L'arca olearia

Annata difficile per l'olio d'oliva italiano? Allora tocca ai comunicatori

La situazione in giro per l'Italia è difficile, sempre più tormentata ma non disperata. Chi ha potuto e voluto ha saputo far qualità, pur magari con una riduzione delle quantità. In annate come queste è ancora più importante dare valore al lavoro dei produttori seri

04 novembre 2016 | Fausto Borella

Non smetterò mai di visitare l’Italia con le meraviglie che la circondano. Con l’ultima idea che mi è saltata in mene, da alcune settimane sto compiendo migliaia di chilometri per un format televisivo che andrà in onda su Alice e Marcopolo Tv e presenterà il Bel Paese olivicolo da nord a sud.

Ho ben presente la situazione, difficile, sempre più tormentata ma non disperata.

In Sicilia, le 8.000 piante di Nino Centonze a Castelvetrano erano sane e integre, da Giuseppe e Silvia di Vincenzo presso Mandranova, oltra 10.000 cultivar di Nocellara, Biancolilla, Cerasuola e Giarraffa, spiccavano per il loro splendore. Salvatore Cutrera a Chiaramonte Gulfi e Giovanni Galioto a Ferla nel Siracusano avevano i frantoi aperti e in funzione tutto il giorno e le olive erano sempre pulite e pronte per diventare olio di qualità. Grazie a “Fuoco”, il primo evento creato nei boschi di Buccheri a Siracusa e ideato da Daniele Miccione, ho assaggiato 12 aziende Siciliane che avevano appena franto e l’olio era superlativo. A Perledo nel punto olivicolo più alto d’Europa, sul lago di Como, Massimiliano Gaiatto aveva 600 piante senza alcuna traccia di mosca. In Toscana, sia in Lucchesia, sia nell’Aretino visitato di recente, c’era meno produzione ma di alta qualità. In Trentino sono soddisfatti e tra pochi giorni continuerò a camminare gli oliveti di decine di produttori sparsi in tutta Italia, ma la situazione è tutt’altro che catastrofica. Certo, c’è un calo della produzione, è vero, i produttori, quasi ogni anno devono combattere contro le annate di scarica dell’olivo e la famigerata mosca olearia.

Ma i produttori che ci leggono sanno come arginare questi fenomeni dannosi per la produzione e la qualità. Se invece l’annata non consente di raccogliere, non resta che prepararsi all’anno successivo, cercando con tutte le forze di debellare le malattie che infestano le olive.

Adesso tocca a noi comunicatori fare la parte principale e far comprendere in maniera netta e determinata, senza più fronzoli e orpelli, quali siano i produttori di qualità in Italia, regione per regione, collina per collina, spiegando che nessun olivicoltore ruba se il suo olio, una volta imbottigliato, esaminato, certificato, inscatolato, portato nelle fiere di settore e fatto viaggiare per centinaia di chilometri, costa 12/16 € mezzo litro. Certo sarà più conveniente prendere lattine da 3 o da 5 litri, ma adesso dobbiamo fare squadra intorno a quei produttori, che sempre più spesso si trovano in difficoltà per colpa delle avverse situazioni meteorologiche e parassitarie.

Volete un esempio concreto? A Lucca durante Extra Lucca Summer Edition a luglio abbiamo fatto assaggiare alle migliaia di turisti stranieri che sono transitati per tutto il mese, sedici tipologie di olio disposti su due banconi. I primi due oli erano quelli da pochi euro che si trovano sullo scaffale della grande distribuzione, spesso erano oli a loro familiari e quando ne sentivano l’odore ne apprezzavano le caratteristiche perché simili a quelle della propria tavola. Poi assaggiavano l’olio di Lucca, o il Moraiolo Umbro, o la Coratina Pugliese, passando per tutte le regioni italiane. Allora impazzivano, perché comprendevano che fino a quel momento avevano assaggiato e condito con liquidi maleodoranti e poco nutrienti. Il risultato è stato incoraggiante: tutti compravano almeno due bottiglie spendendo decine di euro.

Continuiamo così e diamo valore al lavoro dei produttori di olio seri.

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