L'arca olearia 17/09/2011

L’olivicoltura se ne sta seduta. E’ ora che si rialzi, a partire dai giovani e dalle Dop

L’olivicoltura se ne sta seduta. E’ ora che si rialzi, a partire dai giovani e dalle Dop

A quasi vent’anni dall’introduzione delle attestazioni di origine a marchio Dop e Igp, si è fatto il punto della situazione. Per ora si continuano a pagare i pesanti errori di gestione e le leggerezze del passato. Intanto a Trieste, aspettando Olio Capitale 2012, si è svolta una intensa giornata di confronto sui temi chiave. Il settore invecchia, sì, ma c’è chi non molla


L’olivicoltura è un corpo che se ne sta seduto, quando invece dovrebbe rialzarsi, ripartire e correre in gran velocità. L’immagine di una olivicoltura seduta, quindi immobile e stantìa, invecchiata e senza più stimoli, è quella che è stata tracciata da Mario Adua, del Servizio Agricoltura dell’Istat.

L’incontro che si è tenuto a Trieste giovedi 15 settembre possiamo dire che è stato davvero molto utile, nonostante le tante inevitabili ombre tracciate, anche perché vi erano tra i relatori i personaggi chiave necessari per cercare di voltare in qualche modo pagina, finché si fa ancora in tempo. Il teatro degli eventi – la Camera di Commercio di Trieste, che con la società Aries organizza la sesta edizione di Olio Capitale, in programma dal 2 al 5 marzo 2012 – è proprio quello giusto, il più adatto per trovare soluzioni e individuare nuove strade da percorrere. Nell’area giuliana c’è grande fermento, c’è voglia di investire in olivicoltura, come anche in altre aree più marginali ma non per questo meno importanti.

L’ottimismo deve rimanere tale nell’animo di tutti, non ci si deve scoraggiare. Continuare avanti e trovare soluzioni allo stato attuale deve essere un impegno di tutti, corale. Da Trieste possono partire i nuovi impulsi al rinnovamento. Olio Capitale d’altra parte sta ormai diventando centrale per il mondo olivicolo, rapprentando di fatto la “casa comune” di chi ha per davvero a cuore la buona sorte del settore.

La realtà va tuttavia vista dritta negli occhi, senza mentire a se stessi. Mario Adua, da bravo analista qual è, ha svelato, punto per punto nel suo intervento introduttivo, il vero volto dell’olivicoltura italiana, snocciolando i più recenti dati ufficiali disponibili ad oggi, resi pubblici proprio in questi giorni dall’Istat, frutto di una complessa serie di rilevazioni. La sua dettagliata relazione ci ha permesso così di ricavare un quadro generale dello stato della realtà produttiva in cui oggi si muovono, seppur con notevoli difficoltà operative, le varie attestazioni di origine a marchio Dop e Igp. La visione di Adua non è per fortuna pessimista così come può apparire agli occhi degli operatori già affaticati dal loro continuo lavorare senza ottenere risultati concreti. I dati presentati da Adua denunciano l’invecchiamento degli olivicoltori e il basso tasso di scolarizzazione, fattori che non contribuiscono certamente a facilitare l’evoluzione della gestione aziendale. In più è necessario aggiungere il grosso limite rappresentato dagli eccessivi costi di produzione e dalla difficoltà di reperire manodopera qualificata, condizioni queste che incidono significativamente sugli andamenti del mercato. In tutto ciò, tuttavia, le conclusioni di Adua lasciano intravedere diversi segnali di luce. Egli in particolare ha sostenuto con convinzione come stia effettivamente emergendo una nuova nicchia produttiva e culturale, ma la strada, se guardiamo all’incidenza di tale nicchia la strada resta ancora in salita.

Il quadro reale lo conosciamo tutti, e se Mario Adua mi da’ l’imput nel sostenere che l’olivicoltura italiana se ne sta seduta (bellissima espressione!), allora la mia irrefrenabile fantasia corre rapida al punto da immaginare questa grande vecchia che è l’olivicoltura, seduta, sì, ma in una posizione goffa, di chi non se sta semplicemente e comodamente seduto a poltrire, ma di chi, pur restando seduto, si trova nel medesimo tempo impegnato ad agire, lavorando e faticando fino all’inverosimile, ma senza ottenere granché. Penso pertanto all’olivicoltura italiana come a una grande vecchia che si adagia su una poltrona malferma, al punto tale che non è in definitiva la poltrona a poggiare sulle proprie gambe, ma sono le gambe e le braccia di chi appunto si trova seduto a sorreggere il tutto. Forse esagero? Non credo. Il contesto in cui attualmente si opera mi sembra sia sufficientemente problematico ed esprime uno stato di immobilismo reale. Lo spazio per la speranza tuttavia c’è, ma questa speranza va coltivata e sollecitata attraverso azioni culturali continue.

E’ alquanto amara, tuttavia, la riflessione di Adua: “nonostante le numerose campagne di sensibilizzazione e informazione rivolte ai consumatori, la conoscenza degli oli di qualità Dop e Igp rissulta alquanto limitata e ciò riduce il bacino potenziale degli acquirenti e degli appassionati dell’olio buono”.

Queste considerazioni consideratele solo un piccolo aperitivo, giacché a partire dal prossimo numero di Teatro Naturale vi riportiamo le principali relazioni dei vari protagonisti dell’incontro triestino. “Aspettando Olio Capitale 2012. Da Est a Ovest, da Nord a Sud. Dop italiane dell’extra vergine d’oliva a confronto”, è stato il tema portante della giornata-evento. Quanto è emerso ci induce a credere che la volontà per ridestarsi dal grande sonnpo in cui siamo precipitati c’è, ma occorre agire presto, con estrema lucidità. A Trieste c’è il luogo ideale per ripensare il comparto oleario, ma ora di analisi del settore ve ne sono fin troppe in circolazione: è necessario piuttosto agire concretamente. E’ quanto si è iniziato a fare con i rappresentanti dei consorzi delle Dop che sono intervenuti: Riviera Ligure (Giorgio Lazzaretti), Garda (Laura Turri), Tergeste (Paolo Starec), Aprutino Pescarese (Silvano Ferri) e Val di Mazara (Salvatore Martorana), oltre che con con il presidente di Fededop Silvano Ferri (quest’ultimo tra l’altro è anche il presidente del consorzio Dop Aprutino Pescarese). Non solo, sono stati importanti anche gli interventi di Massimo Occhinegro (Dop ed extra vergini: trend e dinamiche sui mercati esteri) e Caterina Meglio (con il suo focus sul mercato canadese). Tralascio per ora gli interventi del direttore di Aries Patrizia Andolfatto e del presidente della Camera di Commercio Antonio Paoletti, perché avremo modo di ritornare più avanti sui contenuti e sulle novità di Olio Capitale 2012. Cio che conta sapere è che Trieste ormai sta diventando il vero punto di riferimento.

Non resta che pazientare, perché a partire dalla prossima settimana vi presenteremo nel dettaglio gli approfondimenti di questa giornata triestina; e intanto tenetevi pronti per un altro impegno: vi attende infatti la Sicilia, dove a Buccheri i vincitori del concorso Olio Capitale nella giornata di domenica 25 settembre riceveranno l’ambito premio.

 

di Luigi Caricato

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