L'arca olearia 05/11/2011

Mercato dell’olio mondiale. I veri dati del confronto Italia-Spagna

Mercato dell’olio mondiale. I veri dati del confronto Italia-Spagna

Basta storielle, un noto e apprezzato esperto di marketing internazionale ha analizzato lo stato dei flussi di vendita degli oli di oliva sia nel mercato europeo tradizionale, sia in quello dei nuovi Paesi dell’Est Europa, sia nelle nazioni extra Ue e sia nell'area medio orientale e dei nuovi Paesi emergenti. Ne esce un quadro che deve far riflettere


Come faccio periodicamente, ho controllato le ultime statistiche (purtroppo riferite ai soli primi sei mesi del 2011) relative alle vendite di olio di oliva nei diversi Paesi del mondo di Italia e Spagna.

Qui di seguito i dati che secondo me sono “imbarazzanti” e che continuano a dirla lunga sullo stato dell’economia oleicola italiana.

Sicuramente il dato che emerge, per chi vuole dire che tutto va bene, come ad esempio fanno il duo Unaprol-Coldiretti, è che l’Italia , nei primi sei mesi dell’anno è cresciuta del 14% circa, mentre la Spagna solo del 3,52%.

E’ proprio così? La quota complessiva dell’Italia è in realtà pari al 46,5% circa contro il 53,59% della Spagna; nello stesso periodo, l’anno scorso i dati erano rispettivamente 44% Italia, 56% Spagna. Ovvero, tradotto in kg, l’Italia ha venduto 196 milioni di kg , la Spagna ne ha venduti 226,5 milioni.

 

MERCATI EUROPEI

Nel complesso: Italia 39% , Spagna 61%.

 

Più in particolare:

Francia : Italia 34 % Spagna 66% > Mercato: 50 milioni di Kg

Germania: Italia 84%; Spagna 16% > Mercato: 27 milioni di kg

Regno Unito: Italia 31%; Spagna 69% > Mercato: 29 milioni di kg

Irlanda : Italia 27%; Spagna 73% > Mercato: 2 milioni di kg

Danimarca: Italia 65% ; Spagna 35% > Mercato: 2,2 milioni di kg

Belgio: Italia 44% ; Spagna 56% > Mercato: 7,5 milioni di kg

Svezia: Italia 69%; Spagna 31% > Mercato: 3,6 milioni di kg

Austria: Italia 73%; Spagna 27% > Mercato: 3,1 milioni di kg

Finlandia : Italia 56%; Spagna 44% > Mercato: 1,1 milioni di kg

 

Nuove economie europee:

Estonia : Italia 32%; Spagna 68% > 0,21 milioni

Lettonia: Italia 79%; Spagna 21% > 0,9 milioni

Lituania: Italia 48%; Spagna 52% > 1 milione

Polonia: Italia 71%; Spagna 28% > 3,8 milioni

Repubblica Ceca : Italia 28%; Spagna 72% > 2,9 milioni

Slovacchia: Italia 32%; Spagna 68% > 0,8 milioni

Ungheria: Italia 73%; Spagna 27% > 1 milione

Romania: Italia 87%; Spagna 13% > 2 milioni

Bulgaria: Italia 87%; Spagna 23% > 0,7 milioni

 

Paesi non UE

Stati Uniti : Italia 68%; Spagna 32% > 95 milioni popolazione 309 milioni di persone

Giappone : Italia 58%; Spagna 42% > 18 milioni popolazione 127 milione di persone

Australia: Italia 29%; Spagna 71% > 14,5 milioni popolazione 22, 329 milioni di persone

Canada : Italia 96%; Spagna 4% > 13 milioni popolazione 46 milioni di persone

Svizzera: Italia 71%; Spagna 29% > 6 milioni popolazione 7,8 milioni di persone

 

Nuovi Paesi emergenti

Brasile : Italia 22%; Spagna 78% > 9,5 milioni popolazione 195 milioni di persone

Cina: Italia 29%; Spagna 71% > 13 milioni popolazione 1,338 miliardi di persone

Russia : Italia 27%; Spagna 73% > 7 milioni popolazione circa 142 milioni di persone

India : Italia 47%; Spagna 53% > 2,4 milioni popolazione 1,172 miliardi di persone

Ucraina : Italia 24%; Spagna 53% > 1 milione popolazione 46 milioni di persone

 

Paesi del M.O.

Arabia Saudita : Italia 29%; Spagna 71% 2,6 milioni

Emirati Arabi Uniti: Italia 16%; Spagna 84% 3 milioni

Iran: Italia 10%; Spagna 90% 2 milioni

Qatar: Italia 8%; Spagna 92% 0,380 milioni

Oman: Italia 0,06%; Spagna 99,94% 0,28 milioni

 

Dai dati sopra esposti emerge quanto segue: nei Paesi che sono sempre stati mercati di sbocco storici del prodotto, venduto dall’Italia, l’Italia continua ad avere quote di mercato maggiori rispetto a quelle del principale concorrente spagnolo; nei Paesi emergenti, dove si prevedono forti sviluppi nelle vendite del prodotto, la Spagna è sicuramente meglio piazzata rispetto all’Italia. Unica eccezione, anche se la Spagna comunque prevale, è quella dell’India, mentre negli altri Paesi, quali Brasile, Cina e Russia, la quota “italiana” è esigua. Tutto ciò significa che l’Italia , rebus sic stantibus, difficilmente riuscirà a crescere se consideriamo che nei Paesi dove è prevista una crescita , la Spagna spadroneggia. Per poter vincere la sfida, saranno necessarie moltissimi investimenti in campagne divulgative anche per spiegare, e questo è difficile, perché l’olio di oliva , proveniente dall’Italia, sia sistematicamente più caro di quello spagnolo, visto che dal punto di vista “salutistico” , fino a prova contraria, sono uguali. Occorrerà quindi concentrarsi sulla questione “gusto” ma per farlo, vista l’esperienza in Italia, bisognerà svolgere una education a tappeto, molto onerosa.

 

di Massimo Occhinegro

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Commenti 11

Davide  Fabiano
Davide Fabiano
31 gennaio 2012 ore 21:08

La ringrazio per la rapidità nel rispondere. Le ho posto questa domanda in quanto mi trovo a scrivere una tesi di laurea e mi è necessario conoscere le fonti dei dati sui quali intendo basare le argomentazioni. Potrei eventualmente usufruire della sua grande conoscenza del settore per chiederle (magari in privato) un paio di indicazioni tecniche per reperire altri dati?
Cordiali Saluti

massimo occhinegro
massimo occhinegro
31 gennaio 2012 ore 19:51

Gent.mo Sig. Fabiano, sono io che devo ringraziarla per avermi posto questa domanda giacchè mi offre l'occasione per riparare ad una mia grave mancanza: non aver citato la FEDEROLIO, associazione del commercio oleario, quale fonte dei dati di export di olio di oliva da Italia e Spagna verso i Paesi da me citati nell'articolo. Buona serata.

Davide  Fabiano
Davide Fabiano
31 gennaio 2012 ore 18:45

Gentile Sig. Occhinegro, posso cortesemente chiederLe la fonte dalla quale ha estrapolato i dati esposti?
Grazie

massimo occhinegro
massimo occhinegro
15 novembre 2011 ore 11:53

Sig.ra Piantoni, i dati a cui fa riferimento, come può notare , differiscono da quelli a cui io ho fatto riferimento. Entrambi sono dati ufficiali ma "sballano" in merito alla produzione italiana. Dubito che in Italia si faccia uso di prodotto italiano nella misura indicata in quanto le percentuali di mercato dell'olio italiano sono di poco superiori all'1%. La sostanza non cambia, il made in Italy sbandierato all'occorrenza da parte di organizzazioni quali Unaprol e Coldiretti, rappresenta sempre una nicchia in rapporto ai valori produttivi e di consumo in campo.

FRANCESCA PIANTONI
FRANCESCA PIANTONI
15 novembre 2011 ore 10:46

Gentile Sig. Occhinegro,
a seguito della sua risposta ho provveduto ad informarmi sui dati disponibili per verificare quali merci vengono esportate. I dati ufficiali del 2010, forniti dal Ministero delle Politiche Agricole alla Commissione UE, indicano che la produzione di Olio di Oliva è stata di 300.000 TM contro un'importazione soprattutto in regime di libera circolazione comunitaria ed anche da Paesi Terzi di 608.000 TM, e con una riesportazione di 396.000 TM
I dati esposti indicano che l'importazione viene ad integrare i consumi interni per 212.000 TM e quindi viene totalmente riesportata per 396.000 TM. Pertanto dell'esportazione italiana se non tutta, la maggior parte è di importazione spagnola o comunque non prodotta in Italia.
Grata per un suo gentile riscontro.
Saluti.

massimo occhinegro
massimo occhinegro
11 novembre 2011 ore 19:07

Gent.ma Sig.ra Piantoni, la ringrazio per il suo commento. Le sue osservazioni sono giuste. Le statistiche relative al dato che lei mi chiede non sono disponibili, come può immaginare. Una cosa è certa a mio modesto parere, la Coldiretti proclama il successo del Made in Italy sui media, disponendo per grazia ricevuta, di molto spazio, dimenticando che i dati produttivi parlano chiaro. Qualora l'Italia dovesse contare sulla sola produzione italiana, nettandola da quella scadente, occuperebbe nel mondo un posto di nicchia. Il grande successo del made in Italy, non dimentichiamolo, è stato portato avanti dai nomi storici del settore oleario italiano che sono poi diventati marchi spagnoli. A giudicare dalla sua formazione, ritengo che lei sappia bene queste cose. Le capacità dell'Italia sono quelle di poter contare su tantissime varietà di olive e quindi di altrettanti tipi di oli che però sono limitati, confrontati alle produzioni ed alle richieste mondiali; il secondo punto di forza è rappresentato dalla capacità di realizzare dei magnifici tagli, utilizzando il meglio delle produzioni europee. Nessun altro Paese produttore può contare su un mercato di incetta così vasto come quello da cui, gioco forza, devono attingere le molte aziende italiane, per restare sul mercato e mantenere un indotto piuttosto vasto.

FRANCESCA PIANTONI
FRANCESCA PIANTONI
11 novembre 2011 ore 11:33

Ottima analisi. Peraltro manca di esaminare quale quantitativo di olio esportato proviene dall'importazione dalla Spagna. Tale dato dovrebbe interessare moltissimo la coldiretti.
Saluti.

massimo occhinegro
massimo occhinegro
07 novembre 2011 ore 12:34

Gent.mo Sig. Spreafico, il report ha lo scopo di evidenziare il grande disagio del Paese Italia per l'export, sottolineando che la Spagna, per obiettive condizioni produttive ed organizzative migliori, riesce a prevalere sull'Italia soprattutto nei Paesi dove si prevedono , in futuro molti sviluppi nelle vendite. Chi opera nel settore e si documenta sa che l'Italia è Paese importatore netto di olio, nel senso che l'olio che produciamo non è sufficiente a soddisfare il nostro consumo interno. In passato poichè c'erano dei dati non veritieri, questa questione veniva sottaciuta, ma adesso che le condizioni di aiuto della UE, sono diverse, i dati produttivi italiani , di olio di pressione (ossia non tutto extravergine) sono diminuiti. Questo decremento non è, a mio modesto avviso, imputabile esclusivamente all'abbandono da parte di alcuni produttori , situazione che purtroppo è destinata a peggiorare, comunque anche per via di certe leggi strane (legga l'articolo di Alberto Grimelli, su questo numero di TN) ma dipende da quanto evidenziato in precedenza.
In ogni caso , per sua conoscenza, le fornisco e fornisco ai lettori, di TN, alcune evidenze, sicuramente già pubblicate su TN, sui rapporti Italia e Spagnam tratte dal report "Statistiques huile d'olive" pubblicato dalla Commissione Europea nel giugno del 2011. Per la campagna 2010/2011 (al maggio 2011) l'Italia aveva uno stock iniziale di 87.500 tonnellate; un consumo interno di 660.000 tonnellate, un export di 312.000 tonnellate; un import di 505.000 tonnellate ed una produzione di 440.000 tonnellate. Il tutto porta ad un inventario a fine maggio 2011 pari a 60.500 tonnellate. Per gli scambi intracomunitari (2009/2010) abbiamo la seguente situazione:
dalla Spagna acquisti per 399.080 tonnellate; dalla Grecia, 69.513 t; dal Portogallo 1.873 t; dalla Francia 1.947 t, da altri Paesi europei 699 t. Per un totale di 473.112 tonnellate. Per pura curiosità l'Italia ha venduto alla Spagna 11.255 tonnellate. La ringrazio per aver commentato il mio articolo.

massimo occhinegro
massimo occhinegro
07 novembre 2011 ore 11:24

Gent.mo Sig. Ivan Jenko, la ringrazio per aver commentato il breve report. Le trasmetto alcune informazioni in merito alla Slovenia.
IL mercato, per i primi sei mesi dell'anno è stato pari a 687.202. La quota italiana è pari all'81,40% mentre quella spagnola si attesta al 18,60%. Le vendite italiane hanno registrato un incremento del 31,82% , rispetto al corrispondente periodo del 2010.
Per esigenze di spazio, considerando la numerosità dei Paesi del mondo, non è stato possibile elencare tutti i Paesi. Mi scuso per questo. Grazie.

Massimo Spreafico
Massimo Spreafico
05 novembre 2011 ore 23:54

Manca un dato significativo. Quanto olio vende l'Italia alla Spagna e viceversa ? E quante dei marchi storici italiani sono ormai di proprietà spagnola ? Credo di sapere la risposta e questo è il sintomo della situazione. La Spagna ci crede, l'Italia no.

Ivan JENKO
Ivan JENKO
05 novembre 2011 ore 12:21

E dove e Slovenia. Piccolo produttore e impotatore.
Grazie per risposta.
Iva Jenko