L'arca olearia
Troppa demagogia oleicola aiuta la concorrenza, Spagna in testa
Le incongruenze con la normativa Ue contenute nel progetto di legge “Salva olio italiano” sono note anche al Senato ma vengono considerate "provocazioni". Non si rischia così di aprire una querelle senza fine con Bruxelles?
19 maggio 2012 | Elia Fiorillo
Le battute cordiali con il presidente della commissione Agricoltura del Senato della Repubblica, Scarpa Bonazza Buora, si sprecano. La conoscenza di anni agevola il confronto e, anche, le critiche toste ammantate però dalla bonomia. Sono tra gli “auditi” della commissione Agricoltura che vuole il mio parere di esperto su una proposta di legge bipartisan sull'olio di oliva. A differenza di altre volte l'aula è abbastanza affollata di senatori, molti dei quali hanno sottoscritto l'ipotesi di provvedimento solo per il tema che tratta, ritenendolo importante per gli interessi del nostro paese. Di olio di oliva sanno solo delle proprietà gastronomiche e salutari, senza alcun altra cognizione. Immaginarsi se conoscono gli alchil esteri o cose del genere. Ma per queste ignoranze non si può far loro alcuna colpa. Si son fidati della relatrice che a sua volta si è fidata dell'organizzazione agricola che ha proposto il provvedimento.
La proposta di legge cose giuste ne contiene, ma è anche zeppa di demagogia che certo non serve a nessuno ed offusca quel po' di buono di cui è portatrice. Il buon senso vorrebbe che il primo ad essere audito dovrebbe essere il signor ministro delle politiche Agricole e Forestali, il tecnico Mario Catania, con i suoi funzionari ed esperti. Ciò perché metterebbe tutta la commissione nelle condizioni di conoscere, anche sul fronte europeo, come stanno le cose. Per evitare di passar per asini patentati, una volta varata la normativa (ma soprattutto per scansare i fulmini, leggi infrazioni pesanti) da parte dell'Unione europea. Sarebbe troppo bello e soprattutto logico un iter di questo tipo. Ma produrrebbe danni (sic!) seri sul fronte della demagogia. Nel senso che tutta una serie di dichiarazioni populistiche, finalizzate al consenso spicciolo per “i salvatori della Patria”, verrebbero meno. E come farebbero i vari “conducator” dell'olivicoltura italiana, e non solo, a fare le loro dichiarazioni quotidiane, mattina e pomeriggio, senza siparietti di questo tipo? Ed anche i politici a sostenere che si stanno battendo “per l'interesse dell'Italia, contro le assurdità europee”? Attenzione, il ragionamento che sto facendo per il settore dell'olio di oliva, che conosco abbastanza bene per aver ricoperto incarichi di responsabilità per anni, vuole essere solo un esempio di un andazzo italiota che serve unicamente ad allontanarci dall'Europa, facendo un favore ai nostri concorrenti, siano essi spagnoli, greci o francesi.
Faccio notare ai commissari i diversi punti di conflitto che la proposta contiene con la normativa comunitaria. E la risposta che mi arriva dal presidente è che quelle incongruenze debbano intendersi “provocazioni” che certo aiuteranno a modificare le impostazioni normative europee. Non lo credo proprio. Apriranno una querelle senza fine a tutto danno del nostro paese e dei suoi olivicoltori. E pensare che il modo ci sarebbe, al di là delle sfide insensate, per far cambiare idea all'Europa. Il metodo non è quello delle trasmissioni televisive allarmistiche ed interessate, a volte a pagamento, né dei comunicati stampa che grondano vendette quando non c'è nessuna ingiustizia da punire. C'è solo la nostra poca voglia – meglio dire interesse - di battersi a Bruxelles, con i nostri rappresentanti al Parlamento, per impostare leggi, per fare lobby. Troppo faticoso partecipare ai Comitati consultivi o ai vari organismi internazionali dove si gettano le basi condivise dei provvedimenti che poi saranno varati dall'Unione. Meglio rimanere in Italia, in eterna campagna elettorale, avendo cura, tra i vari operatori della filiera, di non trovare i temi d'unità che pur ci sono a difesa dei produttori e dei consumatori. Lo scontro acerrimo fa più scena. Ma fino a quando potrà durare?
Forse, cari componenti della commissione Agricoltura del Senato e caro ministro, sarebbe il caso di organizzare una bella conferenza programmatica dell'olivicoltura italiana, con la partecipazione non solo dei soliti noti, me compreso, ma di studiosi di chiara fama bipartisan, per bloccare il lento ma progressivo declino della nostra olivicoltura. Altro che leggi spot.
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Accedi o RegistratiRaffaele Giannone
25 maggio 2012 ore 16:04Leggo e rileggo frasi forbite..concetti sicuramente maturati e frutto di esperienza (o come nel caso di Galeone, di autoreferenzialità..), ma posso, molto sommessamente, sentire dalle SS.LL. alcune proposte pratiche, fattive, precise, circostanziate su cosa dice questo DDL e cosa invece dovrebbe dire??
Ad un umile olivicoltore, basterebbe sentirne da voi almeno 4 o 5, non di più...
Grazie!
Raffaele Giannone, olivicoltore in terra di Molise
Donato Galeone
23 maggio 2012 ore 09:51Caro Elia,
concordo che la demagogia e mi permetto aggiungere, anche, l'individualismo ed il narcisismo con il populismo, sono componenti, disgiunti o congiunti, dello "APPARIRE".
Oggi più di ieri da talune informazioni "giornalaistiche" o da messaggi "televidiate" contengono il "nulla" dello "ESSERE".
In questa direzione va anche il "pensare" a pilotate proposte di legge che, grazie alla saggezza parlamentare, richiedono quelle attente "audizioni" da te richiamate.
Concordo che non possiamo non confermare che la "italianità dell'agrolimentare" ha urgente necessità di "più Europa" - concorrenziale tra i 27 Paesi oggi - per comunicare non il "salva olio italiano" ma i "contenuti differenziali" del "made in Italy" agroalimentare, proprio dall'Europa, all'esteso mercato mondiale dei consumatori.
La legge non potrà "salvare" ma potrà "tutelare e garantire" - con la rapidità e prontezza delle istituzioni europea, nazionale e regionale - il reale "valore" di prodotto che si realizza sui terreni agricoli - con metodologie tanto sperimentate quanto consolidate e certificate - dall'impegno umano solidale del produttore di olive che, con l'operatore del frantoio ottiene olio - frutto delle olive raccolte con tanta cura - per offrirlo ai consumatori, comunicandone i "contenuti del prodotto varietale" in sicurezza alimentare.
E' questo, caro Elia,l 'obiettivo da raggiungere anche con l'avviata nostra iniziativa societaria di aggregazione partecipata di prodotto, tra olivicoltori del comprensorio di Vallecorsa, promotrice l'Agricola Peronti Lucia, per la prossima campagna di commercializzazione.
E',pertanto, il "valore" di prodotto, caratterizzato dal primato delle nostre oltre 500 varietà di olivi che deve essere "tutelato e sostenuto" dalle istituzioni nazionali, regionali ed europee - coerentemente - nella sfida competitiva di mercato degli oli di olive che vengono offerti, oggi, nella dimensione mondiale.
L'aggregazione di prodotto olio di olive comprensoriali, quindi, diversificato dalla varietà e dall'ottima alta qualità, ottenuto da possibili maggiore costi derivanti, anche, dalla frammentata olivicoltura territoriale. E' questo il percorso operativo!
Tutto ciò merita, a mio avviso, sia attenzione che sostegni istituzionali.
Caro Elia,anche a tal fine, è auspicabile una "mirata" e non generica conferenza programmatica - non solo parolaia - sulla olivicoltura italiana, con la partecipazione, come tu scrivi,"non solo dei soliti noti".
Donato Galeone
Donato Galeone
26 maggio 2012 ore 11:57Signor Giannone, olivocoltore del Molise.
Lungi da me, conoscendomi,la "autoreferanzialità" ma, indubbiamente, l'impegno di raggiungere un obiettivo, ripeto, con l'avviata ultradecennale iniziativa, dal 1999-2000, nel comprensorio laziale olivato-terrazzato di Vallecorsa, piccolo Comune del basso Lazio confinante con le Colline Olivate Pontine, riconosciute recentemente a Dop.
Avviammo, da me coordinato, un "progetto dimostrativo" sostenuto dall'ex Reg.CE n.2078/92 con la partecipazione di 15 Olivocoltori che vollero dimostrare, nel corso di una
annualità, sia a se stessi che all'esterno i"contenuti di qualità" dell'olio monovarietale "carboncella" di Vallecorsa.
Compresero e condivisero,anche, che l'alta qualità era indispensabile ma non sufficiente se non coniugata con le "quantità" da offrire, per competere, sul mercato non solo italiano.
Ecco, le prime riflessioni e considerazioni che partendo, sempre, dal miglioramento qualitativo della produzione delle olive - condizioni climatiche permettendo - e aggregando le quantità della materia primaria, le olive in partita unica tra produttori per trasformarle nel frantoio cooperativo già operativo in Vallecorsa, avremmo ottenuto la previsionale quantità di olio, monovarietale carboncella, per offrirlo ai consumatori non solo italiani, pur conservando le quantità per l'autoconsumo.
Nel 2006,uno dei soci del frantoio cooperativo, Luigi Colandrea,costituisce la S.r.l. Agricola Peronti Lucia e ne assume la guida della "aggregazione della produzione olive" nelle annate 2006-2009 (circa mille quintali di olive di ottima maturazione che furono raccolte e trasformate nelle 24 ore dal frantoio cooperativo, fornite da piccoli e medi produttori e pagate al miglior prezzo di mercato).
L'iniziativa "aggregatrice di prodotto" mentre garantiva la fornitura-acquisto delle olive necessitava - assolutamente - di riconoscimento pubblico degli oli ottenuti nelle annualità.
Ecco, puntuale, la partecipazione dell'Agricola Peronti Lucia ai "Concorsi per i migliori oli extravergini di oliva del Lazio" che ottiene riconoscimenti dalle Unioni Camere di Commercio Lazio all'Ercole Olivario":
2006, quale 1° classificato "a più alto tenore di polifenoli e tocoferoli"
2008, quale 2°classificato "fruttato leggero"
2010, con menzione speciale quale "fruttato intenso".
Ai nostri giorni, con il PSR Lazio 2007-2013 - Misura 123 - "accrescimento del valore aggiunto dei prodotti agricoli" - l'Agricola Peronti Lucia progetta, con la mia collaborazione tecnica agronomica coordinata, ed ottiene l'ammissione al cofinanziamento della "struttura di stoccaggio e confezionamento" - nel contesto della filiera olio comprensoriale di Vallecorsa - confinante con il frantoio cooperativo e con la proposta partecipazione societaria al 49%, volontaria, dei produttori fornitori di olive e dei consumatori di olio nella S.r.l. Agricola Peronti Lucia, con sede sociale in Vallecorsa.
Questi sono i fatti, Signor Giannone e non, quindi, alcuna "autorefenzialità".
Non escludo, quale tecnico agrario, nostre possibili insufficienze passate e presenti- ma prevediamo che il 27 settembre 2012, con la fine dei lavori collaudati dalla Regione Lazio, sarà avviata dall'Agricola Peronti Lucia una non facile ma, certamente, una impegnativa attività di filiera olio di alta qualità "partecipata e competitiva" - nei contenuti - non solo con la "etichetta" comunicata e ben leggibile ai consumatori.
Un olio di alta qualità ottenuto dalle olive del comprensorio terrazzato di Vallecorsa.
Me lo permetterà Signor Giannone, l'olio di alta qualità di Vallecorsa è da sommare e aggiungere al ricco patrimonio degli oli di olive varietali italiane, non escluso l'olio di alta qualità varietale molisano, preferibilmente, solidale ed in aggregazione di prodotto comprensoriale per competere sui mercati delle "nicchie regionali".
A queste nostre iniziative, concrete, il Parlamento italiano dovrebbe "dare sostegni" cogenti e finalizzati, non alle "vaghezze demagogiche" del DDL che il mio amico Elia Fiorillo potrà indicarle e che con non favoriscono il made in Italy degli oli varietali caratterizzati dalle olive italiane.
Penso e ritengo, concludendo, che Lei Signor Giannone, chiedesse il testo completo del DDL ai "proponitori" essendo il mio caro amico Elia uno degli "auditi" dalla Commissione Agricoltura del Senato della Repubblica italiana
Non è obbligato, Signor Giannone, ad accogliere il mio suggerimento.
Auguri di buon lavoro, sempre disponibile a confrontarci, grazie all'ospitalità di TN e del suo cortese direttore Luigi Caricato.
Donato Galeone