L'arca olearia
Slow Food lancia il suo Presidio nazionale a difesa dell'olio extra vergine d'oliva
Slow Food lancia l'Extravergine del Presidio in occasione di Slow Fish. E' il primo progetto su scala nazionale dedicato al cibo quotidiano. I produttori dovranno rispettare un disciplinare rigoroso, che regola tutte le fasi di coltivazione e produzione
19 maggio 2015 | T N
L’olivicoltura italiana, quell’immenso patrimonio di olivi, di contadini e di frantoiani che popola la penisola italiana fino alle isole più meridionali, vive un momento di estrema sofferenza.
Uno strumento fondamentale per valorizzare il lavoro degli olivicoltori, in questa stagione danneggiati da condizioni climatiche avverse e in lotta contro una concorrenza sleale che assume sempre nuove forme. Questo in sintesi è l’Extravergine del Presidio, primo progetto su scala nazionale dedicato al cibo quotidiano presentato durante l’ultima giornata di Slow Fish.
"Con questo Presidio lanciamo un grido di allarme: sempre più uliveti vengono gradualmente abbandonati a causa di costi sempre crescenti e maggior concorrenza, e il risultato è una perdita irreversibile di biodiversità - commenta Gaetano Pascale, presidente di Slow Food Italia - Vogliamo che l’Extravergine del Presidio diventi uno strumento fondamentale per permettere ai consumatori di individuare produzioni buone e identitarie".
Francesca Baldereschi, responsabile dei Presìdi Slow Food italiani, ha raccontato i princìpi alla base del progetto: "I produttori dovranno rispettare un disciplinare rigoroso, che regola tutte le fasi di coltivazione e produzione". Mancanza di diserbo e tempo minimo di frangitura dopo la raccolta sono solo alcune condizioni fondamentali. "Insomma, il nuovo Extravergine del Presidio lancia un messaggio forte, facendosi testimone della situazione del settore, che poteva solo essere lanciato a livello nazionale, ribaltando la logica alla base di tutti i nostri Presìdi fino a ora", spiega Baldereschi. Gli oli sono dotati dell’etichetta narrante, con tutte le informazioni fondamentali che a volte la legislazione trascura, come il luogo di produzione o l’annata.
"Finalmente c’è qualcuno che racconta l’olio in modo diverso, valorizzando il lavoro degli olivicoltori - afferma Patrizio Gamba, produttore del ponente ligure, esprimendo il suo entusiasmo verso il progetto del Presidio - Quest’anno abbiamo raccolto poco più del 20% rispetto al solito, nonostante abbiamo lavorato il doppio".
Le linee guida del Presidio
Gli olivicoltori aderenti al Presidio nazionale dell’olio extravergine italiano dovranno avere oliveti di cultivar autoctone del territorio di appartenenza gestiti senza l’uso di fertilizzanti di sintesi e diserbanti chimici. Per eventuali trattamenti, sono consentiti soltanto prodotti a basso impatto ambientale, che garantiscano un residuo finale sul prodotto pari allo zero. Nel caso di pendenze o situazioni paesaggistiche complesse, le lavorazioni in campo dovranno seguire buone pratiche agronomiche per evitare l'erosione e gli smottamenti dei terreni. Inoltre, poiché potare o raccogliere le olive da piante secolari è molto più oneroso rispetto a impianti più giovani, per evitare l’abbandono degli oliveti più antichi, il Presidio prevede che almeno l’80% delle piante abbia un’età minima di 100 anni. Infine, i produttori dovranno dotarsi dell’etichetta narrante per raccontare e valorizzare adeguatamente la propria storia, il proprio territorio e il proprio lavoro.
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