L'arca olearia
Attentato ai consumi di olio di oliva in Danimarca
Brutto scivolone del Parlamento di un Paese incapace di fronteggiare con intelligenza e buon senso il grave problema che affligge in maniera inesorabile le società contemporanee. Una tassa del 7,1% per ogni bottiglia da litro? Ma l’obesità non la si combatte con soluzioni irrazionali e pressapochiste. Il parere di due autorevoli studiosi: Giuseppe Caramia e Francesco Visioli
15 ottobre 2011 | Luigi Caricato
Non sono affatto stupìto. Io me l’aspettavo da tempo. Ci sono campagne moralizzatrici che sono strumentalmente pilotate da alcuni soggetti, purtroppo anche istituzionali, che hanno ormai definitivamente abbandonato il buon senso. Posso anche capire la lotta contro il fumo, ma già quando si è dato inizio alla campagna anti alcol – in maniera peraltro scriteriata e superficiale, accostando superalcolici a bevande nobili come vino e birra – ho immediatamente avvertito il primo segnale d’allarme. Infatti subito mi sono detto: vuoi vedere che questi fanatici gruppi di pseudo salutisti inizieranno ben presto una crociata anti grassi?
Ecco, sono bastati solo pochi anni, e quanto temevo potesse succedere di qui in avanti, è purtroppo accaduto. Il primo Paese che si è lasciato prendere la mano dalla superficialità di certe misure, è stata la Danimarca. Mi vien da ridere solo a pensarci. La leggerezza di certe soluzioni fa dubitare della capacità intellettuale di chi ci governa.
Sono troppo severo e duro? Pazienza, mi viene spontaneo essere duro nei confronti di chi è abituato a risolvere i problemi eludendoli. Se esiste l’obesità, ci vuole una sana educazione alimentare, non una tassa insensata sui cibi grassi. Se si abusa in bevande alcoliche, ci vuole una sana educazione al senso della misura, non una crociata indistinta contro l’alcol. Mi rendo conto che la società conteporanea, pur dimostrandosi sensibile su alcune questioni fondamentali, alla fine si scopre incapace di gestire alcune emergenze. E’ una società che da un verso concede libertà a dismisura, ma dall’altro dimentica di assolvere a un altro compito che pur le compete: educare.
Il fatto che la Danimarca abbia introdotto una tassa sui cibi grassi, giacché ritenuti responsabili, come d’altra parte è vero, del grave e inarrestabile diffondersi di una malattia quale l’obesità, non è una scelta saggia. Chiamatela pure come volete, questa misura di prevenzione. L’ho già scritto sul mio blog “Olio Officina”, e lo ribadisco anche qui: per me la scelta portatta avanti dai parlamentari danesi è solo un eclatante gesto di insensatezza. Che i grassi siano responsabili di danni terribili per la nostra salute, è ben chiaro a tutti, ma occorre pur chiarire quali grassi siano nocivi e quali invece abbiano una valenza salutistica. Non si possono condannare indistintamente tutti i grassi. E’ assurdo mettere sullo stesso piano un sano e benefico olio extra vergine di oliva, tanto per fare un esempio, con altri alimenti ricchi di grassi idrogenati. Far pagare il 7,1% in più per ogni bottiglia da litro di olio oliva mi sembra del tutto fuori luogo.
Ho sentito al riguardo due noti studiosi italiani: Francesco Visioli, che attualmente lavora in Spagna presso l’Imdea, l’Instituto Madrileño de Estudios Avanzados; e Giuseppe Caramia, primario emerito dell’Ospedale Salesi di Ancona, entrambi tra i maggiori conoscitori degli aspetti salutistici degli oli di oliva.
Il professor Francesco Visioli dichiara che “se l’intenzione dei parlamentari danesi è di fare cassa, allora pecunia non olet; ma se i parlamentari lo fanno per la salute, allora sbagliano di grosso, perché mettono nello stesso calderone tutti i grassi, indiscriminatamente”. Già, che grave errore!
“Non si può trattare l'olio extra vergine di oliva alla stessa stregua del burro, delle margarine o degli oli di semi. E poi – aggiunge Visioli – cosa sperano? Che la gente mangi meno grassi e più carboidrati? Si vede benissimo il ‘successo’ che hanno avuto gli alimenti light negli Stati Uniti d’America!”
Non solo. Visioli prende in esame un altro punto: “sono contrario – egli dice – al proibizionismo, ma più che favorevole all'insegnamento e all'educazione alimentare. Cerchiamo di far capire che una dieta corretta serva alla nostra salute, senza proibire a priori gli alimenti. E' come proibire l'alcool: non devo bere una bottiglia di vodka, questo è chiaro, ma perché allora non posso gustarmi un buon bicchiere di vino? Speriamo che altri Paesi non prendano esempio dalla Danimarca”, conclude Visioli.
Il professor Giuseppe Caramia è in pensione, dopo essere stato per lungo tempo primario all’Ospedale pediatrico “Salesi” di Ancona, ma è sempre molto impegnato a scrivere relazioni e comunicazioni per congressi, incontri, riunioni e programmi futuri. Non si ferma mai. Domani, domenica 16 ottobre è impegnato in una conferenza sull'alimentazione del nuotatore a San Benedetto del Tronto, il 19 deve intervenire quale relatore di un corso di aggiornamento per medici su alimenti e nutrigenomica a Sant'Anastasia e dal 26 al 29 sarò a Cagliari, e nemmeno abbandona i suoi turni in ospedale. Altro che pensione! I parlamentari danesi dovrebbero prenderlo come esempio di chi ama e sa mangiare correttamente, anche grassi, stando sempre in forma.
Nel suo girovagare tra convegni, congressi e corsi, nel vortice degli impegni gli era sfuggita la notizia, al’apprende da me. “Tempo fa – racconta Caramia – mi era stato detto che in Ungheria avevano messo una tassa sulle bibite gassate, e che in America pare vogliano fare la stessa cosa anche con le patatine fritte”. Insomma, questa fregola salutista sembra stia contagiando oltre misura tutto il pianeta. Va bene essere salutisti, ma sempre intervenendo con le dovute distinzioni.
“L'olio d'oliva – precisa Caramia – per tutte le proprietà salutistiche che ha, non solo non dovrebbe essere tassato, ma dovrebbe essere favorito nell'uso in particolare per ciò che concerne la frittura delle patatine fritte, in quanto, se è vero che ingrassano, quelle fritte in olio di oliva almeno non danno luogo ai grassi trans, aggiungendo così danno al danno”.
Caramia non è tuttavia preoccupato. “Sono sempre del parere – dice – che si userà sempre più l'olio extra vergine di oliva”. In fondo è solo una questione di tempi: “quando un numero sempre maggiore saprà quali e quanti sono i benefici che arreca l’olio extra vergine di oliva, si saprà quanto sotto l'aspetto medico-salutistico sia indispensabile il ricorso a una qualità di grassi di così gran pregio”.
Occorre un po’ di buon senso, ecco tutto. “Per quanto riguarda l'aspetto calorico – aggiunge caramia – anche la frutta fa bene, ma un chilogrammo di mandarini fa 500 calorie, non è del tutto eccezionale che si mangi un chilo di mandarini, e fanno perciò ingrassare nella stessa maniera dell'olio. Nessuno tuttavia dice ‘non mangiare troppa frutta’, a meno che uno non sia a dieta.
Allora, com'è indispensabile la frutta, nel giusto equilibrio, così è indispensabile l'olio d'oliva, per altri apporti nutraceutici e altri aspetti nutrigenomici”.
Caramia ha preso a cuore la vicenda. “Ci si dovrebbe preoccupare molto più delle varie bevande”, avverte. “Una bibita in lattina di 300 ml dà circa 150 calorie, per cui bevendone due o tre al giorno si assumono 400-450 calorie: si ingrassa, e non si hanno i molteplici benefici della frutta e dell'olio extra vergine di oliva. I soggetti grassi sono malati, trovandosi in una condizione di malattia infiammatoria cronica, ma quelli che assumono olio extra vergine di oliva nelle giuste quantità per gli intrinseci benefici dell'olio extra vergine di oliva tamponano almeno in parte tali danni. Molti sono quelli che bevono due o tre bibite al giorno, soprattutto d'estate, ma quanti sono quelli che mangiano circa 50 ml di olio d'oliva per raggiungere una simile quantità di calorie?”
I parlamentari danesi questo forse non lo sanno, dovrebbero studiare un po’ prima di procedere con scelte insensate ed emotive. Caramia insiste, affinché i politici danesi aprano la propria mente e riflettano: “le sostanze chimiche e gli additivi vari (coloranti, conservanti, saponificanti ecc.) presenti nelle bibite (e, ovviamente, tutti presenti secondo le norme di legge), se si accumulano nel corso degli anni possono determinare, se mi è permesso un paragone, oltre all'obesità gli stessi effetti dei rifiuti urbani!”
E allora? “Ci si preoccupa giustamente dei vari inquinanti atmosferici, ma le varie sostanze chimiche, i cosiddetti additivi sempre più numerosi, siamo proprio sicuri che sommando i loro effetti e le loro interazioni siano del tutto innocui? Sarebbe tutto da imputare al solo inquinamento atmosferico e non in parte alle sostanze chimiche che introduciamo con gli alimenti?”
Una bella questione cui è opportuno rispondere con la necessaria saggezza. Quindi, parlamentari danesi, ammettete la vostra crassa ignoranza in materia di grassi. Perché c’è grasso e grasso, non si possono condannare tutti mettendoli sullo stesso piano. Suvvia! Seguite piuttosto gli insegnamenti di chi la materia la conosce e non pensa minimamente che sia giusto tassare alimenti che meritano ben altra considerazione. “Le quantità normalmente usate di olio extra vergine di oliva – conclude il professor Caramia – possono fare solo bene. Per le calorie, è meglio risparmiare su altri alimenti: bibite, merendine, bomboloni, patatine fritte, ecc.”

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