L'arca olearia 23/06/2012

Guide dell’olio, un po’ di serietà per favore

Guide dell’olio, un po’ di serietà per favore

D’accordo, qualcuno dirà: “quel Caricato è proprio un rompiscatole”. E’ vero, a volte non mi trattengo. Non riesco, è più forte di me. Lasciatemi però dire quello che penso veramente. Non tanto sulle guide dell’olio in quanto tale, ma su certe guide. Con tutta sincerità. E senza alcun patema d’animo


Non ho niente di eclatante da dichiarare. Non lasciatevi ingannare dal titolo. Però qualche sassolino dalla scarpa vorrei proprio togliermelo. Quest’articolo l’avrei tanto voluto scrivere lo scorso anno, e invece mi sono trattenuto, complice un po’ di pruderie, non certo la mancanza di coraggio. Perché chi mi conosce sa bene che non ho certo esitazioni nel comunicare il mio pensiero. Sempre con i toni giusti, semmai un po’ duri in alcuni casi specifici, ma in ogni caso sempre di critica costruttiva si tratta, mai di critiche fini a se stesse. L’esercizio della critica a fin di bene è un vantaggio per chi la riceve.

Bene, perché ho deciso di occuparmi questa settimana di guide dell’olio, e non per esempio di guide ai vini, o di guide ai ristoranti. Non è soltanto perché mi occupo di olio, ma per una questione che io reputo piuttosto delicata. Anzi, delicatissima. E vi spiego il perché.

Io sono favorevole alle guide. Anch’io ne ho pubblicate alcune, seppure mal volentieri. Senza grande piacere perché non amo la serialità delle guide. Ogni anno lo stesso prodotto editoaile: mi annoio solo all’idea. Preferisco infatti le guide una tantum, non quelle che richiamano un appuntamento annuale, fisso.

In passato ho pubblicato una guida per Veronelli Editore, nel 2000.

Un’altra l’anno successivo, nel 2001, per Mondadori: Oli d’Italia, nella collana degli Oscar

E nel 2004 la guida agli oli da agricoltura biologica per le edizione Tecniche Nuove.

E poi ho scritto nel 2008 un lungo saggio introduttivo, ma non mi sono occupato della selezione degli oli per la guida del Premio Biol.

Esperienze belle, proprio perché episodiche. Ogni tanto qualche editore mi propone di scrivere una guida, io dico sì, perché no, per accontentarlo, ma poi rimando. Vedremo, io propendo per il no. Però, sia chiaro: non sono contro le guide, e nemmeno contro il proliferare delle guide. Sono contrario, semmai, alle guide pompate, quelle che drogano il mercato banalizzandolo. Non per la loro qualità, perché non ho nessuna intenzione, in questo mio articolo, di scendere in dettagli cui preferisco astenermi. Almeno per ora.

Cos’è che non approvo? Semplice. Non accetto di buon grado che certe guide siano aiutate dal Ministero delle politiche agricole, e soprattutto quelle guide espressione diretta ed esplicita delle associazioni di categoria.

Avete capito a quali guide mi riferisco. A quelle del Gambero Rosso e a quella edita da SitCom. Nulla da ridire riguardo agli editori, bravi e con un ricco bagaglio di professionalità alle spalle, nulla da ridire. Mi siace tuttavia che tali guide irrompano sul mercato drogando e creando squilibri e disorientamenti.

Vi spiego i meccanismi. Che Gambero Rosso editi una guida è solo una benedizione divina. Per tale mensile ho anche collaborato in passato, seppure con la precedente gestione. So come lavorano, con quanta dedizione. Conosco il direttore Ottaviano, e nessuno può mettere in dubbio professionalità e serietà. Ci mancherebbe. Conosco poco la SitCom, anche perché sul mercato editoriale cartaceo sono presenti da poco, comunque: nulla da eccepire. Dov’è, allora, il senso del titolo di questo mio articolo? E’ presto detto.

Guide dell’olio, un po’ di serietà per favore. Quando mi riferisco alla serietà, mi rivolgo a una anomalia piuttosto grave. Che consiste nel fatto che tali guide siano purtroppo la diretta e perfino fin troppo esibita espressione di alcune associazioni di categoria. Dov’è il problema? Non certo nella serietà di organismi come Unaprol o Aifo, tanto per fare un esempio. Sono soggetti serissimi, impeccabili. Non dico che ci sia da inchinarsi, ma meritano in ogni caso grande rispetto. Rappresentano un mondo esteso e composito di brava gente. Solo che il loro impegno  - espressamente in buona fede, ne sono più che convinto - forse è, in maniera direi involontaria, anomalo. C'è infatti un errore di fondo che non può essere sottovalutato.

Come è possibile che siano proprio le associazioni di categoria a farsi promotori di tali guide? Non è un caso che compaia in grande evidenza il marchio di tali associazioni o società. Voi prontamente mi direte: “cosa c’è di strano? Anche Slow Food fa una guida”.

Sì, è vero, ma Slow Food pubblica una guida sull'olio perché si ispira e insegue una politica editoriale encomiabilissima, finalizzata a portare avanti una progettualità ampiamente riconosciuta e rispettata nell’universo mondo. Non è tra l'altro da trascurare il fatto che si tratti di una associazione che produce cultura, promuovendo un sapere e uno stile di vita ben contraddistinto e caratterizzato. Non è, insomma, tanto per intenderci, una associazione di produttori olivicoli, né tanto meno una associazione di frantoiani. Voi mi direte: “e allora?” E allora vi spiego l’anomalia se non l’avete ancora capita.

Succede, può capitare che non si intuisca una anomalia che a mio parere può mettere in serio pregiudizio il significato stesso, e il senso profondo, di una “guida”. Le guide infatti nascono per ispirare il lettore-consumatore, fino a indirizzarlo in qualche modo - senza forzarne la libertà - verso alcune produzioni che un gruppo di degustatori professionisti seleziona, garantendo di conseguenza il lettore. Ora, capite bene che non ha senso che associazioni di produttori si cimentino in un lavoro che non li compete. Un’associazione che mette in luce i propri associati è un contro senso! Ci vogliono figure terze, non direttamente coinvolte. Che senso ha - faccio solo un esempio - che Giulio Scatolini curi una guida se nel contempo fa parte di organi associativi che comprendono al suo interno dei produttori olivicoli? Per me è assurdo, tutto ciò implica una aporia insanabile. E poi – detto con tutta la franchezza di questo mondo – ha senso che tali guide, supportate da “collaborazioni” ministeriali, e finanziamenti pubblici, vengano favorite rispetto ad altre guide che corrono invece da sole sul mercato librario, con le proprie gambe? Spero di sbagliarmi, e che qualcuno prontamente mi smentisca. Se non vi è alcun finanziamento pubblico - diretto o indiretto  - rettifico subito la mia critica, ma resta in ogni caso tutta in piedi l’anomalia che vede le associazioni di categoria esercitare un ruolo che non è il proprio.

Sia ben chiaro: non sono contrario ai finanziamenti. Si faccia tuttavia qualcosa che riguardi in maniera più esplicita un ambito più strettamente formativo e dal valore educazionale, con libri che forniscano per esempio contenuti culturali, ma non guide ai produttori. Anche la guida è in realtà un contenuto culturale, ma non è cultura in senso stretto. Perché non favorire allora guide al consumo, ma senza riportare schede aziendali, perché quando si inseriscono oli di produttori soci una qualche perplessità sorge pure spontanea. Perché allora non sostenere, a questo punto, le guide di altre associazioni che non ricadono nelle sigle citate di Unaprol e Aifo? E' solo un esempio.

Non finisce qui. Ha senso creare difficoltà a curatori di guide autorevoli che appunto si muovono con le proprie gambe? Fausto Borella, per esempio, cura una coraggiosissima guida su internet. E non solo. Perché non citare Marco Oreggia? Insieme con Laura Marinelli cura la guida "Flos Olei", la più prestigiosa tra quelle in circolazione, e oltretutto pensata con uno sguardo internazionale che gli fa ampiamente onore.

Credetemi. Sono da premiare coloro che si muovono con le proprie gambe, e con sacrifici veri, con passione autentica. Già, passione autentica. La passione unita alla professionalità rappresentano un valore molto importante, da coltivare e sostenere. Sì, perché secondo voi quale può essere il fine di chi pubblica guide nonostante alcuni di essi rivestano un ruolo che stride pesantemente con il senso stesso di una guida?

Tiro a indovinare. Il fine di una guida per alcuni consiste nel raccogliere consensi. La strada è facile: ci sono sempre olivicoltori e frantoiani disposti ad avere una segnalazione e non esitano a inviare oli alle guide delle proprie associazioni di riferimento.

Sia chiaro: non metto in dubbio la serietà delle selezioni, ma immettere sul mercato prodotti anomali non giova certo ai curatori puri di guide, perché ne depotenzia la portata,  destruttura le guide e nel contempo le banalizza proprio perchè non sono guide completamente autonome.

Quindi un consiglio. Diffidate da guide con i marchi di associazioni di categoria che non siano per esempio associazioni di consumatori. Le associazioni di produttori tornino a fare le associazioni dei produttori. Tornino a fare gli interessi dei propri associati, ma non certo premiandoli – tanto ci sono già le figure autorevoli a ciò preposte.

 

In fondo lo sappiamo tutti: vale più il giudizio dei curatori indipendenti di guide e non certo quelle marchiate Ministero Politiche agricole e associazioni di categoria, tanto per essere proprio espliciti. Spero dunque in un 2013 con guide, anche tante, ma tutte concorrenti ad armi pari, sganciate dalle associazioni di categoria, altrimenti dichiariamo la morte delle guide dell'olio. Siete d'accordo? Voi – con tutta onestà, e senza un briciolo di ipocrisia – cosa ne pensate?

 

di Luigi Caricato

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Commenti 6

elisa de blasi
elisa de blasi
27 luglio 2012 ore 15:46

Mi permetto di esprimere la mia, visto che questa è una piazza. Dunque devo dissentire con il sig. Luigi Caricato, per diversi motivi.
1.Le 'guide altre', spesso (non sempre) per andare avanti con le proprie gambe si fanno finanziare---no, non dal Ministero, ma da chi partecipa, richiedendo un 'gettone di presenza', ovviamente non posso dire il peccatore, ma più di un produttore mi ha parlato di questo problema. Sono prodotti pubblicitari che stazionano sugli scaffali delle librerie con una veste simile a quella editoriale di guide nate dalla SELEZIONE e che rischiano di essere fuorivianti per il consumatore.
2.Certo la Guida Gambero Rosso ha dietro l'UNAPROL che è un'associazione di categoria, certo la figura di Giulio Scatolini è quella di un referente che di extravergine ne sa parecchio, eppure POSSONO PARTECIPARE TUTTE LE AZIENDE CHE LO CHIEDONO e non devono essere iscritte all'UNAPROL e NON devono certo pagare nulla
3. La selezione viene fatta da gruppi panel accreditati presso le camere di commercio e quindi soggetti che DI MESTIERE giudicano se un olio è extravergine o no, se deve andare sul mercato con quella dicitura. In seconda selezione vengono 'letti' da un panel di assaggiatori/giornalisti che pongono il prodotto in maniera comprensibile ad un lettore/consumatore, senza perdere di vista il fatto che è per lui/lei che si scrive.

Una guida come quella del Gambero Rosso e come sicuramente altre che fanno VERA SELEZIONE, vuole innanzitutto stimolare una riflessione collettiva dal basso sull'argomento extravergine e portare alla luce produzioni di qualità, nascoste, preziose, modeste che CI SONO e non si vedono, perchè vanno avanti le marche che possono permettersi di pagare gli scaffali.
ecco ho detto la mia.

Tommaso Pardi
Tommaso Pardi
30 giugno 2012 ore 18:22

Gentile Luigi,
dopo questo suo articolo e la domanda aperta “che ne pensate?”, lo ammetto, non ho saputo resistere alla tentazione di rispondere… ed eccomi qui!
Lo faccio in qualità di produttore, di appassionato del settore e di persona che da anni crede in un nuovo concetto di “guida”.

Inizia subito con dichiarare che è favorevole alle “guide” in senso stretto, a quella missione, così credo e spero di capire, per le quale le “guide” sono nate, quello analizzare un settore (nello specifico un prodotto) e fornire al lettore/consumatore le linee guida (scusate il gioco di parole) per meglio apprezzare o “scegliere” tra un prodotto e l’altro, di fornire quindi gli strumenti per scegliere al meglio secondo i propri personali gusti; non credo infatti che esista “il migliore olio del mondo”, ma sono altresì convinto che si possa arrivare ad una selezione , dove è proprio il consumatore a fare la personale classifica finale.

La domanda, però, viene spontanea: come posso scegliere se non conosco e non ho gli strumenti per scegliere? Lasciamo per un attimo il nostro “primo amore” e andiamo a prendere le guide turistiche. Qualche anno fa sembravano morte, si parlava del sorpasso del digitale anche sulla vecchia guida cartacea; invece per qualcuna c'è stato il grande successo…rimanendo sempre una guida cartacea. Ora è una collana, ma dal concetto iniziale di guida è partita: parlo delle Lonely Planet. Sfido io a dirmi che non le conoscete. Eppure, dopo una normale diffidenza nell’avvicinarsi e abituarsi a quel loro particolare format, molto essenziale, pratico e pragmatico, oggi ti chiedi come mai sono le più vendute nel mondo? Non esiste Paese o città che non abbia la sua edizione Lonely Planet (tradotte in altrettante lingue). La sua spiegazione la posso ricercare sul nuovo metodo di fornirti informazioni su quel preciso settore , in altre parole risponde alla domanda “ti dico tutto, ma proprio tutto su quella città”, cosa fare, cosa mangiare, dove dormire….e poi recensioni sui ristoranti, sul rapporto qualità prezzo… ma tutto questo in maniera semplice, con un linguaggio “dell’amico”. Ogni anno si aggiorna, si arricchisce di contenuti (di sostanza e non di forma, quella non ti da grandi piaceri grafici). Eppure la ricetta iniziale è semplice: un curatore e le recensione di chi viaggia. E’ possibile replicare questo metodo nel nostro settore? Certo, per la guide turistiche in generale partiamo dal fatto che ognuno di noi, quando va in viaggio, ha già gli “strumenti” e il lessico per poter scegliere, e quindi deve “solo” leggere, farsi una sua idea, una sua panoramica e poi scegliere in base alle sue esigenze. In altre parole, il lettore vuole avere tutte le informazioni a portata di pagina…ma non vuole conoscere solo i ristoranti di nicchia, vuole conoscere tutto !

Questo spunto lo possiamo però prendere dalle guide “cugine”: un linguaggio semplice ma diretto, dinamico, arricchito da recensioni fatte da gente comune, che poi non è altro che il consumatore, ovviamente senza offesa per nessuno. Rimanere nel mercato di nicchia, ti porta a dialogare solo con gli addetti del settore, ti porta a vendere poche guide….ma i costi per “curare una guida” son sempre gli stessi che tu ne venda 10 o 10.000…e quindi sei costretto a pensare anche a far quadrare i conti, aggiungendo anche, giustamente a far quadrare i conti.

Non discuto il valore e la credibilità delle altre guide, sicuramente ognuna ben pensata e apprezzata, ma credo che ci possa essere una nuova strada, una nuova “primavera” delle guide. L’olio non deve essere un prodotto di nicchia, ma deve ritornare ad essere un prodotto di largo consumo e in parallelo la qualità delle produzioni di olio dovrebbe aumentare; sarebbe bellissimo dar voce e visibilità ai tantissimi produttori italiani che imbottigliano la Qualità e lasciare al consumatore finale la curiosità e la voglia di apprezzare queste identità.

Chiudo questa mia parentesi (spero non troppo prolissa) sottolineando una seconda questione messa in evidenza, quella di domandarsi se vale la pena collaborare con “chi corre da sole con le proprie gambe?” Agli altri la risposta (io la so), ma colgo l’occasione per invitarla, gentile Luigi (ma anche tutti coloro che lo ritengono un progetto valido e interessante) a collaborare nel nostro nuovo concetto di guida, una guida il cui unico compito è quello di fornire a tutte le persone gli strumenti per conoscere, apprezzare e degustare l’olio extra vergine, imparare a divertirsi con gli abbinamenti e a conoscere le tantissime e bellissime Identità italiane, in un mondo (virtuale) dove il consumatore parla del suo prodotto, della sua Identità legata al territorio e dialoga con il consumatore, ma anche con il ristoratore. L’idea che cerco di sviluppare, fortunatamente in compagnia di un sempre maggiore numero di produttori, è quella di fornire una guida sull’olio a 360gradi, valorizzando l’Identità delle produzioni e le loro Qualità. Tutto questo è semplicemente www.guidaolio.it , dove saremo lieti di ospitare tutti coloro condividono questo progetto. A presto!

giovanni breccolenti
giovanni breccolenti
25 giugno 2012 ore 14:40

Scusate se rubo un po' di spazio all'argomento guide e serietà.Leggo qui un articolo veritiero al cento per cento pero' incompleto.Cioè leggo del Monini Classico,discreto prodotto che deriva da olive comunitarie come scritto in etichetta che prende in Francia punteggi al panel test stratosferici 19'50,che viene considerato il miglior olio su venti esaminati da un istituto per il consumo francese.Resto un po' stupito per un punteggio che sfiora la perfezione per un prodotto che conosco, che pur essendo discreto non puo' avere quel punteggio per lo piu' dato da esperti. Il punto è che il prodotto premiato in Francia denominato Monini classico,non è il Monini classico che gira qui in Italia e che dall'articolo in questione potrebbe sembrare lo stesso.Infatti quello in Francia proviene esclusivamente da olive Italiane,come scritto in etichetta e costa all'incirca dieci euro/l contro meno della meta'di quello classico che gira in Italia ma è comunitario.Insomma ci sono due classici,quello eccelso(lo dice un panel riconosciuto ) per la Francia,di derivazione Italiana e quello discreto per l'Italia,di derivazione comunitaria.

Luigi Bellucci
Luigi Bellucci
24 giugno 2012 ore 19:20

Sono d'accordo con Luigi. Quando vai dal salumiere e chiedi "mi dia del prociutto buono" sai già che lui non ti dirà mai di avere anche quello "non buono". Quindi la guida ha un senso se la compila una terza parte. Del resto il consumatore che compra una guida lo fa perchè non sa riconoscere un olio buono da uno mediocre o addirittura difettoso e cerca un indirizzo, appunto "una guida" nella scelta.
Ricordo a Romano che un esperto non giudica un olio in base al fatto che "gli piace", ma ne dovrebbe riconoscere (e quindi descrivere e raccontare) eventuali difetti e i possibili pregi.

Romano Satolli
Romano Satolli
23 giugno 2012 ore 12:19

Caro Luigi, condivido le tue considerazioni, ma ritengo che chiunque compili queste guide, siano essi produttori, loro associazioni o associazioni di consumatori, dovrebbero essere generiche, senza indirizzare verso l'uno o l'altro, ma che siano in grado di educare il consumatore a riconoscere gli oli, a saperli valutare, a riconoscerne i pregi ed i difetti. Un olio che piace ad un esperto, potrebbe non essere gradito da un consumatore. Quindi, evviva l'olio che soddisfi i miei gusti, anche se ad altri possa non piacere.

giovanni caravatti
giovanni caravatti
23 giugno 2012 ore 09:53

Giovanni
sono pienamente d'accordo,queste guide vanno trattate con le molle.......poi tiriamo noi le conclusioni