L'arca olearia
Il registro Sian per l’olio. Un anno dopo, si chiede ancora giustizia
Il ricorso in appello al Consiglio di Stato per la modifica del registro telematico dell’olio, presentato da Federolio e Cna Alimentare, non ha ancora una data fissata. Sono i tempi, lenti, della giustizia italiana. Intanto, per fare il punto della situazione, vi proponiamo le osservazioni della Cna Alimentare della provincia di Ancona
28 luglio 2012 | L. C.
Andiamo per gradi. Tutti voi che vi occupate d’olio sapete cosa è accaduto nell’ultima campagna olearia, con l’introduzione del tanto odiato registro Sian. E’ stata una vera tegola sulla testa di chi lavora coscienziosamente e cerca di difendersi ad ogni modo, e per quanto umanamente possibile, dall’aggravio di costi derivante dalla burocrazia, tanto più quando la burocrazia spegne anche la passione per un lavro difficle e non sempre equaenete remunerato.
Non entriamo nuovamente in polemica, però sappiamo bene che nessuno vuole evitare controlli, solo che ci sono tante maniere per farli senza con ciò danneggiare le aziende, rendendole meno competitive sul mercato, né tanto meno creando ingiustizie tra i vari attori della filiera, rendendo vano lo stesso spirito del registro Sian.
Torniamo ad oggi, esattamente a un anno dopo l’introduzione del tanto vituperato registro, che ha avuto in Federolio e nel CNA Alimentare il coraggio di opporsi.
Ecco dunque il resoconto che ne fa ora CNA Alimentare.
Nel mese di luglio 2011 il Consiglio di Stato ha ammesso parte del ricorso presentato da CNA Alimentare e Federolio inerente il registro telematico dell’olio (SIAN: sistema informatico agricolo nazionale).
Il provvedimento è stato giudicato dall’associazione, fin dalla sua nascita, confuso e contraddittorio. Per tale ragione la CNA Alimentare ha ritenuto opportuno rivolgersi alla magistratura amministrativa per apportare dei cambiamenti, visto che i tavoli di concertazione non avevano prodotto risultati.
Ad oggi il Consiglio di Stato sez. III non ha ancora fissato l’udienza di discussione nel merito del ricorso pertanto la questione non è conclusa.
Non siamo in grado al momento, visti i tempi della giustizia, di dare un’indicazione sulla data dell’udienza che ci auguriamo possa essere fissata entro il corrente anno.
Il ricorso era stato presentato per le seguenti motivazioni:
- per contraddittorietà e disparità di trattamento delle imprese frantoiane e commerciali rispetto ai produttori agricoli in quanto, a fronte di adempimenti amministrativi onerosi e vessatori a carico dei primi, per questi ultimi è previsto il totale esonero determinando un diverso trattamento destinato a riflettersi sulla situazione concorrenziale tra le imprese che operano sullo stesso mercato;
- il sistema sanzionatorio introdotto è eccessivamente penalizzante per i frantoiani, in relazione alla gravità delle sanzioni previste;
- il SIAN mette a grave rischio il proprio diritto alla riservatezza dei dati aziendali, in quanto impone alle imprese di iscriversi al registro, il quale poi, mette a disposizione del Mipaaf, dell’IRCQF e delle Regioni tutti i dati forniti dalle imprese, sulle quantità acquistate/vendute, sulla loro provenienza, l’anagrafica clienti/fornitori ecc. Non solo ma gli stessi dati vengono pure trasmessi alle Organizzazioni di categoria. Il sistema di informazione così delineato, in cui i dati aziendali sensibili, sono messi a disposizione non solo delle Pubbliche Autorità preposte ai controlli (ed al riguardo nulla questio) ma anche dei soggetti quali le Regioni e le Organizzazioni professionali agricole e di categoria che non svolgono alcuna funzione di controllo, lede il sacrosanto diritto di tutela della privacy.
“Cna Alimentare ha inoltre redatto un documento con varie proposte di modifica dell’attuale disciplina sulla base delle considerazioni annunciate, da presentarsi al Parlamento in occasione del prossimo tavolo sulla semplificazione burocratica per le PMI – ha commentato Francesca Petrini, presidentessa della CNA Alimentare della Provincia di Ancona. La nostra associazione sta facendo molto per portare, e quindi far valere, le nostre istanze privilegiando sempre più la strada del dialogo diretto con il governo centrale nell’ambito dei vari tavoli di discussione con le parti sociali”.

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