L'arca olearia
Tutti contro tutti nel mondo dell'olio, ma e' guerra tra poveri. Appello all'unita'

C'è una gran voglia di autodistruzione nel comparto italiano. Si vedono nemici ovunque, in molti casi si arriva anche a offendere. La sensazione è che si cerchi lo scontro fine a se stesso. Si tratta di una scelta soltanto puramente ideologica? Resta da chiedersi a chi possa giovare la divisione tra i vari attori della filiera? Intanto non esistono mea culpa
02 giugno 2012 | Luigi Caricato
Lo confesso: fare un appello all'unità mi sembra un'operazione ingenua e perdente. Ne sono pienamente consapevole. Non c'è lo spirito giusto, dâaltra parte. Eâ un fatto oggettivo, e, con tutta la franchezza di questo mondo, posso dire che di qui in avanti non sembra si possa prefigurare una simile, direi azzardatissima, ipotesi. Lâunità tra i vari attori della filiera è una chimera.
I toni tra le parti sono caratterizzati da nervosismo, anche se dallâesterno â complice la crisi economica, il terremoto, e tante altre situazioni dâemergenza â non sempre questo attrito viene notato. Anche perché a nessuno in Italia importa dellâolio ricavato dalle olive. Non importa alle Istituzioni, figuariamoci alla gente comune. Si va al supermercato, si acquista e via. Spesso e volentieri si opta per il prezzo più basso, senza tanti tentennamenti. Per lo meno, al di là delle intenzioni, o di ogni buon auspicio, ciò a cui il consumatore guarda è il prezzo. Punto.
Per il resto, la situazione la conosciamo.
A Pechino, in Cina, a metà aprile câè stato un incontro teso a chiarire gli equivoci sorti in seguito allâarticolo di paolo berizzi sul quotidiano âla Repubblicaâ, articolo pubblicato sul finire dello scorso dicembre, chiaramente ispirato ai comunicati stampa diffusi da Coldiretti. Può non far piacere ribadirlo, ma nellâaria si sentiva lâaria della sfida, la stessa che si avvertiva al tempo in cui si demonizzava â a torto â il regolamento comunitario 61/2011, accusandone Bruxelles di ledere i consumatori e i produttori onesti. Tutte storie che appartengono alla fantasia più che alla realtà . Storie puntualmente smentite dalla realtà dei fatti, appunto. Visto che lâintroduzione del paranmetro degli alchilesteri è servito a introdurre un nuovo metodo e non era certo il caso di disquisire sui limiti adottati, visto che si persegue ogni volta una logica di adattamento del metodo, âonde evitare â scrisse molto opportunamente il professor Lanfranco Conte â che oli genuini venissero penalizzati per un banale errore analitico dovuto alla necessità di familiarizzarsi con la nuova metodicaâ. In quel periodo sia io che Conte fummo duramente boicottati per avr espresso il nostro pensiero. Magnifico il professor Conte, il quale sempre su Teatro Naturale scrisse che vi erano âtroppi schiamazzi, troppe ipocrisieâ. Sottoscrivo in pieno. Eravamo tra febbraio e marzo 2011. Â
Nellâaria câerano chiari segnali di sfida. Infatti il servizio di berizzi del 23 dicembre su âRepubblicaâ, per quanto possa essere stato libera espressione dellâautore, è poco credibile, in quanto contiene continui rimandi, fin troppo dettagliati, ai dispacci diffusi a più riprese da Coldiretti. Il quadro dunque è chiaro: câè una battaglia in atto, da mesi ormai. In realtà da più tempo, solo che ora è proprio battaglia da prima linea.
Lâunico soggetto che avanza minaccioso con le asce da guerra è tuttavia la sola Coldiretti, sempre supportata in maniera più o meno velata da appoggi esterni, soprattutto con i politici al seguito, ubbidienti e proni (senza offesa per i politici, sâintende; anche perché questi, a ben pensarci, possono anche essere in buona fede, vista la loro crassa ignoranza in materia di agricoltura).
Parole, parole. E quando entrano in scena i fatti, questi sono tristissimi: dalla battaglia contro il regolamento comunitario, tutta incentrata sui limiti dei parametri degli alhilesteri, ritenuti troppo elevati, alla battaglia berizzina che tanti danni ha creato sui mercati esteri.
Il quadro in tutti questi mesi non è cambiato, continua la battaglia, su più fronti, con la paradossale complicità dei media. Si studiano le parti, si annusano. Io â da giornalista libero, indipendente â incontro tutti, senza poblemi. Mi sta a cuore ricucire i rapporti tra tutti gli attori della filiera. Ho anche accettato lâinvito di incontrarmi a pranzo con il presidente Unaprol Massimo Gargano. Incontro gentile, garbato, educatissimo, con qualche timido e imbarazzato accenno alla simpatia. Cosa câè che non va? Il presidente parla, io ascolto. Mi metto in atteggiamento di ascolto, come è mio solito, ma non intravedo possibilità di un dialogo.
Avverto una chiusura netta, a riccio. LâItalia qui, lâItalia là .
Io sono sempre aperto, non ho preclusioni. Se mi chiamassero in Coldiretti, ci andrei di corsa. Con il sorriso stampato sul volto. Io non ho nulla contro Coldiretti, né tanto meno contro le sue molteplici anime, quelle ufficali e non. Però noto che nessuno tra i coldirettiani comprende le mie istanze di pacificazione. Tendere la mano significa venire incontro. Certo, un primo passo è stato fatto, ma non è andato nel verso giusto. Ero stato chiamato per essere convertito, forse, ma io sono integerrimo, non mi converto sulla strada di via Rocca di Papa o di via XXIV maggio. Sono impegnato a favore dellâolio, non faccio il partigiano. Ciò che desidero con tutto me stesso è il dialogo tra tutti gli attori della filiera, non la demonizzazione, come avviene ormai sistematicamente.
Ci vuole più rispetto e armonia. Certo, io non sono un soggetto facile a piegarsi. Quando vado duro vado veramente duro, ma non mi si può chiedere di tacere quando si leggono o ascoltano dichiarazioni a senso unico, e per giunta partigiane, e talvolta anche insensate. Io chiedo soltanto al gruppo di Coldiretti di fare marcia indietro, non sui principi â quello mai â ma su questa battaglia intestina tra poveri che non giova a nessuno. Soprattutto nuoce allâItalia. Soprattutto nuoce allâolio, prima ancora che al mondo dellâolio.
Lâinchiesta di paolo berizzi non è edificante, lâaverla pubblicata, sputtananando lâItalia, non è un merito né per il giornalista né per i suggeritori. Va riconosciuto al riguardo il coraggio da parte di Federolio nellâaver intrapreso, in via solitaria, unâazione legale nei confronti di berizzi. Ci vuole più rispetto per chi lavora. Ciascuno dalla parte cui appartiene e che rappresenta deve contribuire al successo di tutta â ripeto: tutta â la filiera: dallâolivicoltore monoalbero allâazienda più gigante e danarosa che ci sia. Ci vuole tanto a capire che il sistema Italia deve muoversi unito e coeso, quasi fosse una voce sola, e che la via del dialogo esiste per davvero se solo si rinunciasse a coltivare i propri personali egoismi?
Io intanto aspetto dalla senatrice Colomba Mongiello una risposta alla mia email.
Da lei ho ricevuto una lettera per posta elettronica che ho prontamente pubblicato su Teatro Naturale, senza peraltro scrivere una mia risposta, così da evitare repliche dure da parte mia. A lei ho chiesto di incontrarmi. Non mi ha risposto. Ho chiesto di incontrarmi insieme agli altri parlamentari della Commissione Agricoltura: non mi ha risposto. Ho chiesto di incontrarmi specificando nel conmtempo che le avrei portato alcuni tra i rappresentanti, veri, autentici, del mondo dellâolio, così, giusto per sentirmi: non mi ha risposto. Attendo. Evito di scrivere sul suo conto, perché mi conosco. Peraltro non sono tanto incline a riverire i politici, quindi non si aspetti la signora Mongiello tante cerimonie né riverenze, io ho la schiena dritta. Sono educato e rispettoso, ma chiedo rispetto a mia volta, e fino ad oggi la Mongiello non mi ha risposto. Forse che si possono irritare i suoi consiglieri?
Chiudo, perché ho esagerato e non voglio costringere i lettori a proseguire. La tensione di fatto esiste. Qualcuno fa lâincendiario, e vuole appunto accendere gli animi, quasi volesse dimostrare, di fronte allo scenario della grande crisi che stiamo attraversando, che la colpa sia da attribuire ad altri, comunque a qualcuno: il nemico.
Cari Marini (Coldiretti) e Gargano (Unaprol), ma anche cari altri signori che siete al loro seguito â mondo dellâinformazione e mondo politico compreso â proviamo a cambiare atteggiamento. Anchâio farò la mia parte. Vi rivolgo perciò un appello sincero allâunità . Così non si può più andare avanti. Anche lei, ministro Catania, che sullâolio si defila: occorre un dialogo vero, sincero, finché si ha ancora voglia di salvare lâItalia.
La divisione tra i vari attori della filiera non giova a nessuno, credetemi.
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Accedi o Registratigiovanni caravatti
05 giugno 2012 ore 16:46Mi dispiace,ma mi convinco sempre più che, l'Italia esista solo sulla carta geografica.
La nazione ITALIA non c'e' più.
Avevamo Don Chisciotte che lottava con i mulini a vento,noi lo stiamo facendo ora.
Povera nazione?
Luciano Piscopo
04 giugno 2012 ore 19:51Caro Caricato, il tuo lodevole appello all'unità mi sa che finirà nel vuoto, l'amico Berizzi continuerà a scrivere sotto dettatura (nella migliore delle ipotesi) senza saperlo, quanto alla Coldiretti già so quale sarà la prossima proposta di legge. Si perché dopo aver incassato l'opportunità di riportare con caratteri più grandi ed evidenti in etichetta l'origine dell'olio e averne riscontrato la totale inefficacia sul mercato si adopererà - almeno - per far rimpicciolire i caratteri con i quali sulla bottiglia viene indicato il prezzo....
cordiali saluti
Luciano Piscopo
GIANLUCA RICCHI
02 giugno 2012 ore 11:05Caro Direttore,
ha visto occhio alla spesa di giovedì 31.05.2012? Non mi sembra che vi sia divisione tra i vari attori della filiera! a mio modesto parere parte di questi attori sono impegnati a difendersi contro le istituzioni e gli organi di controllo mentre la parte che attacca si presenta alla televisione pubblica diffondendo notizie e informazioni alquanto destabilizzanti.Ci siamo incanalati in un tunnel senza uscita volendo far credere al consumatore che la verità sta soltanto da una parte. Attenzione però, spesso non è cosi!
giovanni breccolenti
02 giugno 2012 ore 09:32Gli articoli alla Berizzi non si combattono con le azioni legali ma con i fatti reali e concreti.L'articolo puntava il dito (a ragione o a torto non lo so)sul fatto che tanto olio di bassa qualità estero finiva in bottiglia come olio Italiano.E' vero,non è vero? Basta investire pochi soldi sulla metodica del DNA(gia' esiste va blindata e resa ufficiale) dell'olio per risalire alle varietà e la polemica è finita(ottima anche per le dop e le ipotetiche aggiunte di altri oli).
Altro punto,l'unità del mondo dell'olio.Si,ma tra chi? Chi sono i soggetti che dovrebbero trovare unità di intenti e in che modo? L'Italia a un futuro solo sull'alta qualità e l'unità di intenti si dovrebbe trovare tra chi la fa realmente questa alta qualità.
Chi decide che cos'è l'alta qualità?L'olio è un grasso ma ha una peculiarità unica,fa bene alla salute e fa tanto piu' bene quanto è piu' alto il valore di tocoferoli e polifenoli(amari e piccanti).E' anche vero che l'olio è piacere e gusto in bocca e spesso il troppo amaro puo' anche non essere gradito.La qualtà è quel range in cui cui queste magiche sostanze non invadano la sfera del gusto dell'olio(eccessi)ma che al di sotto di una certa soglia l'olio non presenta quelle azioni benefiche tanto decantate.Il tutto unito ad una pulizia di profumi (piu' o meno intensi non importa) che denota il rispetto di tutte le tappe dell'ottenimento dell'olio.
E ora partenza ad Abbadia di Fiastra ad assaggiare i gioielli monovarietali provenienti da tutta Italia,un appuntamento per chi ama veramente l'olio,da non mancare.
Donato Galeone
05 giugno 2012 ore 21:07Direttore Caricato, è attualissimo auspicare un "appello alla unità" ai vari attori della "filiera olio di olive" (tra produttori,trasformatori e confezionatori)congiunto ad una più estesa "unità del mondo agricolo" lanciata, lo scorso anno, dal mio caro amico Elia Fiorillo.
Questi appelli alla unità, nel condividerli dovremmo - a mio avviso - "praticarli" anche concorrere a far cessare la "guerra tra poveri" - ancor più - in momenti di persistenti crisi socio-economica che ci colpisce giorno dopo giorno.
Ma ogni appello - proprio per non restare "auspicio" - impegna nella ricostruzione, graduale e difficile ma non impossibile.
Un cambiamento non parolaio ma reale - verificabile periodicamente - mediante un "patto" preferibilmente unitario di lealtà nazionale da sostenere e "riverberare" nelle nostre tradizionali e tipiche identità di prodotto agricolo di alta qualità, di origini comunali e regionali.
E non solo nella competizione sui "valori alimentari ed economici" della "dieta mediterranea" - in un contesto di mercato globale dei consumatori - ma, innanzitutto, nel "comunicare" (con "caratteri grandi" sia l'origine dell'olio (Mipaf) e sia proponendo, forse con legge, di "rimpicciolire" il prezzo!!!Signor Piscopo)la certificata e verificabile "qualità di succo di oliva"(introducendo anche la metodica del DNA per gli oli monovarietali, riproposta dal Signor Breccolenti) che potrà - certo - concorrere verso la composizione reale e di prezzo - in valore aggiunto - del prodotto agricolo italiano.
Questi appelli, tradotti in impegni concreti di ricostituzione e competizione, devono - a mio avviso - essere condivisi pur tra contrasti e confronti "plurali" ma in un duplice impegno non generico:
1-percorrendo con i "produttori" i comprensori varietali italiani e riconoscendosi nelle migliaia di particelle olivate per "aggregare in partita unica" le monovarietali;
2-convenendo con i "trasformatori" sulle modalità, i tempi ed i costi della lavorazione delle olive per ottenere oli di alta qualità da stoccare e confezionare.
Così operando potremmo trovarci già a metà strada del percorso pur rilevando nella composita "filiera nominale" la necessità di definire i veri e legittimi "tornaconti" degli attori componenti la "filiera reale" (produttore, trasformatore, confezionatore) che
dovrebbero "non apparire" ma "essere garantiti" da compensi reali, rapportati alla variabilità dei mercati degli oli monovarietali di "alta qualità", ripeto, certificati in sicurezza alimentare ed offerti con etichetta e prezzo, leggibili, ai consumatori.
Ecco giunti ai calcoli dei "tornaconti" partendo dal produttore (piccolo o grande che sia) - fornitore di olive nella filiera per la trasformazione che, nel riservarsi l'olio delle sue olive per l'autoconsumo familiare, chiede "garanzie contrattuali almeno triennali" - non solo formali - all'acquirente le olive (trasformatore o confezionatore che sia) ma anche tempi predeterminati di pagamento delle olive al miglior prezzo di mercato già congiuntamente o disgiuntamente "contrattate" con le altre due componenti la filiera.
Compensato equamente il produttore, quale primo attore della filiera, nei modi e nei tempi "contrattati" per la fornitura delle olive, tanto il trasformatore che il confezionatore- sempre congiuntamente o disgiuntamente - definiscono le modalità dela "PARTECIPAZIONE" societaria fino al 49% di cessione di quote ai produttori singolo e/o associati, non escludendo i consumatori, che volontariamente intendessero partecipare - non solo a parole...parole.., ma nel concreto degli apporti e sostegni - pattuiti e condivisi - sia diretti che indiretti, mediante le rispettive compensazioni prevedibili, nella quantificazione pluriennale, almeno triennale, dei "ricavi" di filiera ottenuti dalla commercializzazione del prodotto,fidelizzato, per il suo "riconosciuto" valore aggiunto di alta qualità.
Mi fermo qui.
Lei è stato, ancora, un costruttivo "provocatore" Direttore Caricato anche in questa cornice di intendimenti reciproci - da continuare a divulgare - ed io mi premetto credere
che dal 27 settembre 2012 - lontano da me ogni autorefenzialità ma sperimentando queste basi partecipative - in Vallecorsa basso Lazio potrebbe avviarsi, promosso dall'Agricola Peronti Lucia, un "percorso unitario" - contrattato e partecipato tra gli attori della filiera olio che risulterebbe non essere una "chimera".
Nelle prossime settimane il comune amico Elia Fiorillo, Presidente del Consorzio Olio dell'Extravergine di Oliva di Alta Qualità e spero anche Lei Direttore Caricato, sarà ospite visitatore della moderna struttura di confezionamento in costruzione a Vallecorsa, Città dell'Olio, nella convinzione che le "concretezze" supereranno le "divisioni" tra i vari attori della filiera locale e potranno favorire, pur parzialmente, la unità "partecipata" anche di una grande parte del mondo agricolo italiano.
Donato Galeone