di “coltivazione”.
Le tre P,
Sono le condizioni per progettare un oliveto. L’esigenza di avere un patrimonio varietale diversificato, la costanza della produzione e la costruzione di un paesaggio rispettoso della connotazione culturale del territorio.
Nella pianificazione degli appezzamenti, 5 ettari li abbiamo destinati ad aree ecotonali di connessione ed oliveti esistenti recuperati, i 20 ettari in 9 poderi sistemati a girapoggio, ognuno con una cultivar e filari di impollinatori orientati secondo la direzione e periodicità dei venti caratteristica del periodo di allegagione, abbiamo introdotto nei diversi poderi filari di arbusteti ed arboreti da frutta con impollinazione entomofila, per aumentare la biodiversità ed al tempo stesso rappresentare un indicatore di qualità ambientale. Il sesto di impianto è stato definito sulla base delle cultivar e dell’ambiente per ottenere un LAI (Leaf Area Index) tra 0,9 -1 e per avere un rapporto D/M ottimale (sesti che favoriscono la ventilazione e la distribuzione del polline nel periodo di allegagione) e conseguentemente un rapporto di areazione tra di versi palchi fogliari.
Nella fase preliminare della preparazione dell’impianto abbiamo avviato la pratica del sovescio con favino, una leguminosa che ci ha dato la possibilità di verificare le aree del terreno che presentavano criticità ed al tempo stesso di apportare sostanza organica.
I diversi poderi sono stati infrastrutturati, con strade poderali e condotte per l’aria compressa, la sub-irrigazione ed il drenaggio nonché la rete tecnologica che sarà indispensabile per la gestione moderna ed innovativa degli impianti.
Le cultivar sono quelle tipiche della DOP dell’Umbria: Moraiolo, Dolce Agogia, Nostrale di Rigali, San Felice, Rajo, Pendolino, Leccino, Frantoio e Rosciola.
Ogni decisione sarà presa in tempo reale sia per la gestione che per il profilo del blend del prodotto che vogliamo realizzare. Ogni podere ha un profilo sensoriale, ogni periodo delle diverse fasi fenologiche verrà monitorato con droni e sensori per gestirne le diverse criticità e nella fase di maturazione verranno scelti i tempi nei quali si effettueranno prove di microoleificazione per stabilire l’epoca di raccolta per fare un prodotto identitario, trasparente e finalizzato al benessere dei clienti.
La gestione è già biologica, zero pesticidi, fertilità dei suoli integrata.
Il nostro portale olivoil* lo gestirà in trasparenza, il 1 settembre è in rete e vi aspettiamo ad ottobre per la prima pietra o scusate, per il primo olivo.
Bibliografia
*Marchio registrato dalla Landscape Office Agronomist stp
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