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L'olio extra vergine siciliano alla prova dell'IGP
L'audizione pubblica sul disciplinare di produzione, molto semplice e snello, si terrà il prossimo 7 ottobre a Palermo. L'IGP Sicilia assomiglierà di più a una DOP: tutto il processo, fino all'ibottigliamento, dovrà essere effettuato sull'isola
29 settembre 2014 | T N
Si terrà il prossimo 7 ottobre (Castello Utveggio, via Padre Ennio Pintacuda n.1 a Palermo) dalle 9.30 la riunione di pubblico accertamento sulla proposta di registrazione della denominazione: Olio Extra Vergine di Oliva IGP Sicilia.
Secondo la volontà dell'assessorato regionale all'agricoltura, la proposta si prefigge di accostare al "collaudato sistema delle sei DOP siciliane, preservandone il ruolo, una denominazione che potrà sostenere maggiormente gli imprenditori impegnati costantemente a fronteggiare la concorrenza commerciale sul piano interno e internazionale.
Un riconoscimento che, se approvato, potrà dare anche ad alcune aree olivicole siciliane, tra le quali le province di Enna e Caltanissetta e parte di quella di Agrigento e di Palermo (in quest’ultima realtà per insufficienze nel disciplinare), la possibilità di commercializzare l’olio extra vergine di oliva con l’importante marchio d’origine, opportunità finora negata anche da una selettiva normativa europea."
Il disciplinare di produzione della costituenda IGP Sicilia è molto snello, composto di sole 4 pagine e 8 articoli.
Non particolarmente innovativi i parametri chimici, meno restrittivi rispetto alla proposta dell'Alta Qualità italiana, che prevedono un'acidità inferiore a 0,5, perossidi inferiori a 12 e un contenuto di polifenoli superiore a 100 mg/kg.
Molto ampi anche i limiti per quanto riguarda le caratteristiche organolettiche. A parte erba, carciofo e pomodoro, che devono avere mediana superiore a 0 e inferiore a 8, non sono previsti altri connotati specifici, se non un fruttato superiore a 2 e inferiore a 8. L'amaro deve essere superiore allo 0 e inferiore a 7. Il piccante superiore allo 0 e inferiore a 8.
Si tratta di limiti e paletti molto ampi perchè devono cercare di tenere nello stesso disciplinare realtà molto diverse e anche cultivar differenti. Si va infatti dalla delicata Biancolilla alle possenti Nocellara del Belice e Tonda Iblea. Nel disciplinare sono infatti state presentate tutte le prevalenti cultivar di olivo siciliane, con la possibilità di un 10% di altre varietà.
Nessun particolare accorgimento agronomico è richiesto, se non la raccolta dalla pianta senza l'uso di cascolanti. La produzione massima ad ettaro fissata è di 100 quintali di olive. Il periodo di raccolta dal 1 settembre al 30 gennaio.
Eccezion fatta per lavaggio e defogliazione a temperatura ambiente non incorre alcun altro obbligo in capo al frantoiano che potrà utilizzare qualsiasi tipo di macchinario, ivi comprese molazze e torri di pressatura, purchè "la pasta di olive non subisca processi di alterazione", da intendersi probabilmente come processi di ossidazione termica o dovuta a ossigeno.
Nella proposta di disciplinare è previsto che sia l'Istituto regionale Vini e Oli a certificare il futuro IGP Sicilia.
Da notare che viene prevista l'obbligatorietà di menzione sull'etichetta dell'annata di produzione e il divieto di termini come "fine", "scelto", "selezionato" e "superiore" o altre dizioni che posano trarre in inganno il consumatore.
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