L'arca olearia 06/10/2012

Alchil esteri. Fatta la legge, ora scatta la bagarre su come interpretarla

Alchil esteri. Fatta la legge, ora scatta la bagarre su come interpretarla

Una recente riunione al Mipaaf doveva essere conclusiva, invece ne è uscito un nulla di fatto. Gli operatori non hanno trovato la quadra su come applicare l'art. 43 del decreto sviluppo. La filiera si è nuovamente spaccata in due. Ecco quali sono ora le tre ipotesi più probabili


L'articolo 43, comma 1 bis, del decreto sviluppo, convertito in legge il 7 agosto scorso torna a far discutere.

Il problema è diventato come applicare una norma che sarebbe stata scritta male, prestandosi a molteplici interpretazioni e così potendo dar luogo a infiniti contenziosi.

Riportiamo l'articolo “incriminato”:

Al fine di prevenire frodi nel settore degli oli di oliva e di assicurare la corretta informazione dei consumatori, in fase di controllo gli oli di oliva extravergini che sono etichettati con la dicitura «Italia» o «italiano», o che comunque evocano un'origine italiana, sono considerati conformi alla categoria dichiarata quando presentano un contenuto in metil esteri degli acidi grassi ed etil esteri degli acidi grassi minore o uguale a 30 mg/Kg. Il superamento dei valori, salvo le disposizioni penali vigenti, comporta l'avvio automatico di un piano straordinario di sorveglianza dell'impresa da parte delle autorità nazionali competenti ai controlli operanti ai sensi del regolamento (CE) n. 882/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 29 aprile 2004.

 

Tre le problematiche principali sollevate da questo dispositivo, che, lo ricordiamo, è comunque già legge dello stato.

Il problema "categoria"

L'articolo 43 parla di conformità alla categoria dichiarata. La categoria, ai sensi del Reg. CE 1019/02 è quella commerciale, ovvero extra vergine d'oliva.

Il problema “salvo disposizioni penali vigenti”

Si collega al problema categoria. Se viene superato il limite dei 30 mg/kg di alchil esteri non corrisponderebbe più alla categoria extra vergine e ne risulterebbe un illecito penale: la frode in commercio.

Il problema controllori

L'articolo 43 fa espressamente riferimento al Reg. Ce 882/2004, recepito in Italia col Dlgs 194/2008 e che individua, come autorità di controllo, le Asl. La Asl, però, non avrebbero le competenze per controlli in materia di prodotti alimentari.

 

Tali problematiche sono state evidenziate e la speranza dell'Icqrf era quella di trovare una sintesi, ovvero un'interpretazione condivisa tra i vari attori della filiera, magari da esplicitare anche attraverso una circolare ministeriale, in maniera da iniziare ad applicare la norma fin dalla campagna 2012/13.

La quadra del cerchio, con grande disappunto dell'Icqrf, non si è però trovata e la filiera si è nuovamente trovata spaccata a questo appuntamento. La riunione presso il Mipaaf si è risolta in uno scontro tra i vari soggetti, uscendone un nulla di fatto.

Da una parte vi erano olivicoltori e frantoiani, soprattutto Unaprol, Cno e Aifo, che sostenevano la necessità di dare un'interpretazione nel rispetto della volontà del legislatore, al di là di formalismi. Nei casi specifici: categoria sarebbe dovuta essere interpretata come dichiarazione d'origine; salvo disposizioni penali vigenti sarebbe da intendersi come illeciti riscontrabili durante i controlli e non direttamente discendenti dal superamento del limite degli alchil esteri; i controllori dovrebbero essere comunque, senza scavalcare le Asl, tutti quelli titolati dalla legge ad effettuare verifiche sui prodotti alimentari.

Dall'altra parte imbottigliatori e industriali, in particolare Federolio, che ponevano il problema che simili interpretazioni apparivano eccessivamente elastiche e non rispettose del dettato letterale della norma. E' stato posto l'accento sul fatto che, parlando di categoria il decreto si pone in conflitto con la normativa europea (Reg 61/2011) sugli alchil esteri, aprendo le porte a un potenziale conflitto con Bruxelles.

In mancanza di un'interpretazione condivisa con gli operatori, l'Icqrf ha chiesto una nuova riunione con le altre autorità di controllo al fine di verificare la possibilità di giungere a un'interpretazione condivisa almeno tra i controllori, così da poter applicare l'art 43 fin dalla campagna 2012/13.

 

Si aprono così tre scenari, tutti egualmente possibili:

1) la norma rimarrà disapplicata

2) alla norma verrà data un'interpretazione autentica da parte del Mipaaf dopo una riunione di coordinamento tra i vari organi di controllo

3) la norma verrà corretta, nei punti che possono generare confusione e contenziosi, in un prossimo decreto del governo

di Alberto Grimelli

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Commenti 24

Gianluigi Cesari
Gianluigi Cesari
15 ottobre 2012 ore 16:51

Nessun problema. Oggi La Senatrice Colomba Mongiello e il Presidente UNAPROL Massimo Gargano in un convegno a Bari hanno definito infondate le tesi che prevedono una interpretazione restrittiva dell'art 43. In sostanza se un olio extravergine di oliva italiano supera i parametri di 30mg/Kg di alchil esteri il "produttore" viene solo inserito in un piano di controlli che possono "restituire" all'olio la Categoria e la denominazione di origine italiana.

Ovviamente non sono previste "confisca amministrativa" e "sanzioni"...

Spero proprio che l'interpretazione della norma sia questa....già all'inizio della molitura si ha notizia che i parametri di alcuni oli sia stato superato...

gregorio votta
gregorio votta
12 ottobre 2012 ore 17:54

Appena iniziata la campagna olearia si sono presentati in frantoio dei commmercianti,apparsi subito poco interessati al prodotto inferiore a due linee; in compenso proponevano di partecipare al comitato dei 75. Comitato chiaramente contrario al limite di 30 degli alchil esteri.Mi veniva con forza asserito che i deodorati li hanno bassissimi e che anche olio da olive sane,ben conservate, molite nelle 24 ore possono talvolta dare valori elevati di alchil esteri. Una volta capito che, grazie a Teatro Naturale, conosco l'argomento si è parlato di prezzo e sforzandosi lo avrebbero pagato 2,60 iva compresa.Quanti frantoiani ci cascheranno e aderiranno a tale comitato?

Gianluigi Cesari
Gianluigi Cesari
12 ottobre 2012 ore 17:24

Carissimi,
Fermo restante lavigente prendiamo atto, prescindendo dalle "interpretazioni", che il mercato dell'olio extravergine di oliva dal 12 agosto 2012 è soggetto ad una drammatica quanto incomprensibile instabilità dettata dalla speculazione.
Non sarebe opportuno rimandare l'entrata in vigore della norma alla pubblicazione di un Decreto attuativo del Decreto Sviuppo? non sarebbe opportuno rimandre l'entrata in vigore alla prossima campagna olivicola 2013/2014 ? non sarebbe opportuno emendare il Disegno di Legge 3211 abrogando le parti dell'art 43 del Decreto Sviluppo che creano confusione?

Alfredo Marasciulo
Alfredo Marasciulo
09 ottobre 2012 ore 12:29

Egregio Dott. Grimelli,
ritengo che il suo ultimo commento, che condivido in toto, sia la perfetta sintesi dello stato degli atti di questa questione.
Per talemotivo ritengo che l'unica alternativa auspicabile tra quelle da lei citate nell'articolo sia proprio sperare in una risoluzione a monte del problema attraverso un nuovo decreto chiarificatore.

Alberto Grimelli
Alberto Grimelli
09 ottobre 2012 ore 09:57

Gent. Signor Cesari,
mi dispiace doverla smentire ma in base all'articolo 35 del regolamento 136/66/CE e dell'articolo 3 del regolamento 1019/02 le categorie al consumo sono: olio extra vergine d'oliva, olio vergine di oliva, olio di oliva e olio di sansa di oliva.
Non esiste quindi alcuna categoria olio italiano e olio comunitario. Italiano e comunitario sono designazioni d'origine che accompagnano e non integrano la categoria commerciale.
Stante l'interpretazione letterale del Dott. Marasciulo, quindi, un olio extra vergine d'oliva dichiarato italiano che superasse il limite dei 30 mg/kg di alchil esteri non sarebbe più extra vergine e quindi dovrebbe essere declassato a vergine. Averlo etichettato come extra vergine significherebbe, quindi, aver commesso frode in commercio.
Un olio extra vergine d'oliva etichettato come comunitario potrebbe continuare invece a rispettare il limite dei 75 mg/kg.
Stante l'interpretazione letterale, riguardando la categoria e non l'origine, le CCIAA non sarebbero competenti in materia.
E' esatta, invece la soluzione precauzionale al problema: Quindi se non si rispettano i 30mg/Kg di alchilesteri per un olio extravergine di oliva prodotto e imbottigliato in Italia non rimane che:
A) declassarlo a Olio Vergine Italiano
B) denominarlo Olio Extravergine Comunitario


Mi preme sottolineare che non è affatto accertato che l'interpretazione letterale sia quella esatta. A norma di Costituzione chi interpreta le leggi è la magistratura e quindi servirebbero cause e la creazione di una consolidata giurisprudenza di merito per avere un quadro esatto. Non sempre i giudici, infatti, propendono per un'interpretazione letterale. E' possibile che, in una prima fase, si venga anche a creare una giurisprudenza contrastante. E' ciò che, anche le autorità di controllo, vorrebbero evitare: la creazione di un'infinità di contenziosi dagli esiti imprevedibili.

Nel frattempo l'Ue, stante la norma contrastante, potrebbe chiedere spiegazioni all'Italia in merito alla sua applicazione. Non si aprirebbe quindi immediatamente alcuna procedura di infrazione ma in seguito certamente molto dipenderebbe dall'interpretazione che, a questo punto obbligato, il Mipaaf dovrebbe dare alla legge.

Per le informazioni che ho a disposizione le autorità di controllo sono perfettamente consapevoli del fatto che tale situazione sta generando tensione e inquietudine tra gli operatori e per questa ragione ha cercato di trovare unanime soluzione con le associazioni, senza riuscirci.
Torniamo così ai tre scenari ipotizzati al termine dell'articolo.

Cordiali saluti
Alberto Grimelli

Gianluigi Cesari
Gianluigi Cesari
09 ottobre 2012 ore 06:38

Allora riepilogando un olio "Italiano" che ha più di 30mg/kg di Alchilesteri
non può essere conforme alla Categoria Extravergine "Italiano"
può essere conforme alla categoria Vergine "Italiano".
può essere conforme alla categoria Extravergine Comunitario

Il superamento dei valori (in quale caso?) comporta un piano di controlli da parte delle autorita' nazionali competenti per i controlli operanti ai sensi del regolamento (CE) n. 882/2004 (Asl).

Qualora Olio Extravergine di Oliva etichettato quale Italiano superai 30mg/Kg di alchilesteri la CCIAA dove è stata accertata l'infrazione sottopone a confisca amministrativa e sanzione da 10.000 a 250.000 euro.

Quindi se non si rispettano i 30mg/Kg di alchilesteri per un olio extravergine di oliva prodotto e imbottigliato in Italia non rimane che:
A) declassarlo a Olio Vergine Italiano
B) denominarlo Olio Extravergine Comunitario

Tutto questo è paradossale considerando che l'origine non può essere definita da un parametro qualitativo quale quello degli alchilesteri perchè come è tato ribadito più volte dal mondo scientifico tali parametri qualitativi sono "raggiungibili" grazie ad una corretta estrazione in frantoio in qualsiasi nazione.

Detto questo si auspica una "correzione" dell'errore prima che termini la campagna agricola 2012/13 che non possono ignorare che questo abbassamento del parmetro definito in Europa porterà con grande probabilità ad una "procedura di infrazione".

Le metodiche per definire l'origine prendono in considerazione altri parametri (DNA, Profili Metabolomici) che rispondono alla difesa della caratterizzazione geografica sono arrivate a maturità scientifica dimostrata da esempi concreti tali da suggerire una seria discussione in Europa per verificare con il COI la possibilità di validare scientificamente la riproducibilità dei metodi.

Nel 2009 l'On Lavarra si è posto diligentemente questo problema organizzando una missione a Bruxelles con un gruppo di Istituzioni Scientifiche Coordinate dal CIHEAM per verificare la possibilità di avviare tale procedura.

Chi è disposto a prendere il "testimone" di tale encomiabile iniziativa?.

massimo occhinegro
massimo occhinegro
08 ottobre 2012 ore 21:15

Il problema italiano a mio avviso e' che non funzionano tutte le associazioni comprese quelle dei frantoiani e nessuna esclusa. ( Coldiretti , Unaprol, CIA, CNO, ) occorre cambiare uomini e strategie , l'approccio deve essere multidisciplinare e non contare solo sugli agronomi che forse ne capiscono di colture ma poco o nulla di economia.
Basti pensare che il Presidente Marini di Coldiretti e' un floricoltore e secondo la mia opinione non rappresenta la base perché è impossibile che i presidenti di questa importante associazione durino quasi quanto i Papi di un tempo, e che vengano eletti con maggioranze bulgare . Sergio Marini e' stato eletto con il 99% dei voti, avete inteso bene.
Impossibile in qualunque stato democratico.
Tutte le associazioni lamentano da sempre gli stessi problemi, attribuiscono le colpe dei loro insuccessi ad altri senza riconoscere i propri errori e i danni arrecati.
La politica con cui ultimamente hanno dimostrato di andare a braccetto, e' ancora una volta emblematicamente incapace di prendere decisioni serie e strategiche. L'esempio e' quello eloquente di Colomba Mongiello alla quale mi pare che le abbiano dato anche un premio e non alla stoltezza dimostrata predisponendo un decreto senza ne' capo e ne' coda.

Occorre cambiare e la rivoluzione deve partire dal basso cioè da chi opera in agricoltura. Spero che l'esempio di questa legge sconclusionata possa fare breccia su chi segue pedissequamente ciò che gli si viene detto senza alcuna riflessione .

GIANLUCA RICCHI
GIANLUCA RICCHI
08 ottobre 2012 ore 18:43

Mentre l'Europa si prepara ad aprire le frontiere ai Paesi come Marocco e Turkia arriva la grande Italia che alza le barriere al suo grande prodotto di qualità; il Made in Italy. Come sempre in controtendenza con il resto dell'Europa. La settimana scorsa il Ministro Catania ha incontrato una delegazione di produttori olivicoli, frantoiani e tecnici del settore oleario insieme all'On.Paolo de Castro( Presidente della Commissione agricola e sviluppo del Parlamento Europeo).Di questo incontro vi è un articolo sul giornale, cercherò di riportarvi i passaggi più esaustivi; 1)" L'unione Europea, nel 2011, ha inserito il limite per gli "alchil esteri" non come parametro di qualità degli olii extra-vergine di oliva e neanche come legame del prodotto ad un determinato territorio di produzione ma solamente per tutelare la genuinità degli oli extravergine di oliva da eventuali aggiunte di "oli deodorati" 2) " Probabilmente il parametro imposto dalla U.E. di massimo 75 mg/Kg può essere anche rivisto abbassandolo, magari, a 50 mg/Kg ma portarlo a 30 mg/Kg così come previsto dall'attuale Decreto Sviluppo per il "made in Italy" penalizza i nostri oli extravergine del sud barese compreso quelli di tutto il Salento che, pur essendo oli di buona qualità, presentano un contenuto di alchil esteri a volte superiori ai 30 mg/Kg. La presenza di tali livelli di alchil esteri negli olii salentini sicuramente è dovuta al fatto che la raccolta delle olive dalle piante monumentali di varietà ogliarola, è fatta da olive più mature che, per altro, danno un olio più dolce e molto apprezzato dai consumatori per le sue caratteristiche organolettiche di fruttato equilibrato."3)" Tutti i presenti hanno fatto presente, richiedendo l'intervento del Ministro Catania anche a livello comunitario, che tale decreto rischia di penalizzare e deprezzare il nostro olio di qualità anche contro i principi della legge regionale sulla tutela e valorizzazione dell'olio extravergine di oliva degli olivi monumentali di Puglia" 4" Il Ministro Catania ha assicurato tutto il suo interessamento su quanto evidenziato dai presidenti delle cooperative olivicole per una modifica dell'art.43 del "Decreto sviluppo" fine dell'articolo.

Che cosa succederà adesso???? Lo vedremo nelle prossime puntate, intanto però il resto dell'Europa olearia è incredula difronte al nostro pressapochismo.

Alfredo Marasciulo
Alfredo Marasciulo
07 ottobre 2012 ore 22:58

Egregio Sig. Cesari, immagino che "originale" sia riferita alla interpretazione da me suggerita e che, per inciso, io definirei "letterale".
Sarebbe cosí gentile da dirmi come interpreta lei invece il testo del decreto?

Gianluigi Cesari
Gianluigi Cesari
07 ottobre 2012 ore 20:43

Una interpretazione "originale " che aggiunge a confusione altra confusione.
Quindi l'art 43 offrirebbe la sponda ad un'altro tipo di "procedura di infrazione" declassando, solo nel territorio Italiano, un olio da Extravergine a Vergine avendone abbassato il limite di alchilesteri!
La frode sarebbe allora quell di dichiarare tale olio non di origine italiana bensì extravergine comunitario (l'Italia è ancora nella UE?)
Davvero un rimedio peggiore del male!!
In questa campagna Olivicola ne vedremo dele belle!
Gli unici a pagarne le conseguenze saranno i produttori come sempre purtroppo...

Alfredo Marasciulo
Alfredo Marasciulo
07 ottobre 2012 ore 20:15

Temo che la discussione ci stia facendo dimenticare il problema sollevato dall'articolo, ovvero cosa succede se un olio dichiarato di origine italiana in sede di controllo risulta avere un valore di alchilesteri superiore a 30. Secondo la mia interpretazione (supportata a questo punto da quanto riporta il dott. Grimelli nel suo articolo) il testo del decreto dice che un olio di origine italiana per essere considerato conforme alla categoria dichiarata (le categorie é bene ricordarlo sono extravergine e vergine e lampante per gli oli di pressione) deve avere alchilesteri inferiori a 30. In caso di superamento di tale valore l'olio quindi non sará considerato conforme alla categoria dichiarata. Il decreto non parla mai di conformitá all'origine dichiarata ma solo alla categoria. Indipendentemente da quali fossero le intenzioni del legislatore e di quali fossero le finalitá dell'introduzione del parametro degli alchilesteri, le parole hanno un peso soprattutto quando sono usate per scrivere una legge e pertanto al superamento del valore di 30 un olio extravergine di origine italiana non sará considerato conforme alla categoria dichiarata di extravergine ma verrá considerato vergine di origine italiana.
Ci tengo poi a sottolineare che un valore di alchilesteri pari o superiore a 30 non è prova in alcun modo né di avvenuta deodorazione ne tantomeno di origine estera. Glia alchilesteri sono legati alla qualitá del prodotto così come ad esempio l'aciditá. Il problema (o forse sarebbe meglio dire uno dei problemi) é che si tende a guardare a tale parametro come all'unico indicatore in grado di svelare tutti i segreti di un olio senza correlarlo ad altri parametri. Un olio extravergine per legge ha acidità compresa tra 0 e 0,8. Il valore di alchilesteri di un extravergine italiano avente acidità uguale a 0,2 presumibilmente sarà molto diverso da quello di un extravergine italiano avente acidità 0,75 così come due extravergini aventi origini differenti ma la stessa acidità di 0,2 presumibilmente avranno lo stesso valore di alchilesteri. Senza dilungarmi oltre spero che al piú presto il legislatore intervenga per porre rimedio alla confusione generata da questo decreto e dare certezza a tutti quegli operatori che si impegnano quotidianamente per offrire un prodotto genuino e di qualità ed allo stesso tempo per contrastare efficacemente quegli operatori che cercano di farsi strada attraverso truffe e sofisticazioni.

giovanni breccolenti
giovanni breccolenti
07 ottobre 2012 ore 13:37

Come sempre puntuale e preciso,sign. Grimelli,gli alchil esteri dovrebbero essere semplicemente un campanello di allarme ma non una prova di una truffa.
Quali sono i sospetti maggiori?Che ci sia olio estero dentro una parte dell'olio Italiano? Bene facciamo un'analisi delle varietà di olive, stato per stato.
Spagna:varietà piu' diffuse e piu' esportate:piqual(soprattutto), arbequina, manzanilla
Tunisia:chemleli, chetui, tra le importate manzanilla e picholie francese
Grecia:Koroneki,valanolia,megaritiki, kalamata mastoidis.
Marocco: picholine marocain
L'olio importato da questi paesi,soprattutto dalla Spagna con la piqual,deriva quasi esclusivamente (95%) da queste varietà ben catalogate geneticamente e da noi presenti solo in tracce.Tutto questo per dire che non servirebbe nessun piano di controllo alle aziende sospette con alchilesteri sopra a 30,basterebbe rendere ufficiale una metodica,quella del DNA, oramai messa a punto alla perfezione,che ritrova l'origine e le percentuali varietali dell'olio.Come potrebbe giustificare un'azienda una percentuale del 20-30% di piqual in un olio Italiano?Non gli verrebbe piu' neanche in mente provare a fare una cosa simile.
Insomma la soluzione per garantire la certezza di provenienza di un olio è alla portata di mano e con un costo basso,intorno alle 250-280 euro a campione.

Emanuele Aymerich
Emanuele Aymerich
07 ottobre 2012 ore 12:08

Sig.Grimelli, la ringrazio molto, è stato chiarissimo! Che dio ce la mandi buona, come dice il Sig. Cesari la realtà supererà la nostra piu fervida immaginazione, se non riscrivono la legge con un decreto.

Gianluigi Cesari
Gianluigi Cesari
07 ottobre 2012 ore 09:26

Il "caos" non termina qui: nell'articolo si tralascia l'aspetto che chiama in campo le Camere di Commercio.(comma 49-ter dell'articolo 4 della legge 24 dicembre 2003, n. 350)
Con la Nota 173529 del 06/08/12 Il Ministero Dello Sviluppo Economico ricorda che il controllo e le sanzioni per le frodi da "fallace indicazione" Made in Italy (l.24/12/2003 n.350 art.4 comma 49 bis) Sono svolte dalle Camere di Commercio del luogo ove l'infrazione viene accertata prevedendo La sanzione Amministrativa pecuniaria che va da euro 10.000,00 a euro 250.000,00 e la confisca amministrativa.
Quindi associare un parametro qualitativo all'origine del prodotto crea un "mostro" normativo.
Nonostante la "buona fede",che non si nega a nessuno, il rimedio sta generando un caos superiore al male...
Possiamo immaginare tutte i casi che possono essere generati da questa norma.
Temo che presto la realtà supererà la nostra più fervida immaginazione

Alberto Grimelli
Alberto Grimelli
07 ottobre 2012 ore 08:21

Gentili Signori Marasciulo e Aymerich,
avete ragione entrambi.
Gli alchil esteri sono un parametro di qualità per la categoria commerciale “olio extra vergine d'oliva”, introdotti nella legislazione Ue col regolamento 61/2011. Essendo un parametro di qualità non servono a scoprire direttamente alcuna frode, come la presenza di deodorati. E' ovvio che i deodorati sono oli che, prima di subire tale trattamento, presentavano dei difetti perchè la materia prima d'origine, le olive, erano fermentate o comunque “compromesse”. Alchil esteri elevati indicano proprio che la materia prima, ovvero le olive, non erano in perfette condizioni prima dell'estrazione. E' per questo che, brutalmente, gli alchil esteri vengono considerati buoni indicatori della presenza di deodorati.
Detto così sarebbe solo, appunto, un ulteriore parametro di qualità per gli oli extra vergini d'oliva.
Non è, o meglio sarebbe, così nei pensieri di chi ha proposto la legge e l'ha supportata.
Allo scopo permettetemi un parallelismo. I governi ci hanno subissati di paletti (esempio limitazione uso contante) e adempimenti (108 stando all'Agenzia delle Entrate) per combattere l'evasione fiscale. E' chiaro che nessuno di questi serve direttamente a discriminare tra evasori e contribuenti onesti ma dovrebbe, il condizionale è d'obbligo, servire a migliorare l'efficienza dei controlli e scoraggiare gli evasori.
Ora passiamo al tema degli alchil esteri vedendo i vari punti di vista.
Olivicoltori e frantoiani lamentano da anni prezzi troppo bassi per l'extra vergine, al di sotto della soglia di sopravvivenza per le imprese. A torto o a ragione identificano nel falso made in Italy, nell'italian sounding e in fenomeni simili la ragione di tale dinamica. Ovvero c'è molto olio falso italiano, ovvero una sovrabbodanza di offerta rispetto alla domanda e i prezzi rimangono bassi. Eliminando anche solo una parte del falso made in Italy si potrebbe avere un rialzo dei prezzi. Dal che la tesi: se l'olio italiano è il migliore del mondo possiamo permetterci parametri più restrittivi di quelli internazionali. Identificatone uno chiave, il perchè proprio gli alchil esteri lo ha ben spiegato il Prof Servili, hanno proposto di abbassarne drasticamente il limite. Ovviamente anche in Spagna possono produrre oli con 30 mg/kg di alchil esteri ma non sono gli extra vergini venduti a 2 euro/kg. Col parametro più basso si scoraggerebbe, il condizionale è d'obbligo, l'importazione di oli spagnoli di medio-bassa qualità che potevano venire spacciati per italiani.
Le autorità di controllo hanno sì numerosi registri e altri sistemi per controllare le aziende e l'origine ma, questo almeno quanto mi è stato spiegato, avrebbero apprezzato, nel mare d'olio che transita dall'Italia, un parametro che facesse da campanello d'allarme per approfondire poi eventuali verifiche. Stesso principio del redditometro per la Guardia di Finanza.
Le industrie e gli imbottigliatori si sentono però presi di mira e additati come criminali da tenere sotto sorveglianza speciale. A ragione possono affermare di essere state le imprese che hanno fatto conoscere il made in Italy per il mondo, una benemerenza mai riconosciuta. A ragione ritengono che questo ulteriore parametro inciderà sui costi, alzando il prezzo dell'olio italiano, che già oggi, per via del prezzo elevato, fa fatica a venire venduto sui mercati internazionali (-26% export olio made in Italy secondo dati Assitol). A torto o a ragione, inoltre, ritengono che si ridurrebbero le disponibilità di olio italiano in quanto vi sono territori, come il Salento, che sarebbero incapaci di produrre extra vergini con alchil esteri che rimangono sotto il limite per tutta la vita del prodotto.
In questo contesto di opinioni contrapposte il legislatore ha scelto di appoggiare le tesi di olivicoltori, frantoiani e organi di controllo emanando, purtroppo, una norma “pasticciata”, che si presta e differenti interpretazioni e quindi a infiniti contenziosi.
Spero, sia pure con un'estrema sintesi, di aver fatto chiarezza su un tema già di per sé scottante, ancor più visto che siamo oramai alla vigilia della campagna olearia.
Buona domenica
Alberto Grimelli

Emanuele Aymerich
Emanuele Aymerich
06 ottobre 2012 ore 23:56

Sig. Marasciulo, la ringrazio molto, il suo articolo è molto interessante ed esplicativo! Mi resta però un ultimo dubbio: perché un olio che supera la soglia perde la classificazione di italiano, secondo questa legge? Io immaginavo che fosse per la presunzione che se è stato deodorato è molto probabile che sia di importazione...

Marcello Scoccia
Marcello Scoccia
06 ottobre 2012 ore 22:05

Quanta disinformazione sul tema alchil esteri...

Emanuele Aymerich
Emanuele Aymerich
06 ottobre 2012 ore 21:35

Vorrebbe dire che non servono per individuare la presenza di deodorati, ovvero oli lampanti d'importazione che hanno subito processi fisici volti all'eliminazione di cattivi odori per rimetterli sul mercato come extra vergini? E non era proprio quello che si contestava a questa legge, il fatto assurdo di far diventare non italiani gli oli italiani che superano la soglia? E se io mi sbaglio perché ci sono Unaprol CNO e AIFO che sostengono la stessa interpretazione del'articolo? Se non è cosi mi sarò perso qualcosa, gentilmente ci spieghi come stanno le cose invece che fare il superiore, che non è molto carino.

Alfredo Marasciulo
Alfredo Marasciulo
06 ottobre 2012 ore 21:03

Sig.Almerich in realtà la questione è ben differente da quanto sostiene. Gli alchilesteri non sono stati introdotti con l'obiettivo di individuare l'olio di origine estera ma piuttosto l'olio deodorato. Se desidera approfondire la questione le suggerisco di leggere un mio articolo pubblicato piú di un anno e mezzo fa sul sito web dell'Accademia dei Georgofili al seguente indirizzo web: http://www.georgofili.info/detail.aspx?id=371
Indipendentemente da tutto, come giustamente sostiene il Sig. Occhinegro é bene ricordare che gli alchilesteri non hanno niente a che fare con l'origine di un olio.

massimo occhinegro
massimo occhinegro
06 ottobre 2012 ore 17:59

No words

Emanuele Aymerich
Emanuele Aymerich
06 ottobre 2012 ore 16:59

Che io sappia, lo scopo di utilizzare gli alchil esteri è quello di riuscire ad individuare la grande quantità di oli che arrivano dall'estero e vengono spacciati per italiani. Servirà quindi ad individuare le truffe del falso italiano. Non mi risulta che attualmente si stesse cercando di introdurre un nuovo parametro per la definizione della categoria extravergine per la quale non mancano certo i parametri, anzi, sono già moltissimi e personalmente non credo ne servano altri. Almeno questo è quello che mi è sembrato di capire leggendo tutte le settimane Teatro Naturale.

Alfredo Marasciulo
Alfredo Marasciulo
06 ottobre 2012 ore 16:28

Mi dispiace constatare come la mia interpretazione data al testo del decreto e suggerita in un commento al suo precedente articolo fosse giusta.
Sono d'accordo con il Sig.Aymerich che mi precede sul fatto che l'unica strada percorribile per risolvere ogni dubbio interpretativo sia la riscrittura della legge in un un nuovo decreto. Non sono invece daccordo con lui quando dice che l'introduzione di tale paramentro sia collegata ad accertare l'origine di un olio. Lo stesso equivoco in cui probabilmente incorre il legislatore. Gli alchilesteri sono causati dalla fermentazione delle olive prima della loro molitura. La stessa fermentazione responsabile del difetto di riscaldo e dell'innalazamento dei valori di acidità di un olio che ne comportano il declassamento a vergine. Per categoria pertanto si deve proprio considerare categoria commerciale e non origine.

massimo occhinegro
massimo occhinegro
06 ottobre 2012 ore 16:03

A quel punto Aymerich , se fosse come lei sostiene, ( ossia categoria: alias origine) significherebbe che qualsiasi olio anche di provenienza estera, purché rispetti il limite degli alchilesteri, sarebbe Italiano; al contrario quelli che superano i parametri sono invece europei o extra europei. È' una legge fatta male, ma si sa che la gatta frettolosa fa i miceti ciechi. È strampalata come i politici che l'hanno avallata e votata, strampalata come i giornalisti che l'appoggiano ed ancora strampalata come le associazioni lobby di potere che l'hanno suggerita. Classica frittata italiana fatta con olio estero, perché quello italiano non basta.

Emanuele Aymerich
Emanuele Aymerich
06 ottobre 2012 ore 13:09

Chi ha scritto il testo della legge è il solito burocrate analfabeta che non si rende conto degli equivoci che ingenera un testo scritto in questo modo pedestre. E mai possibile che in Italia non si riesca mai a scrivere una legge che non dia luogo a interpretazioni diverse?
Va riscritto il testo con un decreto, se no se ne parlerà nei tribunali per decenni: qualunque sarà l'interpretazione data i ricorsi fioriranno a palate, giustamente, e ogni giudice dirà la sua. Visto il perché di questo nuovo parametro di controllo è logico che per categoria si debba intendere la dichiarazione d'origine, e che "salvo disposizioni penali vigenti" è da intendersi come esclusi dal piano straordinario gli altri illeciti riscontrabili durante i controlli e non direttamente discendenti dal superamento del limite degli alchil esteri, ma non si può imporre un interpretazione per logica: va riscritto l'articolo di legge o ne vedremo delle belle.