L'arca olearia

La bufala dell'incremento di fertilità del suolo negli oliveti attraverso il sovescio

L'utilizzo di leguminose da seminare in autunno e trincare in primavera non aumenta la disponibilità di azoto per la pianta. Nessun aumento della produttività. Occorre quindi cautela nel pesare gli effetti benefici del sovescio in olivicoltura

06 dicembre 2013 | Graziano Alderighi

Una ricerca portoghese, effettuata a Suçães e Qta do Carrascal, nel nord est del Paese, sembra demolire molte certezze in merito ai presunti benefici del sovescio per l'olivo.
Angelo Rodriguez dell'Istituto politecnico di Bragança ha indagato sull'utilità del sovescio di leguminose nell'apporto di azoto alle piante di olivo.
Gli esperimenti sono stati effettuati da ottobre 2009 a gennaio 2012.

A Suçães il protocollo di ricerca prevedeva la semina di lupino (Lupinus albus L.) e una miscela di 11 specie di leguminose annuali auto-riseminanti. Due le tesi, una prevedeva la mancata fertilizzazione con azoto e l'altra la fertilizzazione con 60 kg ad ettaro.
A Qta do Carrascal protocollo, con l'aggiunta della semina di veccia pelosa (Vicia villosa Roth). Medesime le tesi a confronto.

Sono stati misurati i livelli di azoto nel terreno in autunno e nella primavera, dopo lo sfalcio della coltura da sovescio. La biomassa non veniva interrata ma restava sul suolo. Inoltre è anche stata misurata la produttività, ad albero e ad ettaro, degli oliveti.

In entrambi i siti si è registrato un picco di mineralizzazione di azoto all'inizio dell'autunno nel terreno dove stavano tornando a crescere le leguminose auto-riseminate. Nessun particolare picco è invece stato registrato in presenza di flora spontanea.
Nel complesso, secondo i ricercatori portoghesi, l'effetto delle colture di copertura sulla disponibilità di azoto nel suolo pare essere lieve e di breve durata, specie se si tiene conto dell'elevata quantità di fitomassa trinciata.

L'effetto del sovescio sulla produttività dell'oliveto e sulla concentrazione di azoto nelle foglie si è dimostrata statisticamente significativa solo in poche occasioni.

Nelle conclusioni i ricercatori consigliano quindi cautela nella gestione delle colture leguminose da sovescio a causa dello scarso livello di trasferimento di azoto dalle leguminose agli olivi.

Bibliografia

M. Ângelo Rodrigues, Carlos M. Correia, Ana Marília Claro, Isabel Q. Ferreira, José C. Barbosa, José M. Moutinho-Pereira, Eunice A. Bacelar, Anabela A. Fernandes-Silva, Margarida Arrobas, Soil nitrogen availability in olive orchards after mulching legume cover crop residues, Scientia Horticulturae, Volume 158, 4 July 2013, Pages 45-51, ISSN 0304-4238

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Nicola Caporaso

10 dicembre 2013 ore 12:51

Studiare queste cose in un solo anno, anno e mezzo, non ha senso. Chi conosce temi di fertilità del suolo sa che è necessario almeno un triennio. E come insegnano i libri da mezzo secolo, è importante la relazione carbonio/azoto (C/N), altrimenti la mineralizzazione è troppo rapida e tutto il lavoro è inutile. Fatto bene serve, altrochè! Parlare di "bufala" significa indurre gli agricoltori a dubitare dell'utilità delle buone pratiche agricole sulla sostanza organica e fertilità del suolo... con possibili risultati catastrofici come può vedere nella Spagna olearia..

GIOVANNI PASSERI

07 dicembre 2013 ore 18:56

La tesi mi sembra quanto meno dubbia:
- "La biomassa non veniva interrata", quindi non si può parlare di sovescio vero e proprio.
- l'utilità del sovescio è legata non tanto all'apporto di azoto, quanto all'incremento della sostanza organica, che comunque deve essere interrata, specialmente negli ambiento caldo-aridi.
Non si può liquidare in questo modo - "La bufala" - un processo scientificamente dimostrato e comprovato in vari modi
Del resto il giudizio conclusivo delle prove in questione è espresso in termini di "pare" e "con cautela". Ovverossia è tutto da dimostrare.